Nell’attuale generazione videoludica i GDR orientali, conosciuti meglio come J-RPG, stanno vivendo un momento difficile, soprattutto nell’ambito home console, laddove in passato uscivano titoli di spessore con una certa regolarità. Oggi, a parte una singola perla dal gusto molto occidentale (Demon’s Souls), non si può dire la stessa cosa: ripetitività nelle storie raccontate, personaggi stereotipati, gameplay sempre più astrusi hanno tarpato le ali a numerosi progetti. Fortunatamente esiste ancora una software house che si ricorda come si sviluppa un J-RPG degno di tale nome evitando di scimmiottare l’occidente, cercando la propria identità nella tradizione, senza dimenticare di rinfrescare alcune meccaniche di gioco oramai superate, creando il giusto mix tra vecchio e nuovo racchiudendo il tutto in un solo gioco: Xenoblade Chronicles.
Colonia 9, qui tutto bene…Bionis e Mechanis, due divinità eterne si affrontano da tempo immemore in una dura battaglia, fino al momento in cui la loro essenza vitale svanisce e le lascia immobili proprio nel momento in cui entrambe sferrano il colpo finale. Miliardi di anni dopo il corpo di Bionis è divenuto la dimora di moltissimi esseri viventi, tra cui gli Homs, i Nopon e gli Haientia. I primi sono sotto la costante minaccia di una fazione opposta, i Mechan, macchine da guerra immuni a qualsiasi arma umana e ghiotte di esseri viventi. Solo la Monade, una spada misteriosa e antichissima, è in grado di perforare le difese avversarie e salvare la vita su Bionis. Una dura e intensa battaglia vede il trionfo degli Homs sui Mechan, ma passa solo un anno e le forze nemiche tornano alla ribalta, più forti di prima e soprattutto con macchine immuni alla Monade. Intanto nella Colonia 9 troviamo Shulk, il giovane protagonista, in compagnia del suo amico d’infanzia Reyn. I due vivono felici e tranquilli all’interno della colonia, ma proprio quando la pace sembrava durare per sempre ecco che i Mechan attaccano di nuovo le popolazioni di Bionis. Questo episodio segnerà profondamente i due, cambiando per sempre la loro vita e dando inizio alla grande avventura che li aspetta. La storia narrata in Xenoblade Chronicles è solida, ben raccontata, può vantare alcuni colpi di scena interessanti e soprattutto non accenna cali d’intensità durante tutto l’arco narrativo. In molti faranno subito il paragone tra il cast di Xenogears e quello di Xenoblade, è c’è da dire che da questo punto di vista non si arriva agli altissimi livelli della precedente produzione Monolith Soft. Se da una parte abbiamo un protagonista finalmente slegato dagli stereotipi del genere, dall’altra abbiamo il fidato Reyn, che sembra una versione aggiornata di Wakka di Final Fantasy X, Sharla si spegne poco dopo averla reclutata e l’animale di turno, il “simpatico” Riki, appartenente alla specie dei Nopoon, è il classico personaggio irritante e puccettoso visto e rivisto. Dall’altra parte abbiamo Dunban, Shulk, Fiora e Melia, che reggono la scena in maniera egregia dimostrandosi dei personaggi di spessore e, soprattutto, diversi dal solito.
One VisionIl battle system di Xenoblade Chronicles è la versione corretta e snellita di quello visto in Final Fantasy XII nel 2007. L’attacco base sarà automatico, mentre le tecniche dovranno essere selezionate manualmente dal giocatore. Ognuna di esse infliggerà un maggior numero di danni se colpirete il nemico dalla posizione descritta nella didascalia della tecnica (di lato, da dietro o di fronte), aggiungendo anche degli effetti secondari come il sanguinamento, fiaccamento e atterramento, tre malus molto importanti che possono essere concatenati tra loro per liberarsi degli avversari in maniera ancor più veloce. Ovviamente esistono altri bonus e malus da utilizzare che scoprirete man mano che i personaggi, salendo di livello grazie ai classici punti esperienza, apprenderanno. Potrete controllare direttamente un personaggio alla volta, non siete vincolati al protagonista sarete liberi di scegliere, anche in base al vostro modo di giocare o semplicemente per variare un po’. I due compagni saranno gestiti completamente dall’intelligenza artificiale, potrete solo impartire tre comandi principali od ordinare la fuga da una battaglia pericolosa; fortunatamente l’I.A. si comporta in maniera egregia utilizzando tutti gli attacchi a disposizione senza risultare la classica palla al piede. In alto a sinistra troverete la barra gruppo divisa in tre segmenti che si caricheranno grazie all’utilizzo di tecniche speciali, l’incoraggiamento dei compagni in difficoltà o schivando attacchi critici. Con un solo segmento potrete rianimare un compagno caduto o metterlo in guardia da una visione (di cui parleremo più avanti), con la barra piena potrete scatenare un assalto di gruppo dove avrete il pieno comando di tutto il party e infliggere danni devastanti concatenando le tecniche più potenti ed efficaci di cui disponete. Ad influenzare l’andamento delle battaglie ci pensano anche le abilità passive di cui ogni personaggio è dotato, potrete apprenderne quindici a testa e, attraverso la rete d’abilità, avrete modo di assegnare particolari capacità ai compagni con cui avete legato maggiormente. Il legame emotivo è dunque un altro aspetto molto importante, non solo per le battaglie ma anche per scoprire lati nascosti dei protagonisti del gioco. I dialoghi empatici sono luoghi specifici dove due compagni, a patto che abbiano un legame d’amicizia solido, possono iniziare una conversazione dove ricordano eventi del passato e cementano la loro relazione.Il potere principale della Monade è la visione di eventi futuri prossimi e lontani. Questo aspetto si riflette sia sul gameplay sia sulla ricerca di oggetti per le quest secondarie. Nel primo caso saprete in anticipo quando un avversario sta per sferrare un attacco particolarmente potente, a chi è diretto e quanti danni saranno inflitti. Per evitare il colpo avrete due opzioni: avvertire il vostro compagno sacrificando una delle tre barre gruppo, così da anticipare il nemico e attaccarlo, oppure usare uno dei poteri della Monade per creare uno scudo in grado di proteggervi automaticamente dall’attacco. Questa tecnica però dovrà essere pari o superiore al livello del colpo avversario altrimenti non avrà l’effetto desiderato. Le capacità della spada non finiscono qui, permette ad esempio ai compagni di colpire duramente i Mechan, può sferrare un attacco particolarmente potente contro di essi e così via: man mano che proseguirete nella storia otterrete nuovi poteri. Da come avrete capito il sistema di combattimento appare piuttosto complesso ma basteranno un paio d’ore di pratica per prendere confidenza e sfruttare al massimo le sue caratteristiche, inoltre il gioco introduce un elemento di seguito all’altro sfruttando un rapido tutorial che può essere approfondito nella voce apposita rintracciabile nel menu.
Faccio cose, vedo gente…Xenoblade Chronicles è gigantesco, non solo per la sua componente esplorativa ma anche per la mole di sub quest e la cura maniacale in ogni minimo dettaglio. Ad esempio il gioco implementa un sistema di “obiettivi” chiamati “imprese” e “record”. La loro presenza non è relegata al mero registrare gesta eroiche, bensì fornisce preziosi punti extra per salire di livello e diventare più forti. Non solo, anche l’esplorazione è incentivata in questo modo, tutte le nuove aree scoperte forniranno punti, i luoghi segreti ancora di più, mentre i PDR (Punti di Riferimento) diventeranno dei fantastici “segnalibri” per teletrasportarsi alla velocità della luce da un punto all’altro della mappa o addirittura del mondo intero. Unite questo comodo metodo di viaggio al fatto che potrete salvare la partita in ogni punto del gioco e i sogni proibiti di milioni di appassionati diventano realtà. Andando avanti troviamo l’equipaggiamento del party, suddiviso in sei diverse parti: ognuna di esse può ospitare uno o più castoni dove troveranno posto delle particolari gemme in grado di aumentare le statistiche di base dei personaggi e donare capacità specifiche nei vari reparti. Ad esempio, la resistenza al veleno oppure l’elemento elettrico all’arma, le possibilità di personalizzazione sono infinite da questo punto di vista poiché le gemme sono tantissime distribuite su cinque livelli di qualità. I preziosi potranno essere recuperati tramite scrigni rari, completando le sub quest oppure creandole direttamente. Il processo di creazione si basa sulla qualità dei minerali trovati su Bionis, ognuno di essi porterà alla creazione di una gemma con determinate caratteristiche. Potrete utilizzare fino a otto minerali, l’importante è raggiungere e superare il cento per cento in una o più qualità. Una volta ottenuto il numero magico potrete iniziare a cuocere le gemme: serviranno un tecnico e un’aiutante, la buona riuscita risiede nel rapporto d’amicizia tra i due lavoranti, inoltre ogni personaggio ha capacità diverse per entrambi i ruoli, questo condizionerà il risultato finale della cottura. La fucina ha tre diversi livelli di fuoco (forte, medio, basso) che influenzeranno in maniera particolare la creazione delle gemme.La maggior parte delle sub quest richiedono l’uccisione di un determinato mostro o il ritrovamento di oggetti particolari, a volte delle vere e proprie liste della spesa. Sarà dunque fondamentale esplorare ogni anfratto di città, dungeon e valli per raccogliere il maggior numero di oggetti, molti utili per guadagnare denaro mentre altri si potranno scambiare con la gente del posto. Nella stragrande maggioranza dei casi non ci sarà nemmeno bisogno di tornare da chi vi ha commissionato la quest, evitandovi viaggi a ritroso e incredibili sforzi mnemonici per ritrovare il passante a cui serviva la catenina della nonna. Visto l’alto numero di persone con cui è possibile interagire e stringere amicizia, questa è stata la scelta migliore per evitare ai giocatori una stressante e disperata ricerca.
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuotoAnalizzare Xenoblade Chronicles dal punto di vista tecnico non è semplice. Innanzitutto bisogna prendere in considerazione la piattaforma sui cui gira, un hardware vecchio appartenente alla scorsa generazione di console. Difatti il titolo Monolith mostra il fianco in più di un’occasione, soprattutto quando si parla di animazioni e mole poligonale. Le movenze dei personaggi appartengono a un lontano passato, una serie di movimenti preimpostati per ogni situazione, come ruotare il braccio per distendere i muscoli o incrociare più volte le braccia. Gli stessi modelli poligonali dei protagonisti non godono di un dettaglio grafico particolarmente elevato, si salvano le espressioni facciali che fortunatamente sono credibili e ben realizzate. Xenoblade però non è solo questo, dalla sua può vantare immense aree da esplorare vive e pulsanti, una natura incontaminata il più delle volte si alterna a scenari fantasy e sci-fi senza subire cali qualitativi. L’esplorazione delle enormi ambientazioni di gioco sarà dunque piacevole come non mai, del tutto priva di caricamenti anche se c’è da sottolineare la vistosa presenza di pop up, non solo di elementi del fondale ma anche dei numerosi ciuffi d’erba sparsi sul terreno. Tuttavia il risultato finale regala una sensazione di maestosità e grandezza uniche per il genere e soprattutto strappa i giocatori da claustrofobici corridoi lunghi e stretti. Maestosa e incredibilmente varia è la colonna sonora, dal battle theme alla traccia del menù iniziale per selezionare una nuova partita si rimane incantati dall’altissimo livello raggiunto dal maestro Yasunori Mitsuda, senza dimenticare la talentuosa Yoko Shimomura. Ogni brano si sposa perfettamente con l’ambientazione di turno o una cut scene particolare, avere in mano il CD della colonna sonora dopo aver giocato Xenoblade diventa quasi un obbligo Per quanto concerne il doppiaggio avrete la possibilità di scegliere tra la lingua inglese e quella giapponese, entrambi i lavori sono di buona fattura sarà a discrezione del giocatore quale scegliere, anche se in questo caso dobbiamo sottolineare un difetto di lip-sync piuttosto evidente. Nota di merito per i sottotitoli italiani che, a differenza del parlato inglese, riescono a porre l’accento sui diversi stili linguistici che le creature ospiti di Bionis parlano. Un’altra scelta del tutto opzionale riguarda il sistema di controllo: WiiMote più Nunchuk oppure il Classic Controller (vi ricordiamo che la versione limited del gioco ne include uno di colore rosso al suo interno). In sede di recensione abbiamo provato entrambe le configurazioni preferendo la seconda per due motivi: gestione della telecamera e assenza totale di motion control. Se avete il CC vi consigliamo dunque di usarlo al posto della configurazione tradizionale. Infine parliamo della longevità: ci vorranno tra le quarantacinque, cinquanta ore per terminare la storia principale se poi aggiungiamo l’incredibile numero di sub quest e l’esplorazione di ogni angolo della mappa, il titolo Monolith vi farà perdere il senso del tempo prolungando l’esperienza di gioco per altre decine e decine di ore.
– Ambientazioni gigantesche, vive e pulsanti
– Colonna sonora di altissimo livello
– Battle system veloce, leggero e funzionale
– Trama interessante e non avara di colpi di scena
– Animazioni della scorsa generazione
– Pop up a volte eccessivo
– Preparatevi a sacrificare almeno cinquanta ore della vostra vita
– Qualche personaggio del cast non è all’altezza della produzione
Xenoblade Chronicles è senza ombra di dubbio il miglior gioco di ruolo orientale della generazione e non solo, può competere anche con molti grandi classici del glorioso passato. Il lavoro di Monolith Soft è un nuovo punto di partenza, che dimostra come il genere possa ancora rinnovarsi e dare molto all’industria videoludica mettendo da parte la linearità e la patetica semplificazione di altre produzioni, regalando ai giocatori ambientazioni enormi da esplorare piene di vita, ognuna con un proprio ecosistema particolare. Gli unici veri difetti risiedono essenzialmente nel comparto grafico, ma ci sono delle attenuanti da non sottovalutare: un budget non proprio faraonico e una macchina che monta un hardware a dir poco obsoleto. Tutto il resto è gioia (non noia) per gli appassionati e per tutti coloro che volevano riavvicinarsi al gioco di ruolo giapponese, riscoprendolo sotto una nuova luce e soprattutto spogliato di molti difetti che il genere portava con sè da troppo tempo.