Durante lo scorso fine settimana abbiamo avuto modo di immergerci nella closed beta di Doom, la cui versione completa è prevista il prossimo 13 maggio. Si è trattato nella fattispecie di un assaggio di ciò che offrirà il frenetico multiplayer, che vuole richiamare con insistenza alla memoria i fasti di un tempo e includere gli elementi più di rilievo per cui la saga è diventata un’icona assoluta. In attesa di scoprire quali saranno le altre modalità, le mappe, e come verrà strutturato il single player, ecco il resoconto della nostra prova.
Hell and bullets
La beta era composta da due modalità e due arene: il classico Deathmatch a Squadre e Via della Guerra, disputabili in arene chiamate Altoforno e Infernale. Nonostante dunque i contenuti non fossero molti, era possibile capire sin da subito quale sarà la direzione intrapresa dal rilancio di questa saga storica, perlomeno per quanto riguarda il comparto online. Il sistema di gioco vuole mantenere i legami col passato, riportando in auge sparatorie convulse, ritmi di gioco elevati e quello spirito tipico dei shooter arena anni ’90. Sebbene i nostalgici siano senz’altro contenti di apprendere questa notizia, va comunque detto che si tratta di una formula che si porta dietro alcuni elementi non esattamente al passo coi tempi, che di primo acchito potrebbero destabilizzare chi è abituato agli FPS moderni. Basti pensare infatti che ci si muove lungo le mappe con la corsa sempre attivata, che non si ha mai la necessità di ricaricare le proprie armi e che è prevista una gestione dell’energia vitale legata al reperimento di medikit e ricariche per l’armatura. A tal proposito, risulta fondamentale imparare a spostarsi con intelligenza lungo le arene, in modo tale da non trovarsi faccia a faccia contro un avversario a cui servono più di un paio di colpi per essere abbattuto. Non si tratta di sbilanciamento, sia chiaro, ma è una meccanica old school a cui bisogna abituarsi nel minor tempo possibile. E lo stesso vale per la possibilità di eseguire il doppio salto per raggiungere delle zone sopraelevate, il cambio di armi al volo, la grande reattività senza cui si è spacciati in pochi attimi e tutte quelle caratteristiche di gioco apparentemente di poco conto, che in realtà fanno da spartiacque tra accettazione dei compromessi di questo Doom e preferenze di tutt’altro tipo. Il titolo di Bethesda, già da questa beta, lascia intendere che il gioco completo offrirà un alto grado di personalizzazione del proprio alter ego, perk sbloccabili e utilizzabili limitatamente durante i respawn e un arsenale di tutto rispetto. Le armi, sebbene garantiscano una buona varietà di approcci alle battaglie e abbiano due modalità di fuoco capaci di cambiare rapidamente le sorti delle partite,sono ancora piuttosto sbilanciate. Di conseguenza, almeno in questa fase, era normale vedere equipaggiati quasi tutti gli utenti con lanciamissili e fucile a pompa, certamente tra le più devastanti e utili nell’economia di gioco. Quando invece col progredire delle partite si riusciva a sbloccare una particolare granata capace di risucchiare i punti vita nemici per convertirli in punti salute per il proprio alter ego, quelle esplosive venivano solitamente messe da parte da tutti.
Doomsday Legion
Oltre al deathmatch a squadre, dicevamo, in questa beta era presente anche la modalità chiamata Via della Guerra, che spingeva i giocatori delle due fazioni a prendere possesso di una specifica area e difenderla dai continui assalti nemici. L’area in questione, però, variava in continuazione, costringendo i due team a riorganizzarsi rapidamente per avere la meglio. Durante il week end non è stato possibile vedere particolari manovre tattiche delle squadre, e temiamo che parecchie partite si possano ridurre a una grossa confluenza di carne da macello attraverso gli imbuti che le mappe propongono di volta in volta. Peraltro, è ciò che succedeva anche in prossimità di importanti oggetti di recupero e della Runa Demoniaca, la quale, dopo lo spawn, permette a un giocatore di trasformarsi per un numero limitato di secondi in una belva equipaggiata con un doppio cannone. La creatura vista nella beta aveva il doppio della vita e una potenza di fuoco soverchiante rispetto ai normali personaggi, pertanto è chiaro il motivo per cui ognuno tentava di avere un vantaggio così importante: con la trasformazione si aveva infatti la possibilità di far salire il proprio punteggio e il numero di uccisioni, oltre a garantirsi una probabilità di essere uccisi davvero bassa. Anche questo aspetto, così come le armi, ha bisogno di un ribilanciamento prima dell’arrivo nei negozi.
Ciò che invece convince maggiormente è il modo in cui si sta tentanto di rilanciare la serie, con la sua direzione artistica in linea col passato, gli ambienti ipertrofici dove abbondano sangue e fiamme, la volontà di lasciare il giocatore a briglia sciolta, e i ritmi piuttosto sostenuti dei match.
Sebbene il design delle due mappe sia a tratti un po’ generico, il comparto tecnico sembra poter reggere bene la mole poligonale e gestire ottimamente la grande rapidità d’azione. Ogni tanto era presente qualche sporadico problema di tearing, ma da adesso fino all’uscita gli sviluppatori potranno risolvere agevolmente le ultime problematiche tecniche viste nella beta.
– Una vera manna dal cielo per i nostalgici
– Multiplayer solido, veloce e divertente
Dopo un weekend di sangue, divertimento e partite tiratissime fino all’ultimo secondo, il multiplayer di Doom sembra già aver dato le giuste garanzie che si aspettavano i più nostalgici. C’è da capire però come reagirà la nuova utenza, abituata ormai a ritmi completamente diversi da altri FPS più in voga da almeno un lustro. Ciononostante, il livello di attesa rimane molto alto anche per quanto riguarda il single player, su cui riponiamo buona parte della nostra attenzione.