Alfred Hitchcock - Vertigo | Recensione - Meglio non scomodare i classici
La nuova avventura di Pendulo Studios non riesce a rendere onore alla storica pellicola del maestro del brivido.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Pendulo Studios
- Produttore: Microids
- Distributore: Microids
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , PS5
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 16 dicembre 2021 (PC) - 27 settembre 2022 (console)
Essere l’adattamento di un’opera famosa è un’arma a doppio taglio. Da una parte, avere un nome altisonante aiuta ad attirare l’attenzione del pubblico, che sicuramente sarà incuriosito dall’assonanza con l’opera originale; dall’altra, però, si creano anche delle aspettative che, talvolta, difficilmente possono essere soddisfatte.
Pendulo Studios, un team che di avventure grafiche ne sa più di qualcosa, ha deciso di realizzare un’opera liberamente ispirata ad una delle opere più famose del maestro del brivido, dal titolo Alfred Hitchcock – Vertigo, disponibile su PC, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One e Nintendo Switch.
Per chi non lo sapesse, Vertigo è il titolo originale del film che in Italia conosciamo come La donna che visse due volte, con protagonista l’indimenticabile James Stewart.
Pur sapendo che il gioco era solamente ispirato all’opera originale, la scelta fatta dagli sviluppatori ci ha comunque colpiti, complici anche i primi trailer che promettevano una storia intrigante, seppur completamente diversa rispetto a quella vista nel film. E forse sì – sarebbe stato meglio scegliere un altro titolo.
Un misterioso senso di vertigine
La storia di Vertigo (abbrevieremo così il titolo completo del gioco) si apre Ed Miller, uno autore afflitto dal celeberrimo blocco dello scrittore, che si sveglia improvvisamente su una strada deserta. La sua macchina sembra essersi distrutta cadendo da un precipizio, e poco lontano una figura misteriosa si trova affacciata su un ponte, apparentemente in procinto di buttarsi di sotto.
Ed viene colpito da un’improvvisa rivelazione: la figura sul ponte è suo padre. Cerca così di raggiungerlo per impedirgli di buttarsi, ma non fa in tempo, e l’uomo scompare prima che possa raggiungerlo. Ed sale così a sua volta sul parapetto del ponte, convinto non solo della morte del padre, ma anche di aver causato la morte della figlia e della moglie, che si trovavano nell’auto. Prima che possa effettivamente lanciarsi nel vuoto, Ed comincia a soffrire di vertigini, e viene salvato da un passante.
La scena successiva ci porta a casa di Ed, dove lo scrittore si trova confinato a letto. Poco dopo, riceve la visita di una psicoterapeuta, la dottoressa Julia Lomas. La dottoressa è stata chiamata a causa dei deliri di Ed; nonostante le ricerche, infatti, non risulta che sia mai stato sposato o che abbia mai avuto una bambina.
Una delle tematiche affrontate nel corso della storia è proprio quello della credibilità dei ricordi; Ed si troverà a scavare nelle sue memorie per scoprire quanto c’è di vero, con l’aiuto della dottoressa Lomas. Sarà attraverso i loro occhi che vivremo la storia, insieme a quelli di un terzo personaggio, lo sceriffo Nick Reyes, intento ad indagare su un omicidio che potrebbe coinvolgere da vicino anche Ed.
La centralità di queste tematiche nella narrativa è il vero richiamo che troviamo all’opera originale di Hitchcock, nella quale il protagonista era chiamato a più riprese a dubitare della sua mente e delle sue conoscenze.
Purtroppo, la storia di Vertigo riesce solamente a metà nel suo intento. Da una parte, l’intreccio narrativo è interessante, e ci sono abbastanza colpi di scena da tenere alto l’interesse per tutta la durata dell’avventura.
Al contempo, però, ci sono diversi difetti che affliggono il comparto narrativo (che in un’avventura grafica è, ovviamente, uno degli aspetti principali). Innanzitutto, la scrittura dei personaggi, soprattutto quella del protagonista, scritto in modo da risultare incredibilmente odioso.
Sebbene venga data una spiegazione per il suo carattere, spesso e volentieri i suoi modi di fare sono semplicemente strani, e vanno al di là di quello che potrebbe essere un difetto del personaggio; i dialoghi sono spesso forzati e poco realistici in conseguenza di ciò e risultano anche poco immersivi.
In secondo luogo, il doppiaggio.
Vertigo è doppiato solamente in inglese, e se il resto del cast ha fornito delle performance abbastanza solide, quella del protagonista è decisamente… strana. Non ci sono parole migliori per descriverla: alcune battute sono recitate nel modo giusto, ma in altri casi il modo in cui Ed parla sembra totalmente disconnesso rispetto a quello che sta accadendo (e no, si capisce che non è una cosa voluta).
Infine, le scelte. Spesso e volentieri il gioco ci metterà di fronte a dei dialoghi a scelta multipla, con delle opzioni apparentemente contrastanti tra loro che sembrerebbero condurre ad esiti differenti per il prosieguo della storia. Ci vuole poco, però, per capire che la trama ha in realtà un unico filone, e che l’impatto delle scelte fatte nei dialoghi si limita a poche linee di testo differenti.
Chiariamoci, il problema non sta nel fatto di avere una trama lineare, che andrebbe benissimo; sta nel creare un sistema di scelte che sembra dare più e più volte libertà al giocatore, quando poi non è così.
Le problematiche purtroppo continuano sotto il profilo tecnico. Se la realizzazione delle ambientazioni risulta piuttosto convincente, lo stesso non si può dire dei personaggi, che risultano troppo legnosi nelle loro animazioni, soprattutto dei volti. Spesso e volentieri, inoltre, la sincronizzazione del movimento labiale con il doppiaggio va a farsi benedire, creando delle situazioni involontariamente comiche.
Come se non bastasse, ci sono dei momenti in cui il gioco soffre di rallentamenti (anche nella versione PlayStation 5, disponibile in edizione fisica su Amazon), ed in più ci sono dei lunghi, lunghissimi caricamenti praticamente per qualsiasi cosa.
Il sonoro è uno degli aspetti su cui invece abbiamo avuto impressioni positive, principalmente perché, grazie alla licenza, gli sviluppatori hanno potuto riutilizzare le storiche tracce composte da Bernard Herrmann per il film, che sono godibili oggi come allora.
Ricostruire la verità
Dal punto di vista del gameplay, Vertigo potrebbe essere classificato come un’avventura grafica: nello specifico, la struttura di gioco ricorda molto da vicino quella vista nelle avventure di Quantic Dream, in particolare nel loro ultimo lavoro, Detroit: Become Human.
In buona sostanza, l’esperienza si avvicina a quella di un film interattivo. Ci sono dei frangenti in cui è possibile muoversi liberamente, ma le aree da esplorare sono sempre limitate, così come gli oggetti con cui interagire.
Le sezioni in cui è richiesto un maggiore impegno da parte del giocatore sono quelle in cui si visitano i ricordi di Ed. Qui potremo riavvolgere dei brevi spezzoni della sua memoria, alla ricerca di dettagli che non collimano e che rivelano una falla nei suoi ricordi.
L’impegno richiesto è davvero minimo, anche perché durante tutta l’avventura ogni oggetto d’interesse viene segnalato visivamente, dunque è impossibile non capire come procedere; nonostante questo, però, le sezioni dei ricordi sono comunque interessanti e soddisfacenti, complice anche il fatto che spesso è proprio in queste fasi che si nascondono dei colpi di scena a livello narrativo.
La maggior parte dell’avventura, dunque, la passeremo in modo passivo, seguendo le vicende narrate ed eseguendo i saltuari input che ci vengono richiesti. E questo non sarebbe problematico di per sé, perché ci sono molti giochi che adottano questo approccio e riescono a consegnare ai giocatori esperienze memorabili e coinvolgenti.
Il problema viene da altri fattori. Innanzitutto, il sistema di scelte, di cui vi abbiamo già parlato; il gioco vi porrà costantemente di fronte a delle scelte, ma una volta compreso che l’impatto delle nostre decisioni è praticamente inesistente tutto il pathos va a farsi benedire.
E lo stesso vale per i QTE che ogni tanto fanno capolino nel corso dei filmati. Spesso e volentieri anche qui un fallimento non comporta alcuna conseguenza, dunque i QTE diventano soltanto un compitino meccanico da eseguire per andare avanti.
A proposito di compiti meccanici, non possiamo non citare anche alcune sezioni del gioco dove saremo chiamati a svolgere delle mansioni completamente inutili ai fini della storia o dello sviluppo dei personaggi. In più di un’occasione abbiamo avuto la sensazione che gli sviluppatori abbiano cercato di allungare l’esperienza di gioco in modo forzato, senza un reale bisogno di farlo.
Arrivare alla fine di Vertigo vi richiederà circa 10-12 ore, ma abbiamo avuto l’impressione che ne sarebbero bastate anche meno per dire tutto quello che c’era da dire.Tirando le somme, insomma, è difficile consigliare spassionatamente Vertigo.
La storia del gioco, pur non avendo nulla a che spartire con l’opera a cui si è ispirato (che vi consigliamo di recuperare assolutamente su Amazon), è intrigante ed i colpi di scena non mancano, ma la struttura fa acqua da tutte le parti, tanto sotto il profilo tecnico quanto sotto l’aspetto puramente ludico.
Versione recensita: PS5
Voto Recensione di Alfred Hitchcock - Vertigo - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Storia interessante
Contro
-
Scelte senza impatto narrativo
-
Numerosi problemi tecnici
-
Esperienza allungata artificialmente
Commento
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