Quando pensiamo al manga di Berserk, non possiamo far altro che immaginare una storia medievale cruda e violenta, dalle tinte rosse sanguinolente in grado di far torcere le budella a coloro che, per ignoranza o per sensibilità, non sono avvezzi a questo particolare mondo. Lasciamo i discorsi relativi alla deriva più tenera che si imputa alla serie nel corso di questi ultimi anni ai commenti e consideriamo l’arrivo sugli scaffali a fine febbraio del corrispettivo videogioco, di cui abbiamo finalmente potuto provare la prima ora e mezza negli studi di Koch Media a Milano. Il genere scelto per la trasposizione videoludica di Berserk è quello dei Musou e non a caso lo studio di sviluppo designato per l’arduo compito è proprio quello degli Omega Force, noti soprattutto per la serie Dinasty Warrior. Un segno di fabbrica all’insegna di una tradizione, che da tempo però non riesce più a fare breccia nel cuore degli occidentali.
Potrà dunque una serie amata come Berserk risollevare le sorti di un genere che al di fuori della terra del Sol Levante non ha mai avuto un ampio pubblico a cui parlare?
Gli sviluppi della trama
Il gioco si sviluppa sugli stessi intrecci che i fan conoscono: prenderemo le parti di Gatsu, un mercenario dal futuro più sofferto di quanto non lo possa essere stato il suo passato. Il suo destino lo farà incrociare con la banda dei falchi, un gruppo di soldati appartenente alla fazione opposta che, dopo aver cercato di derubarlo, finirà con l’imprigionarlo. Il suo essere uno spirito libero lo porterà a un combattimento contro il comandante di questi uomini, Griffith, con la vittoria e la libertà da una parte, e la sconfitta e la completa sottomissione dall’altra. Potete ben immaginare che la vittoria non sarà l’esito di questo scontro e da qui in poi continueranno le vicende, che i più di voi conoscono.
La modalità storia del gioco si divide in molteplici capitoli divisi in battaglie (4 disponibili durante la prova) ed eventi, semplici dialoghi utili per arricchire di informazioni il background dei personaggi. Tornando alle battaglie, sono tutti precedute da un briefing di come si svolgerà la missione ed elencano, al pari degli alleati e dei nemici che troveremo durante la battaglia, anche i Behelits, fondamentali espedienti narrativi di Berserk, che nel gioco rivestono il ruolo di obiettivi secondari da raggiungere per sbloccare particolari carte alla fine della battaglia. Qui è presente anche la selezione del personaggio e la possibilità di equipaggiare oggetti per migliorare le statistiche del personaggio.
Un musou come gli altri
Le meccaniche di gameplay, una volta in partita, sono le stesse a cui anni e anni di Musou ci hanno abituato, con qualche peculiarità propria che però fatica ad emergere sul button-smashing generale che imperversa durante gli scontri. Considerate che le combo variano solamente in base al livello raggiunto e in base a quante volte possiamo eseguire l’attacco veloce per poi concludere la combo con quello pesante. Eseguendo un numero elevato di uccisioni riempiremo una particolare barra che ci permetterà di attivare la modalità frenzy realizzando danni moltiplicati e subendo danni ridotti; più volte sarà attivata durante la battaglia, maggiori saranno i benefici che otterremo. Ad essa si accoppia una seconda barra, dipendente dall’esecuzione di mosse chiamate Obliteration, che concluderanno alcune delle combo. La barra suddetta è anche collegata alla mossa finale, assolutamente devastante contro ogni tipo di nemico.
Si deve riconoscere l’impegno nell’aver creato un sistema particolarmente variegato per quanto riguarda il moveset dei diversi personaggi che, pur terminando sempre in una totale carneficina, diversifica perlomeno le dinamiche di avanzamento.
Siamo anche riusciti a provare una modalità parallela alla storia dal nome Endless Eclipse, che consiste in una sorta di sequenza di livelli di difficoltà sempre crescente che riprende le ambientazioni della storia e ce le fa riaffrontare con obiettivi sempre diversi, anche se tutti del tipo “distruggi Tizio” oppure “ripulisci l’area da Caio”. Purtroppo ad essa siamo riusciti a dedicare solo pochi minuti, senza riuscire ad andare oltre il quinto livello, per cui rimandiamo un’analisi più approfondita in sede di recensione.
Sul versante tecnico, il gioco mostra i segni di uno sviluppo cross-gen e cross-platform, considerando che non solo è previsto per ps4 e pc, ma in terra natia è stato rilasciato anche per ps3 e psvita. Il dettaglio grafico è quindi scarso e così la mole poligonale di personaggi e nemici. L’intelligenza artificiale, com’è usuale per i Musou non è stata pervenuta, come invece è successo per bug relativi sia alla fisica sia alle animazioni. Lodiamo la scelta di inserire dei filmati, presumibilmente tratti dall’anime di Berserk, come cutscenes del gioco.
– Il manga offre una narrativa già nota e apprezzata
– Può offrire un fan service godibile
Berserk and the Band of Hawk è un prodotto che ha ragion d’essere in Occidente a patto di considerare l’ampio bacino di pubblico creato dalla fama della serie. Vestire i panni di Gatsu e affrontare le avventure del manga possono essere delle ragioni sufficienti per soprassedere alle mancanze, da tempo note, del genere Musou. Per quanto visto infatti il gameplay non ci è apparso in alcun modo rivoluzionario o particolarmente ispirato da poterci far consigliare il gioco a chi da sempre è detrattore di questo mondo.