La storia dello sviluppo di Homefront è di quelle difficili. Il franchise, nato sotto l’infausta guida di THQ, si arenò nel fallimento del publisher e venne passato di mano in mano, fino ad arrivare a Deep Silver. Da qui, iniziò il tentativo del recupero del progetto che si concretizzò alla Gamescom dello scorso anno, quando riuscimmo a mettere le mani sulla campagna del gioco e vedere – finalmente – un prodotto giocabile.
I problemi, però, erano evidenti: le lacune tecniche del codice presentato lo scorso anno erano importanti, ed era evidente come vi fosse ancora parecchio lavoro da svolgere prima di presentare il prodotto al pubblico.
L’occasione del riscatto è giunta qualche giorno fa, in occasione di un evento tenutosi a Londra dove gli sviluppatori hanno svelato un altro importante tassello del gioco – la corposa modalità cooperativa – mostrandoci lo stato del prodotto a meno di quattro mesi dal lancio.
Revolution Day
Per questo evento, dunque, Deep Silver ci ha messo di fronte alla sola coop del gioco, lasciando in disparte il single player del titolo. La componente narrativa di Homefront è uno dei suoi punti di forza, vista la straordinaria ambientazione che vede la Corea del Nord invadere e soggiogare gli Stati Uniti, tra violenze, autoritarismo, censura, violazioni dei diritti umani e schiavitù. I ribelli sono l’unica speranza per un popolo ormai allo sbando, e il gioco ci porta proprio a vivere questa situazione disperata dagli occhi di chi sta cercando di cambiare le cose.
Gli sviluppatori sanno bene quanto questo aspetto sia importante e, di conseguenza, hanno cercato di infondere nel multiplayer una componente legata alla storia. Non stiamo parlando di una narrazione forte, bensì di una serie di obiettivi che si sviluppano nel corso della partita, e che ci spingono a scoprire alcune realtà mano a mano che si procede. Ad esempio, ci può essere chiesto di raggiungere una sacca della resistenza sotto attacco, e di scoprire la disperazione e le condizioni precarie in cui si trova chi sta cercando di opporsi ai nordcoreani. In altri casi, ci chiedono di raggiungere e rubare un corazzato per migliorare l’arsenale della resistenza e riuscire a dare una speranza in più a chi lotta assieme a noi. Non vi sono cutscene ma fulcri narrativi che scandiscono il tempo delle missioni, fornendo obiettivi consecutivi chiari e ben motivati. Per certi versi, il sistema ci ricorda quello di Payday 2 spogliato della fase di pianificazione, in cui la storia si sviluppa esclusivamente durante l’azione dopo una brevissima introduzione testuale nella lobby del multiplayer. Il sistema sembra già funzionare bene, e in generale riesce nel suo intento di immergere il giocatore nello strano mood di questa America nelle mani di un regime.
Enorme personalizzazione
L’aspetto legato alla storia si ripercuote anche nella creazione del personaggio. Il giocatore è infatti chiamato a scegliere un background del proprio alter ego, scegliendone la professione antebellica che ne determinerà alcuni tratti. Un ex programmatore di computer, ad esempio, potrebbe avere dei bonus alla tecnologia che gli consentono di sbloccare più rapidamente alcune abilità, mentre un ex atleta potrebbe avere dei bonus alla velocità di movimento.
L’albero delle abilità viene quindi suddiviso in tre diversi rami che determinano le caratteristiche del personaggio, e che si sbloccano attraverso l’acquisizione di punti esperienza accumulati alla conclusione delle missioni. Questo sistema va di pari passo con l’acquisizione del denaro, il quale consente di sbloccare delle casse di armi e potenziamenti che si interfacciano con un complesso sistema di upgrade. Ogni arma e ogni capo di vestiario possono essere personalizzati, e vi sono migliaia di possibilità per poter ottenere l’equipaggiamento giusto per ogni missione.
Sfortunatamente, l’acquisto dei potenziamenti basato sulle casse è totalmente aleatorio, e il giocatore non può conoscere in anticipo il contenuto della cassa acquistata, con il rischio di trovarsi in mano oggetti totalmente inutili o incompatibili con l’equipaggiamento in nostro possesso. La progressione, inoltre, è apparsa particolarmente lenta, forse per agevolare le microtransazioni che consentiranno ai giocatori di ottenere potenziamenti con maggiore rapidità.
Difficoltà elevata
Avere a disposizione un personaggio preparato con un equipaggiamento opportuno è cruciale nella modalità cooperativa di Homefront: The Revolution. Il gioco, infatti, è di difficoltà piuttosto elevata e non premia i lupi solitari che procedono per la mappa senza seguire i propri compagni. La coordinazione e un certo criterio sono d’obbligo, e in generale siamo convinti che l’impegno richiesto da parte di questo gioco sia un aspetto molto positivo.
Allo stesso tempo, già a difficoltà media alcuni livelli sono risultati praticamente inespugnabili per un gruppo di giocatori in possesso di un equipaggiamento non particolarmente potenziato, e temiamo che questo aspetto possa rendere il gioco enormemente selettivo nelle fasi più avanzate. In ogni caso, questa peculiarità potrebbe creare una sorta di nicchia di appassionati e allontanare i giocatori non inclini a cooperare realmente con i propri compagni. Un aspetto che, crediamo, potrebbe fare del bene alla vita di questa modalità nel lungo periodo.
Problemi tecnici
Infine, è opportuno spendere qualche parola sullo stato della build presentataci qualche giorno fa. Rispetto a quanto visto alla scorsa Gamescom, le cose sono sensibilmente migliorate: ora il gioco non presenta significativi cali di frame rate, e la grafica è risultata molto più pulita. Restano alcuni problemi – anche gravi – da sistemare prima del lancio, ma ci sono almeno altri tre mesi di lavoro a disposizione degli sviluppatori.
Ciononostante, il gioco non riesce certo a impressionarci per la qualità visiva, e crediamo che con tutte le modifiche del caso difficilmente riuscirà a farci gridare al miracolo. Considerando la vastità delle mappe, la presenza di spostamenti a bordo di veicoli e il passaggio da interni a esterni senza soluzione di continuità, il mondo creato dagli sviluppatori è oltremodo decente. Eppure, crediamo che il lungo sviluppo di Homefront: The Revolution non abbia certo fatto bene a questo aspetto e che la grafica non è e non sarà uno dei punti di forza di questo gioco.
– Elevata personalizzazione di armi ed equipaggiamento
– Buona progressione nelle missioni cooperative
– Difficoltà elevata
La modalità cooperativa di Homefront: The Revolution ha le potenzialità per guadagnarsi un certo seguito, grazie alla presenza di missioni lunghe, che seguono una reale progressione narrativa e che richiedono un enorme impegno e una grande coordinazione di squadra. Gli aspetti tecnici del gioco, tuttavia, sono ancora al di sotto delle aspettative e crediamo che gli sviluppatori dovranno rimboccarsi le maniche nel corso dei prossimi mesi per consegnarci un prodotto bello e capace di emergere in mezzo all’agguerrita concorrenza degli sparatutto.