Chi tra voi non conosce il celebre Tamagotchi alzi la mano. Per chi non lo sapesse, si trattava di un gioco elettronico portatile ideato oltre vent’anni fa da Aki Maita e prodotto nientemeno che da Bandai Namco, in cui l’obiettivo era semplicemente quello di prendersi cura – sin dal momento della sua nascita – di una strana creatura chiamata appunto Tamagotchi, dandogli il sostegno necessario per farlo crescere e in salute, curandolo in caso di malattia. Si poteva infatti interagire con lui grazie all’ausilio di tre tasti, grazie ai quali potevamo dar da mangiare al Tamagotchi, accendere o spegnere la luce, compiere delle semplici attività ludiche, oltre a poterne controllarne l’età, il comportamento, la fame e il peso corporeo. La cosa che sconvolse l’utenza, era che il Tamagotchi moriva nel caso in cui il punteggio dei vari parametri fosse sceso al livello zero. Ora, con il 2018 alle porte, di “simulatori di vita” ne abbiamo visti sin troppi, specie sui sistemi di telefonia mobile, letteralmente invasi da prodotti più o meno validi che strizzavano in qualche modo l’occhio al capostipite datato 1996. Forse, però, ora abbiamo il titolo destinato a fare evolvere per sempre il genere, grazie a un’idea tanto ovvia quanto vincente.
Cane o gatto?
Un progetto di un giovane team bergamasco che risponde al nome di Affinity Project sembra infatti intenzionato a portare il genere a un livello superiore, grazie a un incipit realmente interessante. Iniziamo subito col dire che Don-Ay è il primo, vero “donation game” capace di unire appunto la beneficenza al videogioco. Sviluppata interamente da un neonato team di sviluppo Made in Italy, il gioco (o sarebbe meglio parlare di applicazione) ha lo scopo primario di supportare economicamente un’associazione internazionale che si occupa della tutela degli animali. Per farlo vi incoraggerà a svolgere varie attività ludiche – e non solo – con il vostro cucciolo preferito, giocando semplicemente con lui o effettuando acquisti all’interno dell’app, così da destinare parte della spesa a sostegno di una delle più importanti ONG internazionali a difesa degli animali. Don-Ay andrà infatti sfamato, coccolato e accudito, proprio come si trattasse di un vero e proprio cucciolo virtuale. E se il mercato attuale della app è stracolmo di prodotti di questo genere, il titolo sviluppato dal gruppo di ragazzi con sede nel bergamasco ha dalla sua una validità concettuale che altri concorrenti più o meno noti non possono permettersi di avere, ossia l’unire l’utile al dilettevole.
Questo perché se la stragrande maggioranza di giochini o applicazioni a tema finiscono con l’annoiare dopo una manciata di partite, specie i più piccoli, a causa di una ripetitività di fondo non indifferente, l’idea di “fare del bene” ogni qualvolta ci prenderemo cura di Don-Ay incoraggerà chiunque a sfruttare l’applicazione sapendo di stare facendo la cosa giusta non solo concettualmente, ma anche e soprattutto a livello pratico, grazie al principio dietro alla definizione di “donation game” espressa poco sopra. In poche parole, tutto ruota attorno alla cura di un animale da appartamento unendo la beneficenza al videogioco, con un’offerta in denaro reale per ogni sessione giocata, diretta a una Onlus che si prenderà cura di animali in difficoltà. Sicuramente, una cosa alquanto originale che non ha concorrenti nel mercato di titoli odierni presenti sui rispettivi store online di iOS e Android.
La solidarietà non è un gioco
Come accennato poche righe più in alto, l’obiettivo principale di Don-Ay sarà quello di far si che al nostro cucciolo virtuale non manchi mai una forma fisica ideale, così da poter sprigionare tutti i suoi straordinari poteri nel mondo dei sogni. Sì, perché quando il nostro animaletto riposerà, il gioco ci catapulterà in un vero e proprio regno dei sogni, all’interno del quale potremo sfidare i nostri amici in una sorta di modalità endless run ricca di ostacoli da superare. Certo, il livello di difficoltà non altissimo e una certa ripetitività di fondo non consentono a questa cosiddetta “modalità sogno” di spiccare su tutto il resto, ma è altrettanto vero che gli sfondi dalle tonalità acquerello, e una precisione nel touch screen sicuramente ben calibrata, renderanno il tutto una variante quantomeno interessante a tutta la serie di opzioni relative alla cura e l’aspetto del nostro Don-Ay.
Tuttavia, come espresso poco sopra, è l’innovativo meccanismo di donazione (a cui si ispira lo stesso titolo del prodotto, il quale indica l’unione tra le parole di Don-ation pl-Ay), che permette di contribuire con un’offerta in denaro a ogni sessione di gioco. Il tutto chiaramente anche grazie agli introiti derivanti dalla pubblicità e dagli eventuali acquisti in-app. Importante poi citare il sistema di feedback presente all’interno del gioco, il quale monitora costantemente l’ammontare della donazione raggiunta, con la possibilità di condividere il tutto sui propri canali social, creando così una vera e propria community attiva. Senza contare poi che l’idea alla base del gioco deriva da un vero e proprio atto di amore verso un animale in carne e ossa – ovvero il piccolo cagnolino pechinese chiamato Pegi, fonte d’ispirazione del progetto – cosa questa che rende l’applicazione di Affinity Project un’apripista verso una nuova tipologia ludica che potrebbe tranquillamente diventare la norma nei prossimi anni. Il nostro augurio, è che le idee e le risorse investite nel progetto tornino presto indietro sotto forma di reali finanziamenti, in modo tale che a beneficiarne siano tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo originalissimo progetto. Oltre ai nostri amici a quattro zampe, chiaramente.
Sistema di gioco collaudato
Lodevole l’idea di destinare parte del ricavato alle ONG a difesa degli animali
Don-Ay, disponibile per iOS e Android, cerca di portare il genere degli endless run verso una direzione del tutto inedita: basterà infatti giocare al titolo o effettuare un acquisto all’interno dell’app, per destinare parte della spesa a sostegno di una delle più importanti ONG internazionali a difesa degli animali. Una scelta, questa, assolutamente degna di attenzioni, che non vanifica il tempo speso sopra al titolo sviluppato dagli italiani Affinity Project. Il nostro plauso va quindi all’impegno e all’idea verso un progetto che è ben più di un semplice scacciapensieri per telefonia mobile.