Final Fantasy Crystal Chronicles: Crystal Bearers
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a cura di Folken
Annunciato per la prima volta nel lontano 2005, Final Fantasy Crystal Chronicles: The Crystal Bearers ha vissuto uno sviluppo piuttosto travagliato. È infatti passato dall’essere definito un hack ‘n slash pensato per essere giocato in multiplayer, per divenire un gioco di ruolo atipico e contraddistinto da dinamiche insolite per il genere, perdendo per strada quasi ogni elemento classico della famosa serie Square Enix ed allontanandosi così dai dettami tipici della saga principale e da quella del cristallo nata su GameCube e dedicata unicamente agli utenti Nintendo. Ciò che ne rimane, in seguito alla prova approfondita che abbiamo realizzato a circa due mesi dalla pubblicazione europea, è un titolo lontano da ciò che si poteva immaginare inizialmente, ma non per questo da sottovalutare. Scopriamo insieme di che si tratta.
Il fascino della magiaLa trama del gioco è ambientata diversi anni dopo rispetto le vicende ammirate nel primissimo episodio di questa saga e ci immerge in un mondo dove delle quattro razze passate sono rimaste poche certezze e molti misteri, ma soprattutto dove i cristalli sono il principio sul quale si basa tutta la tecnologia e la magia pura è divenuta quasi un crimine. Il protagonista che vi ritroverete ad interpretare risponde al nome di Layle ed è un Crystal Bearers, ovvero un essere in grado di sfruttare i poteri magici donatigli da un cristallo e che gli permettono di manipolare gli oggetti grazie ad una sorta di telecinesi. Al contrario dei tipici protagonisti che siamo abituati a vedere nei vari GDR orientali, Layle non inizierà l’avventura in maniera classica ovvero senza alcuna esperienza, ma da buon mercenario e grazie alle abilità di cui dispone si ritroverà ben presto al centro di una vicenda assai intricata, in cui si andrà ben oltre il semplice prestare i propri servigi dietro compenso. Il plot narrativo, raccontato come da tradizione attraverso cut-scene realizzate col motore di gioco e numerose sequenze filmate, vi porterà ad incontrare diversi personaggi, tra cui l’intraprendente e seducente Belle, il socio in affari Keiss e la misteriosa Amidatelion, anch’essa una Crystal Bearer, ma appartenente ad una razza che si presumeva scomparsa. Sarà proprio l’incontro con questa che metterà in luce alcuni misteri che sarete chiamati a scoprire, immergendo il giocatore in una trama piuttosto intrigante e che per via di una lunghezza ben al di sotto degli standard Square Enix mantiene un ritmo piuttosto sostenuto. Le scene di intermezzo sono ottimamente realizzate e mai troppo lunghe, ma sfortunatamente l’assenza del doppiaggio originale, vi costringerà a sopportare dei dialoghi in inglese interpretati piuttosto superficialmente dal cast. Non è previsto un adattamento in italiano, ma si spera che ci possa essere almeno una localizzazione dei testi a schermo, ad oggi presenti in lingua inglese, come è abitudine per le produzione della casa giapponese.Lontano dalla serietà ed epicità visti fin’ora nella saga principale di Final Fantasy, questo Crystal Bearers si caratterizza per un tono piuttosto leggero e meno maturo. Nonostante il prodotto sia sicuramente confezionato con competenza, questa scarsa profondità va indubbiamente ad inficiare la godibilità della vicenda narrata per un pubblico abituato a ben altro spessore. Questa scelta caratterizza in realtà in modo piuttosto marcato anche il gameplay, che si differenzia offrendo tali e tante dinamiche da non apparire nemmeno come un gioco di ruolo per lunghi tratti.
Magia a portata di Wii RemoteCome accennato in precedenza, Crystal Bearers difficilmente può essere classificato come GDR classico, avvicinandosi molto di più ad una definizione di action/adventure, dove l’esplorazione delle ambientazioni di gioco occuperà la maggior parte del tempo consentendo una libertà di movimento decisamente elevata rispetto agli standard e solo saltuariamente vi ritroverete a fronteggiare dei nemici. A spezzare il ritmo, ci penseranno le numerose missioni secondarie sparse per tutta l’avventura, che vi richiederanno di svolgere svariati compiti. La meccanica di gioco è piuttosto elementare e sfortunatamente più o meno identica per tutto l’arco dell’avventura. In pratica vi verrà richiesto di muovervi da un punto ad un altro della mappa, dove, una volta raggiunto, assisterete ad una cut-scene. Lungo il percorso sconfiggerete qualche mostro e, sbloccato l’evento successivo, potrete spostarvi verso la meta successiva, magari nel mentre potrete divertirvi in una gara dei chocobo o cercare di sopravvivere ad una corsa spericolata sfruttando i propri poteri per simulare un surf e così via. Il sistema di controllo implementato vi permette di gestire i movimenti di Layle con il Nunchuk mentre con il Wii Remote potrete comandare il puntatore a schermo che vi permetterà di sfruttare i poteri telecinetici del protagonista e manipolare così nello spazio ogni oggetto con il quale è possibile interagire. Immediato da apprendere, il sistema si è rivelato sufficientemente affidabile, sebbene nelle fasi di battaglia più concitate, il dover muovere la telecamera col D-Pad sia apparso piuttosto macchinoso. Per poter avere la meglio sui vari mostri che incontrerete lungo il vostro cammino, non avrete armi da utilizzare, ma solo i vostri poteri magici. Grazie a questi potrete scaraventare praticamente ogni cosa vi capiti a tiro contro il mal capitato di turno. È possibile anche usare il potere direttamente sui mostri, con risultati che varieranno a seconda del caso. Ogni azione di gioco verrà gestita alla stessa maniera, ovvero puntando il mirino sul vostro obiettivo, e poi, tenendo poi premuto il tasto B ne assumerete il controllo. Successivamente, compiendo dei gesti che saranno diversi in base al contesto, potrete compiere varie azioni contestuali. Ad esempio, per leggere un messaggio portatovi da un simpatico Kupò, dovrete muovere il telecomando verso l’alto, mentre per afferrare un sasso da scagliare contro uno delle varie creature ostili dovrete tirarlo verso di voi, in modo decisamente intuitivo. La gestione del personaggio mette ancora una volta in evidenza la scelta di prendere le distanze dal genere dei giochi di ruolo, riducendo all’osso le possibilità di migliorare le caratteristiche del proprio alter ego, personalizzabile solamente nell’equipaggiamento. In tre slot separati potrete infatti inserire degli oggetti, acquistati o creati trovando i giusti elementi, che vi miglioreranno nell’attacco, nella difesa o in altri parametri. Sebbene questa mancanza di opzioni particolari non debba essere vista necessariamente come un difetto, quanto piuttosto una scelta precisa di design, il livello di difficoltà calibrato in modo alquanto evidente verso il basso, rende queste poche opzioni del tutto inutili. Se siete dei giocatori con un minimo di esperienza sarà facile arrivare alla fine dell’avventura senza particolari problemi, caratteristica questa che, unitamente alla frequenza con la quale vi verranno proposti i vari minigame, sottolinea la decisione di sviluppare un titolo pensato per sviluppare dinamiche più varie che spazieranno per diversi generi, allontanandosi però da ciò dalle esigenze dei giocatori più hardcore. A livello generale, resta purtroppo la sensazione di avere tra le mani un gioco non del tutto rifinito: nelle meccaniche, per via di alcuni aspetti poco approfonditi, come i combattimenti i quali risentono di una cronica mancanza di elementi strategici di qualunque tipo, ma soprattutto nella visione di insieme. Crystal Beares appare infatti come una produzione molto frammentaria, forse anche a causa del travagliato percorso che ne ha caratterizzato lo sviluppo, risultando in definitiva un insieme di situazioni troppo slegate fra loro e che quindi non riesce ad inghiottire il giocatore, il quale si può solamente aggrappare al riuscito impatto estetico e ai simpatici protagonisti dei quali risulterà facile affezionarsi. Inoltre, a dispetto di un inizio decisamente d’impatto, il gioco tende a perdere un po’ di mordente a causa di un ripetersi di situazioni varie nella forma, ma fin troppo simili nella sostanza.
Incantesimi d’impattoCiò che è indiscutibile di quest’ultima fatica Square Enix è la qualità generale dell’aspetto estetico. Graficamente Crystal Bearers si classifica tranquillamente tra le migliori produzioni Wii, grazie ad un motore grafico molto valido, capace di gestire modelli poligonali dei protagonisti molto dettagliati, ambientazioni vaste quanto varie, seppure sia comunque presente qualche fondale meno elaborato, ed effetti grafici molto buoni. Il design coloratissimo e molto ricercato è davvero ottimo e non può che farsi apprezzare da chiunque posi gli occhi sullo schermo. Più opinabile la scelta delle composizioni che accompagnano le azioni di gioco, sicuramente tutte di ottimo livello, ma ancora una volta si fa sentire una scelta volta ad alleggerire il clima dell’avventura, proponendo musiche molto variegate, dall’orchestrale più tipico, per arrivare a brani in stile swing anni ’30 o addirittura country, che nelle fasi più concitate, riescono a smorzare non poco la drammaticità.
– Realizzazione tecnica di ottimo livello
– Struttura narrativa ricca di missioni secondarie
– Gameplay molto vario
Final Fantasy Crystal Chronicles: The Crystal Bearers si è rivelato un titolo ben lontano dalle aspettative. Non tanto per la qualità generale, quanto per l’impostazione scelta per questo titolo Square Enix. Ad una produzione di alto livello qualitativo, fa da contraltare un’impostazione di gioco lontana anni luce dai giochi di ruolo giapponesi di stampo classico, sicuramente pensata per la piattaforma su cui gira, grazie alla buona implementazione dei controlli, ma forse, a conti fatti, fin troppo leggera e indirizzata in definitiva ad un pubblico molto meno esigente in termini di complessità e struttura ludica. Una buona trama, raccontata attraverso cut-scene dirette con competenza ed un mondo di gioco intrigante, possono comunque risultare incentivi sufficienti per tutti gli amanti del brand nipponico, ma non bastare per tutti gli altri appassionati della saga. Restate sintonizzati su Spaziogames per la recensione della versione italiana.
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