Anteprima

Divinity: Original Sin 2

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a cura di Kable

Se c’è un un merito che va riconosciuto al team belga dei Larian Studios è sicuramente quello di aver osato. Trionfando, per giunta. Divinity: Original Sin rappresentava una scommessa, quella di puntare, in un momento di rapide ed imprevedibili evoluzioni del genere, sulla lezione fornita dai grandi esempi del passato, dando vita ad un titolo che rappresentasse una summa dei migliori elementi RPG. Il risultato fu un perfetto equilibrio tra tradizione e modernizzazione, rifinito nei minimi dettagli ed impreziosito da un comparto tecnico di pregevole fattura. Il successo che ne seguì è ormai storia. Acclamato dai videogiocatori e dalla critica, il primo Divinity ha aperto a Larian Studios la strada per continuare ad imporre il proprio modo di intendere gli RPG e, quindi, forti del trionfo precedente, gli sviluppatori hanno messo in cantiere, dopo una Enhanced Edition specificamente rimaneggiata per il mondo console, un secondo episodio, puntando il tutto su Kickstarter. Divinity: Original Sin II approda ora in Early Access su Steam, presentandosi sin da subito, pur nella limitatezza dei contenuti offerti al momento, come il degno sequel del suo predecessore, una sua versione rifinita ed aggiornata.
Il destino di ogni eroe
Il primo Divinity metteva sicuramente a disposizione di ogni giocatore un vasto roster di classi tra cui scegliere per dar vita al proprio alter ego attraverso un buon numero di varianti di personalizzazione. Al di là della solita scelta del sesso e dei tratti somatici e fisici, a colpire furono principalmente le possibilità offerte dalla varietà di opzioni disponibili, in quanto, accanto ai classici fighter, wizard, rogue e cleric, gli appassionati ritrovarono anche classi ibride e meno convenzionali come lo swordmage, che alternava incantesimi e fendenti di spada, il wayfarer, una sorta di ranger dotato di poteri druidici e lo shadowblade, assassino che sfruttava a proprio vantaggio i poteri delle ombre. Non contenta, Larian Studios ha deciso di ampliare ulteriormente il parco di scelte a disposizione, puntando principalmente su alcuni aspetti trascurati nel primo episodio. Se, infatti, in quest’ultimo l’unica razza disponibile era quella umana, in Divinity: Original Sin II avremo a nostra disposizione ben 4 razze. Oltre ai classici umani sono al momento giocabili Nani, Elfi e Uomini Lucertola, ai quali, nella release finale del titolo andranno ad aggiungersi i Non Morti. Ogni eroe sarà ovviamente personalizzabile sotto ogni punto di vista, ma, tra le aggiunte più rilevanti in fase di creazione del personaggio, spiccano alcune opzioni legate al background, denominate Origins. Selezionando queste ultime avremo accesso a una serie di quest-lines, le Origin Stories, appositamente ideate e in grado di aggiungere un ulteriore fattore di differenziazione per quanto riguarda il piglio narrativo della storyline affrontata da ogni eroe. Ultima nota di merito, per quanto concerne il fattore personalizzazione, riguarda la scelta di suddividere le abilità di combattimento e quelle “sociali” in due differenti skill tree. Si tratta di una decisione che incide in maniera positiva sulla gestione dell’intero party di eroi che andremo a costruire durante la partita visto che, livellando ogni personaggio, verranno forniti punti che potranno essere applicati unicamente alle skills di interazione, così da evitare la sensazione, tipica del precedente episodio, di sottrarre valore alle capacità di combattimento di ogni eroe quando si optava per abilità non strettamente legate agli scontri. Il tutto a vantaggio di una gestione del proprio team maggiormente bilanciata e finalizzata allo sviluppo di personaggi più versatili rispetto al passato.
Combattimenti più raffinati
Il combat system di Divinity: Original Sin rappresentava a tutti gli effetti uno degli aspetti meglio riusciti del gioco, il solido nucleo centrale di un prodotto già di per sé di ottima fattura. Si trattava, come gli appassionati del titolo sapranno, di un sistema di combattimento a turni molto dinamico che lasciava spazio ad una grande pianificazione strategica grazie anche al numero pressoché illimitato di azioni disponibili. Un sistema che mirava a fondere in maniera egregia tra loro nuove meccaniche con le regole di combattimento dei classici giochi di ruolo, anche di quelli in versione cartacea alla Dungeons&Dragons, riprendendone alcuni spunti interessanti come, ad esempio, quelli legati agli attacchi di opportunità. Anche per quanto concerne il combat system, già di per sé profondamente tattico e variegato, il secondo episodio presenta alcune significative aggiunte atte a rendere il tutto ancora più appetibile da parte dei fan. Al di là delle innumerevoli possibilità di personalizzazione garantite dalle 8 scuole di magia e skills presenti, l’aggiunta di maggiore rilievo, che va ad impattare in maniera immediata sull’intero sistema degli scontri, è costituita dalla suddivisione delle capacità di difesa in Physical Armour e Magical Armour. Una scelta da parte degli sviluppatori che costringerà i giocatori ad una maggiore pianificazione strategica prima di fare la propria mossa, vista la presenza di due differenti tipologie di mitigazione del danno con cui fare i conti. Altra particolarità di Divinity: Original Sin II è costituita dall’introduzione dell’indicatore del raggio di visuale dei nemici che, non solo consentirà di poter evitare con un po’ di accortezza qualche scontro indesiderato, ma aprirà la strada all’introduzione di meccaniche stealth. Ultima nota di rilievo è rappresentata, infine, dall’aggiunta, all’interno delle numerose statistiche da tenere sotto controllo, della Memory, che inciderà soprattutto sullo stile dei gioco dei caster. Si tratta, infatti, di una particolare statistica che determinerà il numero di slot abilità/magie conosciute da ogni personaggio durante uno specifico combattimento, le quali saranno poi ovviamente intercambiabili tra loro nei momenti di pausa al di fuori della battaglia. Memory sarà sicuramente una delle caratteristiche più importanti per i maghi e per tutte le altre classi con a disposizione un vasto arsenale di magie su cui fare affidamento, e questo, comportando la necessità di tenere d’occhio un ulteriore parametro, porterà sicuramente il giocatore a dover sacrificare qualche punto in termini di investimento in altre skills. Il ritmo degli scontri, in definitiva, ha subito, rispetto al precedente capitolo una maggiore virata verso la fase di preparazione, visto che, almeno per quanto riguarda la parte attualmente giocabile, il numero dei Punti Azione a disposizione di ogni eroe sembra essere leggermente diminuito rispetto al passato, comportando la chiara necessità di ottimizzare ogni singola mossa più di quanto accadeva nel primo Divinity.
Uno sguardo al futuro prossimo
Pur essendo in una fase preliminare, che consente di provare solo una parte dell’Atto I della durata complessiva di circa 10 ore, Divinity: Original Sin II si è mostrato molto solido anche dal punto di vista narrativo e da quello tecnico fin dalle prime battute di gioco. La narrazione, complice la scelta di introdurre le Origins dei personaggi, ha acquisito un piglio più dinamico e variegato, grazie a dialoghi finemente curati e più fitti rispetto al passato, non solo a livello testuale, ma anche per quanto riguarda il maggior numero di opzioni di risposta disponibili. Dal punto di vista tecnico, il nuovo motore grafico appositamente messo a punto per questo episodio, il cosiddetto Divinity Engine 3.0, offre una maggiore qualità dei dettagli, sia per quanto riguarda il mondo di gioco che per quanto concerne i modelli dei personaggi, consentendo, al contempo, di ottenere animazioni più fluide anche impostando i parametri della risoluzione al massimo, senza cedere il fianco a scatti improvvisi durante le sessioni di gioco. Lo stesso comparto multiplayer risulta arricchito rispetto al precedente episodio, non solo per la possibilità di giocare in co-op online fino a 4 giocatori (rispetto ai 2 del primo Divinity), ma soprattutto per l’aggiunta di una Modalità Arena che introduce a tutti gli effetti una vera e propria possibilità di cimentarsi nel PvP durante il gioco. Al momento si tratta di mappe personalizzabili sotto molti punti di vista (nemici, tempo di gioco, composizione dei party), ma affrontabili solo tramite classi preimpostate. Il PvP rappresenta, dunque, un aspetto di gioco sul quale gli sviluppatori avranno ancora molto da lavorare in termini di bilanciamento ed ottimizzazione, ma la Modalità Arena costituisce di sicuro una gradita aggiunta agli innumerevoli contenuti già presenti in questo nuovo episodio. La stessa interfaccia grafica, resa più ricca e dettagliata, ma non per questo appesantita, costituisce, infine, l’ultimo di tanti piccoli tasselli che lasciano prospettare fin da subito un futuro più che roseo per Divinity: Original Sin II. Larian Studios sembra davvero aver fatto centro anche stavolta.

– Possibilità di personalizzazione ancora più numerose

– Un combat system rifinito e aggiornato

– Molto interessante l’introduzione del PvP

Divinity: Original Sin II si conferma, già in questa fase preliminare di Early Access, come il degno successore che gli appassionati del primo episodio, e degli RPG di stampo tradizionale in genere, stavano aspettando con ansia. Presentandosi come un prodotto molto solido, fin dalle prime battute, Divinity: Original Sin II, offre decisi miglioramenti per quanto riguarda il comparto narrativo e tecnico, richiesti a gran voce dai fan e che il team di Larian Studios sembra avere prontamente accolto. Il consiglio, per chi non conosce la serie, e conseguentemente l’intrinseca difficoltà di gioco per i neofiti che la caratterizza, sarebbe quello di recuperare, durante questa fase di sviluppo, il primo episodio, in modo da poter poi successivamente godere appieno delle meraviglie che questo secondo episodio lascia prospettare fin da subito.

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