A Little to the Left | Recensione - Il (quasi) paradiso dei maniaci dell'ordine
Penso di avere un problema di mania dell'ordine e A Little to the Left ci va proprio a nozze.
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a cura di Stefania Sperandio
Editor-in-chief
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Max Inferno
- Produttore: Secret Mode
- Distributore: Secret Mode
- Piattaforme: PC , SWITCH
- Generi: Puzzle game
- Data di uscita: 08 novembre 2022
Prima la penna rossa, poi la blu e la nera, allineate. Davanti, la matita. Accanto, sul lato sinistro la gomma, sul lato destro il temperamatite – e guai a chi li sposta.
Ho sempre saputo di avere qualche problemino con il mettere e tenere in ordine le cose fin da quando, sul mio banco alle scuole elementari, ogni mattina facevo questo ragionamento mentre mi "apparecchiavo" la tavola per le lezioni. Le cose dovevano avere un ordine, un senso, una compostezza. Non credo mi sia mai passata, ho sempre fatto lo stesso sul banco delle scuole medie, del liceo e sui banchetti delle università.
Ecco perché, quando ho adocchiato A Little to the Left, ho capito che ci sarei andata a nozze. Se esiste un gioco che dia sfogo a quella piccola fissazione ossessiva compulsiva per il tenere in ordine le cose, ho un bisogno fisico di sapere cosa fa e come lo fa.
E, effettivamente, A Little to the Left mantiene la sua premessa, rivelandosi un puzzle game per chi vuole prendersi un momento di svago ma – e non è una cosa da sottovalutare – non è sempre e davvero rilassante come il suo concept poteva fare immaginare...
Unpacking e i suoi figli
I videogiochi dal piglio rilassante, dove non ci sono nemici da abbattere né obiettivi o risorse da impilare, stanno vivendo un periodo molto florido: basterebbe pensare al fatto che abbiano una loro conferenza – i Wholesome Games di solito presentati durante i grandi appuntamenti dell'anno.
Oltretutto, da quando Unpacking ha ottenuto uno straordinario successo, abbiamo visto una serie di suoi epigoni tentare di replicarne le atmosfere. Il gioco, reso popolare anche dal lancio su Xbox Game Pass (trovate l'abbonamento su Instant Gaming) lo scorso anno e premiatissimo, metteva nei panni di una protagonista che, col procedere della sua vita, traslocava di casa in casa e doveva disfare le scatole e riordinare le sue stanze. Lo faceva in modo brillante, riuscendo a raccontare una storia e a risultare davvero rilassante.
A Little to the Left ha un'anima simile, anche se il piglio narrativo in questo caso è praticamente ridotto a zero. Il gioco vi propone diversi puzzle, scenario per scenario, con degli oggetti di svariato tipo da riordinare – e non vi dice come. Il punto, però, è che per ogni schema proposto c'è una sola soluzione corretta. Al contrario di Unpacking, quindi, non c'è da sbizzarrirsi nel trovare la sistemazione che più vi piace (a patto di non mettere le forchette in bagno, ovvio), ma c'è da capire quale lato della vostra mania dell'ordine gli sviluppatori stiano cercando di evocare.
Una schermata che propone cinque cucchiai di dimensioni diverse, ad esempio, in alcuni di voi scatenerà la voglia di allinearli dal più grande al più piccolo, ma il gioco si aspetta che li mettiate uno sull'altro in dimensione decrescente, come fareste in un cassetto delle stoviglie, per occupare meno spazio possibile.
A Little to the Left è pieno di trovate di questo tipo e, all'ennesimo puzzle che dà soddisfazione alla vostra mania dell'ordine, vi renderete conto che non siete gli unici a ragionare schematizzando le cose in un certo modo. I barattoli della farina – o qualsiasi cosa ci sia dentro – finiscono così ordinati per capacità o per il variare delle sfumature di quello che contengono, a seconda del livello.
In questo caso, il gioco è strutturato in cinque capitoli formati ciascuno da diversi livelli singoli: al contrario di Unpacking, insomma, non si tratta di riordinare diverse stanze della stessa casa, ma di risolvere lo schema proposto e passare al successivo. Il tutto, con una variante felina molto simpatica, dal momento che di tanto in tanto a intervenire nei vari puzzle sarà il gatto che gironzola per il mondo di gioco, spostando qualcosa che avevate già sistemato e strappandovi di sicuro qualche sorriso.
Giocare con l'essere ordinati
Dal punto di vista del design dei puzzle, A Little to the Left ha diverse idee brillanti che danno soddisfazione immediata. Altre, invece, sono contro-intuitive e vi faranno capire che il gioco ha momenti sì rilassanti, ma potrebbe anche farvi snervare.
Se vedete degli oggetti che riordinereste in un certo modo, ma il livello non vi viene indicato come completato, potreste scervellarvi un po' per capire come gli sviluppatori abbiano immaginato che quelle cose andassero messe al loro posto. E potrebbe darvi un po' di fastidio, se il loro modo non coincide con il vostro.
Se riordinare le cartucce del vostro NES in modo che siano allineate, o suddividere le scatolette del cibo per gatto per colori, sono operazioni molto chill e ben pensate, i puzzle dove vi viene richiesto di riallineare uno scarabocchio disegnato su post-it differenti potrebbero risultarvi ben poco stimolanti.
Per fortuna, il gioco vi viene in soccorso e vi propone la possibilità di vedere la soluzione del livello – con una deliziosa trovata illustrata – o addirittura di saltare un livello se non riuscite a capire cosa vi stia chiedendo di fare. Sono soluzioni ottime per evitare momenti di frustrazione, ma a cui si sarebbe fatto ricorso meno se alcuni puzzle fossero stati al livello di brillantezza della maggior parte degli altri.
Alla sua offerta ludica dei cinque capitoli principali, A Little to the Left somma anche delle sfide giornaliere che cambiano a intervalli regolari, in modo che abbiate sempre un puzzle con cui divertirvi a giocare, se lo gradite.
Una buona trovata per aumentare la longevità non altissima, anche se i puzzle si muovono comunque per template – riordinare per grandezza, per colore, per capacità, per disegno e così via – e dopo aver assaggiato un po' tutte le tipologie la freschezza comincia a venir meno.
A Little to the Left e la parte dell'occhio
Dal punto di vista della direzione artistica, A Little to the Left è un vero splendore. Nel nostro caso, abbiamo giocato la versione PC attraverso Steam Deck (ufficialmente non supportata, ma il gioco funziona perfettamente, touchscreen compreso) e le palette di colori scelte da Max Inferno, insieme allo stile illustrato, sono un vero piacere per gli occhi.
Ogni singolo oggetto non risulta mai fuori posto nel mondo creato dal gioco, grazie a uno stile coerente e gradevole a vedersi. A questo si somma una colonna sonora che valorizza l'aspetto rilassante, mentre i controlli basati sul puntatore e il trascinare gli oggetti nel posto giusto ben si legano anche all'approccio tramite controller, oltre che con il mouse.
Il risultato è quello di un videogioco che non tradisce affatto chi si aspettava un'esperienza chill, capace però di offrire anche un certo livello di sfida – non sempre ben bilanciato, a causa di puzzle a volte contro intuitivi – che è possibile bypassare in caso risulti sgradito.
Ecco che così vi ritroverete ben presto, a fine giornata, a concedervi «uno o due puzzle» su A Little to the Left prima di andare a dormire, vedendoli diventare magari cinque o sei per quella dinamica da «solo un altro e stacco» che i videogiocatori ben conoscono.
Versione recensita: PC (su Steam Deck)
Voto Recensione di A Little to the Left - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Direzione artistica deliziosa
-
Si possono saltare i puzzle frustranti
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Alcune idee particolarmente riuscite
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Gira bene anche su Steam Deck
Contro
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Non tutti i puzzle sono brillanti e immediati
-
Rilassante e rompicapo non sempre stanno bene nello stesso concept
Commento
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