Contrariamente a quanto si possa pensare, anche a causa della tendenza generale degli sviluppatori indipendenti, non è per niente facile dar vita a un titolo di qualità rifacendosi ai classici del passato. Certo, ci sono giochi immortali, meccaniche che ancora oggi risultano attualissime, e titoli costantemente pervasi da una sorta di spirito incrollabile del divertimento che non viene mai meno, ma la maggior parte dei generi si è evoluta, è cambiata, introducendo novità brillanti e trasformandosi in modo secco.
Gauntlet è uno di quei giochi che al momento dell’uscita ha fatto sfaceli, ma è poi mutato nei gdr hack ‘n’ slash, influenzando con la sua metamorfosi i giochi pensati attorno alla co-op. Al giorno d’oggi è un titolo molto antiquato, difficile da apprezzare appieno, e che pertanto non può venir svecchiato in modo automatico.
Gli Arrowhead ci vogliono provare, e se Magicka ci ha insegnato qualcosa è che questi sviluppatori sanno il fatto loro quando si tratta di creare un titolo cooperativo esagerato e divertente. Gauntlet però di mago ne ha uno solo, e serve talento per inventarsi un gameplay in grado di dare nuova linfa a guerrieri, arcieri e compagnia bella.
Abbiamo di recente potuto testare una build incompleta del gioco, curiosi di capire l’approccio del team a questo difficile progetto. Sarà il caso di partire di nuovo alla conquista di qualche oscuro dungeon?
La dura vita del mago
Gauntlet è, alla base, un hack ‘n’ slash cooperativo costruito interamente attorno all’azione. Niente fronzoli, solo vagonate di nemici da ammazzare, oro a bizzeffe da raccogliere, e un po’ di sana competitività amichevole legata ai punteggi finali.
Ecco, gli Arrowhead la storia della competitività “amichevole” l’hanno un tantinello reinterpretata, forse galvanizzati dai disastri che i giocatori combinavano con i maghetti del loro primo titolo. Nel nuovo Gauntlet, infatti, ogni fonte di energia (cibarie con conservanti di prima categoria sparse per le mappe) può venir distrutta da un vostro compagno, indipendentemente dal fatto che voi siate messi malissimo oppure no. Trovate un giocatore desideroso di portare a termine il compito senza sbalzi e avrete a che fare con un’esperienza molto più strategica di quanto crediate, ma beccate un esaltato del punteggio e vi ritroverete a correre disperatamente verso gli oggetti, nella speranza che il vostro partner improvvisato non li riduca in mille pezzi.
Questa strana cooperativa competitiva può dar vita a situazioni esilaranti (specie con amici), ma sarebbe inutile senza basi solide capaci di sorreggerla. Fortunatamente gli Arrowhead non hanno riportato paro paro le classi dal vecchio Gauntlet. La diversificazione delle professioni, infatti, è da manuale, nonostante le meccaniche si mantengano intuitive. Il più “ovvio” del gruppo è il mago, che utilizza un sistema molto simile a quello visto in Magicka, con elementi multipli che possono venir combinati in vari incantesimi. Si va da palle di fuoco ad area a teletrasporti, ma tanta flessibilità viene controbilanciata da una resistenza infima, e dalla difficoltà di utilizzo rispetto alle altre classi. Questo perché il guerriero e la valchiria dispongono di manovre ben più semplici, tra cui attacchi potenti, e cariche a testa bassa per l’emulo di Conan, e stabili parate per la combattente donna. L’arciere, dal canto suo, non è da meno, e vanta trucchetti infidi quali bombe e schivate improvvise, che gli garantiscono la prima posizione nella classifica della mobilità.
Niente di particolarmente profondo o complesso, ma le varie classi migliorano con l’acquisizione di artefatti presenti nell’inventario di un comodo mercante nell’hub principale, che in pratica offrono abilità extra al costo di alcune pozioni. Diverte, almeno all’inizio, e vi assicuriamo che è tutto pensato attorno alla cooperativa, perché fin dai primi quadri i nemici sono tanti e fastidiosi, e le cure non moltissime.
La varietà nei primi livelli viene mantenuta con l’aggiunta di trappole, colonne da distruggere per fermare la costante evocazione di nuovi mostri, e alcuni nemici un po’ più agguerriti del normale. Immancabili anche i boss, o l’introduzione dell’invincibile Morte, che in certi quadri vi inseguirà mettendovi le ali ai piedi sulla via per il traguardo finale. Non male, anche se vorremmo vedere le gimmick inserite nelle zone più avanzate per affermare con sicurezza che il gioco saprà divertire a lungo. La formula, per quanto accessibile, ha delle grosse debolezze sul lungo andare, e sta ai game designer trovare il modo di rafforzarla.
Poco da dire sul comparto tecnico: è chiaramente pensato per funzionare su qualunque computer più che per stupire, e fa il suo lavoro. Difficilmente comunque vi butterete su Gauntlet aspettandovi un graficone, non è quella la sua attrattiva.
– Cooperativa caotica e divertente
– Classi ben diversificate e intuitive
Gli Arrowhead hanno approcciato Gauntlet riprendendo le basi dello storico marchio e adattandole alla nuova generazione, con meccaniche più complesse, professioni estremamente diversificate e un livello di sfida di quelli tosti. Il gioco sa essere imprevedibile e può trasformarsi in una crudele corsa al punteggio maggiore, ma è proprio questa sua unicità a renderlo attraente. Ora resta da vedere se gli sviluppatori sono stati in grado di rafforzare la formula abbastanza da catturare per ore, o se il peso degli anni ha fatto crollare le loro belle speranze.