Anteprima

Detroit: Become Human

Avatar

a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Dopo un anno dal suo reveal, il primo gameplay trailer di Detroit: Become Human diventa finalmente giocabile qui ad E3 2017, permettendoci di provare in prima persona quanto quest’ultima opera di David Cage sia davvero sotto il controllo delle scelte del giocatore. Forte dell’esperienza con Heavy Rain e Beyond: Due Anime, Quantic Dream ha voluto prendere gli elementi migliori da entrambi i giochi, sfruttare una tech demo dall’alto potenziale narrativo e mettere in piedi l’esperienza più varia e movimentata realizzata finora dallo studio.

Connor, Marcus e Kara
In Detroit: Become Human torniamo ad impersonare non più uno ma tre personaggi principali.
Dopo aver già conosciuto Kara, il primo androide senziente, graziata dal suo assemblatore nella tech demo che Quantic Dream aveva realizzato per PS3, e Connor, il detective erede spirituale di Norman Jayden visto nel gameplay di E3 2016, il nuovo trailer mostrato durante lo show PlayStation di E3 2017 ci ha fatto conoscere Marcus, terzo personaggio giocabile che sembra lottare per la concessione degli stessi diritti degli umani agli androidi. Definito un “androide molto speciale”, Marcus possiede in qualche modo la capacità di “svegliare” gli androidi e renderli suoi seguaci in questa lotta per la loro libertà che saremo noi a determinare con le nostre scelte. Così lo scenario mostrato durante la conferenza, dove l’obiettivo è liberare alcuni androidi da una sorta di negozio dove vengono venduti, può evolversi seguendo percorsi anche completamente differenti tra di loro: tra le varie possibilità c’è quella di vedere Marcus finire in galera, così come la distruzione in rivolta della piazza o un approccio più pacifista e senza vittime.
Qualunque sia l’esito, ad ogni modo, la storia continua e si evolve di conseguenza, influenzando anche quella degli altri personaggi, proprio come in Heavy Rain. 
Questo si traduce non solo in un’ottima rigiocabilità, ma in una flessibilità tale che la storia di un giocatore potrebbe rivelarsi completamente diversa da quella di un’altra, proprio a causa delle singole scelte che la definiscono. Tanti giochi all’interno di un unico titolo, ancora una volta in grado di catturarci al suo interno grazie ad una carica emotiva e introspettiva che rappresenta il marchio di fabbrica di Cage e Quantic Dream, supportata da un performance capture già eccellente in Beyond e una qualità tecnica invidiabile.
L’unica domanda a questo punto rimane la più ovvia quando si parla di David Cage: videogioco o film interattivo?
Le emozioni di un androide
Sin dalla prima presentazione Detroit: Become Human si è dichiarato essere un’avventura il cui obiettivo è raccontare il contrasto tra la natura umana e quella degli androidi come mai è stato fatto prima, e considerando quello a cui ci ha abituato David Cage non abbiamo dubbi che potrebbe essere così.
In un mondo dove gli androidi hanno affiancato la popolazione umana per servirla, l’inatteso sviluppo della capacità di sentire emozioni ha scombussolato il loro ruolo di oggetti e ha reso davvero sottile la distinzione tra essere vivente e macchina. Un androide che prova emozioni e ha coscienza di sé può davvero essere considerato un insieme di circuiti e basta? Può accettare di vivere senza gli stessi diritti di cui gli uomini godono?
Questo conflitto psicologico non perde tempo a concretizzarsi fisicamente con l’arrivo di Marcus, androide senziente proprio come Kara e leader rivoluzionario che pretende di ottenere una libertà meritata già solo per l’essere in grado di comprenderla
Con queste premesse si capisce come la scena di gioco da noi provata, dove l’androide Connor è chiamato a salvare una bambina umana tenuta in ostaggio da un altro androide, assuma un valore ancora più alto della vita della piccola Emma. La stessa accoglienza della madre, disperata nel vedere che il detective inviato dalla polizia è proprio un androide, basta a comprendere la discriminazione che una grande parte degli umani prova nei confronti di ciò che è diverso da loro, un concetto non così estraneo alla realtà odierna che ci circonda.
Muovendoci all’interno dell’attico della famiglia Phillips notiamo subito una squadra SWAT che tiene sotto tiro il bersaglio, alcuni agenti a terra e due vittime, il sig. Phillips e un agente. Proprio come con Norman Jayden in Heavy Rain, il nostro compito è portare in giro Connor per analizzare quelle che potrebbero rivelarsi informazioni essenziali per il successo della missione, ovvero in questo caso per convincere l’androide Daniel a lasciar andare la piccola Emma sana e salva.
Ad accompagnarci durante l’esplorazione un indicatore di successo con una percentuale che può scendere o salire a seconda di quanto stiamo facendo bene il nostro lavoro: ogni analisi infatti serve a ricostruire gli avvenimenti ma senza un buon spirito di osservazione potremmo perderci i dettagli più importanti.
Conclusa la fase preparatoria ci dirigiamo sul tetto, dove inizia la negoziazione con Daniel, visibilmente destabilizzato e altamente pericoloso. I nostri argomenti di discussione sono come sempre legati alla pressione di un tasto, ma stavolta i più vantaggiosi rimarranno nascosti se non saremo stati bravi a trovare gli indizi. Una conversazione troppo generica non convincerà Daniel a fidarsi di voi, mentre le parole giuste possono far schizzare la percentuale di successo al 99%.
Anche a questo punto arrivano i finali: la stessa scena potrebbe concludersi con alcuni fallimenti totali, una parziale missione riuscita con il sacrifico di Connor utile a salvare Emma o l’uccisione del solo Daniel, con Emma e Connor che sopravvivono senza rischi. Queste opzioni sono solo quelle che Quantic Dream ha rivelato nel gameplay trailer, ma ciascuno degli esiti può avere sfaccettature ancora diverse, come hanno dimostrato le nostre due prove dove cambiando giusto qualche risposta ci siamo ritrovati a vivere due esperienze diverse.
Tre facce della stessa medaglia
Se tutto il gioco avesse la stessa struttura della scena di Connor, Detroit: Become Human sarebbe un titolo con parecchie lacune. David Cage e il suo producer ci hanno assicurato che gli scenari di Marcus e Kara hanno un loro stile diverso da quello di Connor e il loro gameplay è più dinamico e vivace.
Il trailer della conferenza sembra confermare queste affermazioni, ma attendiamo di vedere il gioco finale per capire quale sarà l’esperienza confezionata da Quantic Dream nel suo insieme.
D’altronde, i loro titoli non si sono mai basati su ciò che il gioco ci permette di fare ma su quello che ci fa sentire, in termini di emozioni e riflessioni.
Detroit: Become Human sembra portare questo concetto al massimo livello e la fiducia che ancora una volta Sony sta dando al game director francese di origini italiane ci fa capire che potremmo trovarci nuovamente di fronte a un capolavoro narrativo.

– tantissime scelte possibili

– non esiste il game over

– altissima rigiocabilità

– grande qualità tecnica

Ormai tutti conosciamo lo stile di David Cage e qual è l’obiettivo del suo lavoro: trasmettere qualcosa ai videogiocatori.

Detroit: Become Human si preannuncia come il suo titolo più introspettivo e allo stesso tempo dinamico, con tre personaggi dallo stile diverso che promettono di portare varietà in un gameplay che sicuramente non è frenetico né vivace.

La demo che abbiamo provato sembra interessante, ma due gameplay trailer in due anni iniziano ad essere troppo pochi, nell’attesa che lo sviluppo possa concludersi in fretta e portarci finalmente una delle esclusive PS4 più allettanti che Sony ha da offrire.

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite. Vuoi accedere?


Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.