La vita come la conoscevi da sempre non esiste più. Un virus, conosciuto come H1Z1, ha cancellato tutto ciò su cui potevi contare. Compresa la tua razza. Rimane un mondo di desolazione, di legge del più forte, di ricerca disperata di un mezzo – uno qualsiasi, non importa che sia moralmente giusto – per sopravvivere. Perfino i tuoi cari sono ormai zombie affetti dal virus, e te stesso è tutto ciò che ti rimane.
Sono passati quindici anni dalla fine del mondo. Quanto a lungo riuscirai ad andare ancora avanti, nelle lande desolate di ciò che rimane della tua vita precedente, dipenderà da quanto sei disposto a scendere in basso, pur di sopravvivere.
È questa, in poche righe, l’idea che sta alla base di H1Z1, nuovo titolo MMO free-to-play dei ragazzi di Sony Online Entertainment, che vuole trasportarci in un’atmosfera post-apocalittica estremamente indesiderabile, chiedendo a tutti i giocatori di fare una sola, semplice e naturale cosa: rimanere in vita, a qualsiasi prezzo.
Con le unghie, con i denti e tutto il resto
Come abbiamo anticipato nell’introduzione dell’articolo, prendendoci la licenza di romanzare un po’ la cosa, H1Z1 si svolge in un mondo devastato dall’eponimo virus, che ha lasciato gli Stati Uniti in condizioni spettrali, ed ha ridotto la razza umana a pochi esemplari – che saranno rappresentati dagli utenti del gioco. L’intenzione dei developer è quella di realizzare mappe estremamente estese, e di suddividere i server in maniera tale da non avere un eccessivo numero di utenti per ogni stanza: in questo modo, sarà possibile trasmettere al meglio il senso di desolazione che sta alla base dell’intero concept, e che dovrà spingervi a rischiare il tutto e per tutto per sopravvivere.
Sopravvivere è effettivamente la parola chiave: il vostro avatar dovrà procurarsi cibo, un rifugio e dell’acqua, per poter vedere l’alba del giorno successivo, e per farlo sarà costretto ad abbandonare un eventuale nascondiglio sicuro, finendo con l’avventurarsi per il mondo esplorabile. Peccato che qui egli possa incappare nelle orde di agguerriti infetti, che gli daranno così tanto filo da torcere che John Smedley ha dichiarato di ritenere la fuga la scelta più saggia innanzi ad essi – almeno nelle prime fasi di gioco. E, se doveste avere fortuna e non incontrare nessuno zombie, potreste incappare in un destino ben peggiore: incrociare il sentiero di altri giocatori. Considerando che ognuno deve pensare alla sua vita, infatti, avete buone possibilità che un altro giocatore umano vi assassini per portare via i vostri averi, le vostre risorse e i vostri attrezzi, nel tentativo di sopravvivere al posto vostro. Il consiglio dei developer è allora quello di aggregarsi in piccole comunità spontanee, dove ognuno possa fare la sua parte per aiutare il gruppo – ma dove sarete comunque esposti al rischio di essere attaccati da altri gruppi di umani, o da orde inviperite di infetti affamati. A scapito della loro fama, che li etichetta come esseri privi di ragione, gli infetti che vedremo in H1Z1 saranno dotati di intelligenza artificiale, e saranno capaci di apprendere: essi impareranno quindi a riconoscere le vostre strategie di difesa o i vostri tentativi di attacco, e si comporteranno di conseguenza, dandovi filo da torcere e costringendovi a riorganizzare le vostre strategie.
Come se tutto ciò non bastasse, l’esperienza sandbox è arricchita da un ciclo giorno-notte, che vi spingerà quindi ad agire alla luce del sole e a sperare di fare ritorno prima del tramonto nel vostro rifugio sicuro – pena il rischio di non riuscire nemmeno a vedere chi o cosa vi ha attaccato e ucciso.
Certo, tutto questo non risulterebbe particolarmente terrificante, se i developer non avessero scelto di inserire un elemento di grande fascino: la morte permanente. Proprio come fareste nella realtà, H1Z1 non vi permette di rischiare ed andare per tentativi, mettendo sul piatto la vostra vita per testare una strategia o spingervi un po’ troppo in là nelle città infette. In questo mondo, osare significa morire per sempre. O – i developer ci stanno ancora pensando – vedere il vostro povero avatar infettarsi, e finire lui stesso a vagare senza meta per le città, in cerca di umani da trascinare all’inferno.
Non è un gioco per deboli
Sono state proprie queste le parole di Smedley: “H1Z1 non è un gioco per deboli“. Effettivamente, le idee proposte fino ad ora gli danno ragione. Per sopravvivere tra i tanti contaminati, il gioco renderà necessario esporsi per procurarsi delle risorse, che dovremo però essere abbastanza bravi da saper sfruttare: tanto per fare un esempio, per avere un’arma da fuoco è necessario trovare e saper mettere insieme i suoi componenti, e sarà allora più facile procurarsi un bastone e il resto di ciò che serve per poter girare perlomeno con una mazza chiodata, utile a difendersi. Il gioco porrà quindi profondamente l’accento su un sistema di crafting che ci richiederà davvero di fare del nostro meglio per sfruttare ciò che abbiamo, e ci consentirà di ingegnarci anche per utilizzare i veicoli: trovare un’automobile parcheggiata e usarla per scappare potrà sembrare un bagliore di luce, in caso stessimo per essere uccisi, ma rimarremo parecchio delusi nello scoprire che – ovviamente – per mettere in moto una vettura sono richieste candele, batteria e benzina, che sarà quindi necessario procurarsi.
Appare abbastanza chiaro che, erigendo il gameplay su un sistema di crafting, sarà molto raro vedere qualcuno dotato di un’arma da fuoco. Questo, ha assicurato Smedley, eviterà che il gioco rischi di sfociare in un action sparatutto, mantenendolo il più vicino possibile ai toni survival horror che gli sviluppatori hanno concepito. Considerando che H1Z1, a vostra discrezione, vi consente di giocare sia in prima che in terza persona, ci sarebbe effettivamente stato il rischio di scambiarlo per uno sparatutto, se Sony Online Entertainment avesse compiuto scelte diverse.
In ogni caso, la creazione di equipaggiamento non sarà il solo contesto in cui il gioco vi chiederà di usare il vostro cervello: l’attacco brutale risulta spesso troppo rischioso, mentre quello ragionato può rivelarsi vincente. In tal proposito, il fuoco rivestirà un ruolo chiave: immaginate che un accampamento umano che volete depredare sia stato posizionato in una delle aree boschive presenti nel gioco. Accostandovi con una torcia, potete dare fuoco ai dintorni del nascondiglio, costringendo gli sfortunati occupanti a defluire all’esterno e ad abbandonarlo, e ad esporsi quindi – senza nessuna preparazione – ad un brutale attacco indistinto. Gli sviluppatori hanno già precisato di aspettarsi molto dall’utenza del gioco, al punto che hanno deciso di non inserire nemmeno una valuta virtuale: saranno i giocatori a decidere in che modo deve funzionare l’economia di un mondo post-apocalittico come questo – elevando magari un qualche tipo di oggetto a moneta (i tappi di Fallout insegnano), o fondando il tutto sul primordiale baratto.
Una bellissima, enorme ed estremamente (in)desiderabile distopia
Abbiamo capito che il cuore pulsante di H1Z1 sarà costituito dalla sua difficoltà, che i developer hanno voluto sottolineare più e più volte, e sulla quale oscillerà lo spietato pendolo della morte permanente dei giocatori. Smedley e compagni puntano fortemente sulle potenzialità di questo mondo di gioco e del contesto creato, al punto che hanno già annunciato che le mappe, già di per sé molto estese, verranno ulteriormente ampliate e arricchite di nuove aree mano a mano che i server di gioco si popoleranno.
A proposito di server, è anche intenzione degli sviluppatori consentire agli utenti di creare le loro stanze, che possono così variare l’esperienza di gioco prevedendo determinate regole o limitazioni in quella partita. Stando al loro annuncio, le stanze più votate dagli utenti si uniranno poi a quelle ufficiali.
Trattandosi di un titolo free-to-play (il cui early access sarà fissato a 19,99€), la paura è ovviamente quella che il titolo si tramuti rapidamente in un pay-to-win, introducendo microtransazioni volte a favorire gli utenti disposti a sborsare moneta sonante (rigorosamente reale) per mettere al sicuro la propria sopravvivenza con armi e risorse extra. Per fortuna non sarà così: i developer hanno fatto sapere che ci sarà la possibilità di pagare per ottenere determinati oggetti, ma che questi non saranno utili alla sopravvivenza dell’avatar. Una scelta che dovrebbe garantire un ottimo livello di sfida per tutti, impedendo di trovarsi innanzi a umani praticamente impossibili da affrontare, e resi tali dai soldi spesi in microtransazioni.
Tecnicamente parlando, H1Z1 si reggerà sull’engine Forelight, e consentirà agli utenti di personalizzare il dettaglio grafico in base alle proprie esigenze, grazie ai classici slider che permetteranno anche di determinare la profondità di campo delle mappe in cui vagherete. Ora come ora, gli screen e i video non hanno effettivamente impressionato per estetica e livello di dettaglio, ma il gioco è ancora abbastanza lontano dal lancio e sembra esserci tutto il tempo di limare i difetti.
Tra le altre cose, infine, riportiamo che è stato anticipato che sarà presente la possibilità di monitorare lo stato di salute del nostro avatar, ancora non spiegata meglio nel dettaglio; inoltre, è stato precisato che il gioco consentirà in futuro di creare anche personaggi femminili.
– Survival duro e puro
– Sistema di crafting
– Niente pay-to-win
H1Z1 sembra avere davvero tutte le carte in regola per poter dire la sua nell’affollato ambito dei titoli post-apocalittici. Il sistema di crafting promette di dare profondità all’esperienza di gioco, e la morte permanente a cui il proprio avatar andrebbe incontro in caso di azzardi malcalcolati spingerà sicuramente i giocatori a meditare al meglio la prossima mossa da compiere. All’intelligenza richiesta agli utenti per sopravvivere si fa poi di fronte quella degli infetti, che vanteranno un sistema di apprendimento per modificare il loro comportamento in base al nostro stile di gioco, dandoci così del filo da torcere mentre saremo intenti a cercare le risorse necessarie a mantenerci vivi – e ad evitare di essere uccisi e saccheggiati da qualcun altro.
Come potete vedere voi stessi, le premesse sono accattivanti. Se Sony Online Entertainment riuscirà a tramutarle tutte in realtà nel prodotto finale, le possibilità che molti utenti PC e PS4 si rendano protagonisti di una grande e spietata sfida per la sopravvivenza, nel prossimo futuro, sono parecchio alte.