Di Shadow of War oramai sappiamo davvero tanto e le domande sono divenute sempre meno negli ultimi mesi. Dall’inizio di quest’anno fino allo scorso E3 di Los Angeles abbiamo inserito sempre più tasselli in quelle che sono le nostre nozioni e ci stiamo sempre più convincendo della qualità del titolo di Monolith, che si prepara a replicare il successo del primo e a colmare molte delle lacune che erano state ravvisate per L’Ombra di Mordor. Le attenzioni di Warner Bros. sono state, però, troppo votate alle dinamiche degli assedi, che anche in questa prova alla Gamescom hanno provato nuovamente a propinarci: non contestiamo la bontà degli stessi, anzi l’abbiamo apprezzata già a più riprese, ma era decisamente tempo di provare qualcosa di diverso, di fiondarci in missioni principali che potessero trasmettere il senso di maestosità che L’Ombra della Guerra vuole proporci tra qualche mese.
La lingua di fuocoC’è una creatura maestosa e terrificante nelle terre di Arda: si tratta del Balrog, un Maia sedotto da Morgoth, portato a essere uno spirito del fuoco. Della stessa natura di Sauron, prima che diventasse il signore del male, i Balrog sono creature che in origine erano Maiar, proprio come Mairon: alla maggior parte dei fan dell’universo di Tolkien il demone di potenza, il Valaraukar, come lo chiamano in Quenya, è divenuto noto dopo il primo capitolo de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, quando il Balrog tirava a sé Gandalf, inscenandone la morte. Un combattimento lunghissimo quello tra il Maia degli Istari e il dominatore del fuoco, che alla fine conduceva Gandalf alla rinascita come Bianco, svestendo la sua natura di Grigio. Tra quelli più conosciuti c’è sicuramente Gothmog, che nel corso della sua vita ad Arda arrivò a uccidere Feanor, creatore dei Silmaril e nonno di Celebrimbor, ma anche il Flagello di Durin, il Balrog noto per esser stato ucciso da Gandalf ed essersi rifugiato nelle miniere di Moira. Con queste premesse nozionistiche, Talion si ritrova ad affrontare uno di questi demoni, accompagnato da Celebrimbor, sicuramente memore della morte del nonno per mano di Gothmog. Lanciatici, quindi, in uno dei più profondi antri della Terra di Mezzo, alla ricerca di uno di questi esseri, siamo finiti dritti nelle fauci di Tar Goroth, uno degli ultimi Balrog rimasti in vita nella Prima Era, in prossimità della Guerra d’Ira. Evocato dal negromante Zot, che prima di terminare l’invocazione del demone ha provato a stenderci con i suoi scagnozzi e i suoi orchi di supporto, prontamente respinti con qualche headshot o con qualche combo prontamente piantate tra i vari avversari, il Balrog si è mostrato spietato e subito irriverente nei confronti di Zot. Un demone, d’altronde, non ha padroni. Chiaramente il combattimento sarebbe stato completamente impari visto che lo stesso Gandalf, stregone e guerriero molto più esperto e capace di arti più forti dello stesso Talion, aveva lottato in bilico tra la vita e la morte prima di poter avere la meglio sul suo avversario: per questo ci siamo dovuti affidare a Carnan, un gigante della foresta. Spirito asessuato, questa enorme entità ci ha permesso di essere cavalcato e utilizzato, grazie al potere di Celebrimbor, nella nostra lotta contro il Balrog. Prima di questo, però, Carnan ha cercato di fronteggiare il nostro avversario in uno scontro corpo a corpo molto intenso, che ha visto il demone di fuoco affidarsi alla caduta di una serie di massi dall’alto: chiaramente dalla nostra parte siamo stati chiamati a evitarli tutti, al fine di non interrompere la nostra battaglia prima del tempo. I colpi dello spirito della foresta sono risultati essere molto ben piantati e il Balrog, dalla sua, ha presto mostrato il suo punto debole, dritto sulla schiena: armati di arco e di frecce potenziate dal potere del Noldor di Valinor, siamo riusciti ad assestare qualche colpo decisivo da tergo al Maia. Una volta capito che lo scontro poteva volgere contro di lui, perché nonostante le dimensioni si era ritrovato accerchiato, il Balrog ha iniziato a fuggire verso la superficie, così da dismettere la sua natura di essere nascosto negli anfratti di Mordor.
Il rifiugio degli Ered Gorgoroth Il combattimento in superficie ci ha chiamati a dover dominare Carnan e utilizzarlo per assestare dei grandi pugni addosso al Balrog: nel mentre abbiamo avuto anche diversi QTE da risolvere per evitare innanzitutto che lo stesso demone ci disarcionasse dal nostro destriero spiritico, ma anche per evitare i colpi della lama che Tolkien descrisse come pari a un’acuminata lingua di fuoco: nella mano sinistra, diversamente da quanto raccontato ne Il Signore degli Anelli, il Balrog non aveva nessuna frusta dalle molte code, rendendo molto più semplice il combattimento, almeno in teoria. La sfida è stata molto possente, oltre che lenta, ma in ogni caso appagante: questo perché dopo aver piantato un discreto numero di colpi addosso al nostro avversario abbiamo avuto la possibilità di sfruttare il nostro spirito di elfo per saltare in slowmo dalle spalle del Carnan e colpire con le frecce il petto squarciato del Balrog. Lo spirito forestale, diversamente da noi, non è uscito, purtroppo, in ottime condizioni dalla sfida, perché la sua fine è stata molto simile a quella che la Vipera compie in Game of Thrones dopo lo scontro con la Montagna: dita infuocate dritte negli occhi di Carnan e l’erba si dimostra effettivamente l’elemento debole al fuoco. Cambiando forma, così come un qualsiasi altro Maia farebbe (come lo stesso Sauron e magari anche i Balrog, anche se non specificato), Carnan prende la forma di un volatile e riprende l’inseguimento del suo nemico per le terre degli Ered Gorgoroth. Lo scontro non diventa più di nostro interesse, ma è chiaro che in qualche modo andrà ad aprire una questline che ci vedrà protagonisti nella sfida al Balrog, così come daranno vita a numerosi nuovi combattimenti. Usciamo anche stavolta più che soddisfatti dalla nostra prova de l’Ombra della Guerra, perché al di là della bontà del gameplay, ancora una volta dimostrata, ci siamo trovati dinanzi a un combattimento che mai avremmo pensato di poter vivere: fronteggiare un Balrog è probabilmente una delle più grandi soddisfazioni che si può donare a un fan de Il Signore degli Anelli, soprattutto se reduce dall’esperienza cinematografica che fu di Peter Jackson, quando la morte di Gandalf squarciò in due il cuore degli spettatori. Un’altra occasione per vivere al meglio le creature che Tolkien andò a disseminare ad Arda, permettendoci oggi di andare a studiare e a raccontare quelle che sono le meraviglie narrative che il glottoteta anglosassone disseminò nella sua opera magna.
– Scontrarsi con un Balrog fa un effetto incredibile
– La storyline ramifica in tantissime varie questline
L’attesa per Shadow of War è oramai quasi finita e questo, quasi sicuramente, è stato il nostro ultimo hands on prima della review finale. Dopo aver provato gli assedi, che si sono dimostrati molto affascinanti, dopo aver visto che il Nemesis System si è perfezionato e potenziato, grazie a tante varie ramificazioni, adesso ci è toccato sfidare una delle bestie più temute della Terra di Mezzo: una soddisfazione unica che soltanto un’esperienza del genere riuscirà a darvi, per diversificare ancora una volta l’offerta delle quest. L’appuntamento, su SpazioGames, non è però alla release del gioco, perché gli elementi da ripercorrere sono ancora tanti.