L’estate porterà in dote il tanto atteso sequel di Deus Ex, sviluppato da Eidos Motreal e distribuito da Square-Enix: parliamo di Mankind Divided, che arriverà il prossimo 23 agosto. A pochi giorni dalla fine della Gamescom di Colonia, Adam Jensen arriverà sulle nostre console per impegnare gran parte dell’utenza videoludica con quello che rappresenta un lavoro davvero corposo, tanto da giustificare il ritardo della release. Abbiamo avuto modo, nella scorsa settimana, di provare il titolo per ben sei ore, così da poterci addentrare al meglio in quella che è la campagna single player e scoprire tutte le novità che accompagneranno Adam nella sua nuova avventura.

2029, Ghetto.Sono trascorsi esattamente due anni da quando l’attacco alle Sarif Industries ha funto da conglomerato di speranza per un cambiamento socio-culturale: per quanto si tratti della perenne ultima dea, però, la speranza non ha trovato alcun tipo di riscontro. La situazione non è migliorata e gli umani in possesso dell’Augmented continuano a essere trattati da emarginati ed etichettati come personalità pericolose: per Adam Jensen la situazione non muta, anzi forse peggiora, essendo i suoi impianti cibernetici anche più forti rispetto alla media. La paura ha preso il sopravvento, il terrore che le parti meccaniche possano assumere il predominio sulla parte umana è reale: dopo un incidente che ha causato milioni di morti e di feriti, la popolazione decide di ghettizzare completamente tutte le persone in possesso di un Augmented. La discriminazione dà vita a delle rivolte e alla nascita di una cellula terroristica, che non ambisce al recupero della parità del genere, ma alla dimostrazione che l’impianto cibernetico sia superiore al resto dell’umanità. Perse le Sarif Industries, Adam Jensen decide, quindi, di mettersi al servizio dell’organizzazione governativa, permettendo che i suoi poteri possano essere utilizzati per debellare il terrorismo sospinto da chi ha sofferto maggiormente l’estromissione dalla vita quotidiana. In questo scenario prende vita Mankind Divided, che si affida ancora una volta a Mary DeMarle, autrice già di Human Revolution e accorta padrona di quelle che sono le meccaniche non solo dello sci-fi, ma soprattutto di uno scenario che basa i suoi piedi su argomenti socio-politici, toccando anche corde che suonano la melodia della paura del diverso, di ciò che non si conosce. Nelle nostre sei ore di gameplay abbiamo potuto apprezzare, effettivamente, quello che è il setting che prova a esasperare questa condizione di estromessi, condizionato da un rallentamento completo della quotidianità, inficiata da controlli costanti e da attività pronte a prevenire un qualsiasi attacco non tanto da una cellula terroristica, ma da qualsiasi individuo in possesso di un impianto cibernetico. La già citata paura trasuda dalle pareti del ghetto, fino ad alcune delle scelte cromatiche che sono state effettuate in sede stilistica.
Giallo distopicoPrima di addentrarci nella disamina del gameplay, vogliamo spendere qualche parola sullo stile di Deus Ex Mankind Divided, che abbiamo appena citato. Capita di sovente nelle produzioni cinematografiche piuttosto che in quelle videoludiche di ritrovare una fotografia che tende ad affidarsi a forti filtri cromatici, ma Eidos ha voluto sicuramente dare un aspetto molto da cinematografo alla sua ultima produzione: Adam Jensen è infatti completamente accerchiato da quella che è una variazione cromatica ocra, un oro che si accompagna lentamente all’ossidazione e permette a tutti noi di cogliere quell’impronta quasi depressa dell’intera ambientazione, sulla quale grava il peso dell’emarginazione. In tutti i livelli esplorati, divisi in hub e pertanto esplorabili in lungo e in largo, il team di sviluppo ha voluto riproporre un senso di sci-fi quasi decadente, condizionato dalla presenza di alcuni personaggi che sono stati capaci di ottenere uno status più rispettabile e quasi soggiogano la restante popolazione. Non c’è free roaming, sia chiaro, perché Deus Ex si è tenuto ben distante da quella che è non tanto una moda quanto un’imposizione dell’industria videoludica che spinge verso l’open world: Mankind Divided è realizzato quasi a compartimenti stagni, con dei livelli sì aperti, ma che non sono collegati tra di loro. In ogni caso vi assicuriamo che il tempo che possiamo trascorrere all’interno delle varie ambientazioni è notevole, tanto da aver trascorso più della metà della nostra prova in quella che era una delle città più popolate e pulsanti tra le tante proposte, tutte collegate da un sistema di trasporti pubblici sotterranei. Tutte le cut scene sono realizzate col motore di gioco, con una buona resa poligonale e impreziosite anche dalla possibilità di compiere delle scelte nei dialoghi che varieranno il nostro procedere nell’avventura.
Aumentare con parsimoniaArriviamo dunque al gameplay che ci ha permesso di concentrarci molto su quelle che sono le variazioni subite dall’Augmented, che a differenza di Human Revolution riesce a offrire molta più varietà all’interno dell’avventura stessa. Nella nostra prova abbiamo avuto modo di approcciarci al sistema di sviluppo del nostro impianto cibernetico, aumentandone le capacità e la forza: chiaramente le scelte sono totalmente soggettive su cosa potenziare e cosa no, ma va da sé che avremo dei vantaggi non indifferenti capendo cosa conviene fortificare e cosa no. In diverse missioni, infatti, ci è stato richiesto di aprire serrature da scassinare, il che richiedeva un alto livello di hacking: va da sé, quindi, che per quanto lo skill tree sia libero e condizionabile dalle vostre scelte, i dettami del gameplay sono forti e presenti. In ogni caso il sistema alla base dello sviluppo limita moltissimo l’abuso di alcuni potenziamenti che rischierebbero di rendere troppo semplicistico il livello di sfida: Adam, tra i vari poteri che abbiamo potuto apprezzare, ha la capacità di diventare invisibile, per cogliere alle spalle i propri avversari, ma facendolo consumerà barra energia, che ci impedirà poi di attivare la modalità stealth e abbattere gli avversari in maniera silenziosa. Diventa pertanto essenziale riuscire a dosare perfettamente le nostre capacità e la nostra energia, per non ritrovarci inermi e incapaci di compiere qualsiasi tipo di azione. Va da sé che così come la varietà dei poteri, anche la varietà degli approcci alle missioni riesce a soddisfarci: correre all’impazzata verso gli avversari, facendo diventare Deus Ex un fps a tutti gli effetti è possibile tanto quanto lanciarsi andare in sessioni di stealth, modalità che abbiamo apprezzato più delle altre nella nostra prova. In ogni caso non ci siamo risparmiati dal provare vari approcci alla stessa missione, riuscendo ad apprezzare entrambe le soluzioni sopracitate, riscontrando dei chiari pro e contro per entrambe le nostre scelte. Il potenziamento dell’Augmented, legato sempre ai punti Praxis, vi porterà comunque a compiere delle scelte definitive: potenziare l’approccio stealth vi precluderà la strada che rende Adam una macchina da guerra basata sulla forza, per esempio, così come non potrete attivare tutti i potenziamenti contemporaneamente per non rischiare un sovraccarico del vostro impianto cibernetico. Tutte sottigliezze che rendono molto più customizzabile l’esperienza e che vi costringono a inserire elementi di strategia che rendono sicuramente più profondo il gameplay e meno lineare l’incedere verso il prossimo obiettivo. Mankind Divided, pertanto, nelle sue prime ore di gameplay ci è sembrato decisamente più rifinito di quanto avvenuto con Human Revolution, proponendo la medesima varietà ma molto più controllata e bilanciata, senza rendere il nostro Jensen un combattente imbattibile, ma comunque schiavo di limitazioni che ne impediranno lo status di macchina da guerra. Chiudiamo confermando che Eidos ha voluto riproporre il mix tra prima e terza persona nel gameplay, con la seconda che si presentava ogni qualvolta abbiamo dovuto interagire con l’ambiente, quindi ripararci dietro una copertura o compiere qualche azione ambientale: tale pratica l’abbiamo riscontrata anche negli attacchi corpo a corpo, un aspetto che, in tutta onestà, non abbiamo per niente apprezzato, perchè eccessivamente scriptati. Approcciandoci in maniera stealth all’avventura, infatti, quando siamo pronti per afferrare un avversario da tergo, il gameplay preferisce interrompere il flow dell’azione e dare vita a una sorta di cut scene che mostra in maniera spettacolare il modo in cui andremo ad atterrare il nostro avversario, non sempre in linea con quella che era la nostra posizione in gioco. Al di là dell’idea che mira alla spettacolarità, non ci è sembrata assolutamente in linea con la nostra esperienza in game, oltre a diventare incredibilmente monotona dopo le prime due ore di gioco.
– Varietà nel gameplay altissima
– Personalizzazione dell’Augmented più dettagliata
– Setting affascinante
Deus Ex Mankind Divided è l’esatta evoluzione di un concept sci-fi che aveva già colpito l’industria videoludica con Human Revolution. Dopo un lustro intero si torna a parlare interamente di Adam Jensen, di un’ambientazione terribilmente falcidiata dalla disgrazia dell’umanità e succube del terrore proveniente dall’ignorare il prossimo. Con un gameplay molto più definito, interfacce più immediate e un sistema di gioco che si arricchisce con nuovi poteri cibernetici, che ne vanno ad aumentare la varietà e la profondità dello stesso, è l’aspetto stilistico e artistico che ci ha permesso di addentrarci in un contesto ancora più tangibile e veritiero. In attesa di poter provare l’avventura completa, usciamo comunque soddisfatti da queste prime sei ore in compagnia di Adam Jensen, sentendoci di poter confermare che Eidos ha compiuto un importante passo in avanti, che non vediamo l’ora di poter apprezzare a pieno.