Presentato inizialmente con un misterioso corto animato di pochi secondi e lo slogan “Prepare to Dine“, Code Vein si è infine rivelato al grande pubblico come un action rpg pesantemente ispirato a Dark Souls. Sviluppato dai creatori di God Eater, Code Vein non vuole rinunciare agli elementi che hanno decretato il successo di una formula di gioco molto apprezzata e ancora ben lontana da una parabola discendente che prima o poi coinvolge tutti. Artisticamente differente dall’iconica saga di From Software, L’estetica del nuovo progetto di Shift strizza l’occhio ai precedenti lavori del team di sviluppo e a Tokyo Ghoul.
Vampiri che divorano
Code Vein è ambientato in un futuro non troppo lontano, esattamente dopo che una calamità di natura ignota ha ridotto il pianeta sull’orlo del collasso. Un tempo prosperosi e movimentati, i luoghi che visiterete sono ormai ridotti a cumuli di macerie, palazzoni abbandonati e strade invase da mostruosità e dai cosiddetti Rovi del Giudizio, che si abbarbicano in lungo e in largo su ciò che rimane di una civiltà estinta. I giocatori prenderanno il controllo di uno dei redivivi, vampiri dalle abilità sovrannaturali che hanno perso la memoria e che hanno bisogno di consumare gran quantità di sangue: pena, la trasformazione in mostri osceni identificati come Corrotti. Appartenenti a una società segreta, i redivivi dovranno collaborare tra loro per evitare che ciò accada. Questa, al contempo, è una delle caratteristiche presenti nel gioco: durante le vostre peregrinazioni lungo il mondo perduto che visiterete, potrete essere accompagnati da un alleato che agisce in maniera autonoma, dandovi manforte durante i combattimenti. A tal proposito, Namco Bandai ha presentato due nuovi personaggi su cui ancora ci sono poche informazioni e ha anche introdotto il sistema di creazione del proprio alter ego.
Di Louis sappiamo che è spinto dalla nobile intenzione di voler aiutare i redivivi. S’inoltrerà all’interno del territorio di Vein alla ricerca della fonte delle gocce di sangue, che possono fungere da surrogato per il sangue umano. È un grande spadaccino a una mano ed è in grado di prodursi in agili manovre evasive grazie alla sua armatura da orco.
Su Io, invece, si sa ancora meno: è una rediviva che conosce bene il posto, ma come gli tutti gli altri ha smarrito la propria memoria. Sarà tuttavia molto utile al giocatore, perché lo accompagnerà durante le fasi esplorative.
Fight for Blood
Buone nuove arrivano dal sistema di combattimento, che da quanto visto finora sarà piuttosto vario e in grado di soddisfare i diversi stili di gioco degli utenti, con armi dotate di un proprio moveset specifico, punti di forza e debolezze. Si consideri inoltre la presenza di un sistema di Doni, in grado di ampliare a dismisura le possibilità offerte dal combat system. Utilizzandone fino a un massimo di otto si espande ulteriormente il ventaglio delle azioni di attacco e di difesa, alle quali vanno poi aggiunte le abilità passive che si acquisiranno indossando oggetti o equipaggiamenti particolari.
Come si conviene a ogni souls-like che si rispetti, un marcato accento è posto sulla stamina, da cui dipendono attacchi, azioni, evasioni, scatti e i cosiddetti prosciugamenti. Questi ultimi sono in grado di aumentare in modo importante il computo totale dei danni inflitti, ma possono essere usati dopo un parry, con un attacco alle spalle o con un attacco combo.
Col sistema di concentrazione, inoltre, è possibile aumentare temporaneamente le proprie caratteristiche, così da poter avere qualche chance di vittoria in più durante i momenti più disperati, o ottenere dei bonus al soddisfacimento di determinate condizioni di battaglia.
Non è da sottovalutare il supporto che potrà dare il compagno, il quale potrà eseguire dagli attacchi ai fianchi, propiziare dei buff o condividere dei punti salute.
Non siamo rimasti molto colpiti dalle animazioni e dal comparto tecnico, che sembra ancora un po’ troppo grezzo. Anche la composizione degli ambienti sembra suggerire un certo riciclo che potrebbe rendere le ambientazioni un po’ monotone, ed è tutto da verificare il modo in cui gli sviluppatori vorranno mettere un po’ più di brio a situazioni di gioco che, dopo molti souls-like, potrebbero sapere di già visto.
– Sistema di combattimento potenzialmente molto vario
– Presenza di abilità adattate al contesto di gioco e al tipo di personaggio
Code Vein non vuole essere l’ennesimo souls-like che si adagia beatamente sulle certezze di un genere ben rodato e apprezzato da un’ampia fetta di pubblico. Vuole proporre un mix tra action ed RPG che possa beneficiare di diverse nuove aggiunte che, sulla carta, potrebbero offrire davvero qualcosa di diverso dal solito, unendolo allo stile tipico che ha caratterizzato i precedenti lavori della software house.