Il primo XCOM è stato un grande ritorno, un titolo che nessuno si aspettava, capace di riportare nelle case una forma di strategia, quella isometrica a turni, che sembrava ormai morta e sepolta tra le macerie di un’industria incentrata sempre più sull’azione e la spettacolarità pura. Era un guerriero solitario contro un’armata di mercenari armati fino ai denti, e al momento dell’uscita lo hanno premiato tutti per il suo coraggio e per ciò che rappresentava. Il titolo però aveva dei problemi, principalmente legati a una complessità inferiore a quella vista nei suoi diretti predecessori e a una ripetitività di fondo che incrinava facilmente l’esperienza verso le fasi finali.
I Firaxis han fatto parecchia strada da allora, lavorando su vari titoli e ascoltando la community. Ed era ovvio che sarebbe arrivato un seguito diretto, visto il successo più che discreto del primo capitolo. XCOM 2 è quindi giunto tra noi passeggiando con la sicurezza di chi poggia su una base facilmente migliorabile, ma già solida abbastanza da assicurare un nuovo successo. Noi ovviamente lo abbiamo giocato a fondo, e oggi siamo qui per rispondere a una semplice domanda: “far la guerra agli alieni è ancora divertente o il conflitto è durato troppo a lungo?
Non un bel mondo in cui tornare
Come detto all’inizio dell’articolo, una delle problematiche del primo XCOM era la ripetitività, unita ad alcuni momenti in cui ci si trovava a dover fare delle scelte obbligatorie nonostante risorse più che sufficienti per portare a termine missioni multiple. Questo seguito risolve entrambe le problematiche con un secco colpo di spugna, legato in primis alla nuova condizione in cui il giocatore viene a trovarsi. Dopo un rapido tutorial (in cui peraltro si capisce subito che i propri soldati sono tutt’altro che immortali) si vestono infatti nei panni dello stesso geniale comandante che aveva combattuto la minaccia aliena in passato, ma in un mondo ormai soggiogato dagli alieni, che sotto la maschera di una pacifica alleanza dominano la razza umana col pugno di ferro da ben 20 anni.
Il rinnovato background narrativo ha offerto molte possibilità agli sviluppatori, che hanno innanzitutto messo l’utente in una situazione di enorme svantaggio rispetto alle forze da sconfiggere. Prima lo stacco era solo tecnologico e lo si recuperava in fretta, mentre ora si ha davvero l’impressione di dover affrontare un’armata inarrestabile e di far parte di una forza di resistenza allo stremo delle forze. Tale ribaltamento di prospettiva ha avuto due effetti semplici ma fondamentali: il primo è stato eliminare lo straniamento per le “situazioni critiche” del primo episodio quando le risorse erano al massimo, mentre il secondo è stato un aumento secco di tensione e difficoltà della campagna, ora estremamente più tirata e brutale rispetto al passato.
Con mezzi limitati a disposizione, è obbligatorio farsi largo nelle missioni al comando di forze poco numerose e spesso non sostituibili, la cui salute diventa centrale durante i combattimenti. Tra un compito e l’altro, peraltro, bisogna prodigarsi in numerose attività per mantenere una gestione sensata delle risorse, e visto che si possono concentrare le proprie attenzioni su un compito alla volta nella complessa mappa di gioco, diventa indispensabile scegliere con criterio se perdere qualche giorno per recuperare prezioso denaro, uomini extra, scienziati e ingegneri, o informazioni poi utilizzabili anche nell’utilissimo mercato nero.
Questa massa di scelte diventa ancor più poderosa quando nell’equazione entrano i potenziamenti e le ricerche scientifiche, in numero enormemente maggiore rispetto al primo XCOM, al punto da permettere una personalizzazione delle strategie senza pari per quanto riguarda le proprie truppe. Le classi presenti non sono molte, ma bastano un paio di abilità diverse scelte durante lo sviluppo (sempre tra due possibili soluzioni di livello in livello) per mutare del tutto il loro utilizzo in battaglia, e con i potenziamenti alle singole armi e le nuove tecnologie inventate dai laboratori la situazione si fa gradualmente sempre più variegata e imprevedibile.
Imprevedibili, poi, sono le stesse missioni, che ora si svolgono in mappe con elementi del paesaggio generati proceduralmente e obiettivi sempre differenti. La diversificazione dei compiti non è stratosferica e si limita di solito al ritrovamento di specifici artefatti, al salvataggio di civili, o al recupero di VIP ostili o alleati, ma siamo comunque spanne sopra al predecessore da questo punto di vista.
Poco tempo per salvare l’umanità
L’unico appunto va fatto sui timer, a nostro parere non perfettamente calcolati per lo stile di gioco. Visto l’aumento piuttosto secco della difficoltà, avere missioni con una decina di turni o meno a disposizione per recuperare un oggetto costringe a strategie da scavezzacollo in alcuni casi, che mal si sposano con la necessità crescente di stare attenti a come ci si muove e di posizionarsi a dovere. La casualità in fondo è un elemento portante di XCOM 2 e, anche se la gestione delle percentuali perché i colpi vadano a segno ci è sembrata molto più sensata in questo nuovo capitolo, basta mancare un paio di attacchi per osservare una situazione di totale vantaggio che si trasforma all’improvviso in un massacro. Chiaramente le missioni a turni limitati sono adrenaliniche e non vanno sottovalutate, eppure il gioco di Firaxis dà il meglio di sé quando lascia il tempo di agire nel modo più sicuro ed efficiente possibile, dunque avremmo volute vederne in minor numero.
Ma torniamo alle novità, perché c’è un’altra meccanica piuttosto importante che è stata infilata nel già complicato mix, ed è a tutti gli effetti lo stealth. In pratica alcune missioni sono attacchi a sorpresa (sensato, quando si interpreta una forza di resistenza che adotta tattiche di guerriglia), pertanto le proprie truppe a volte partono nascoste dal nemico, e possono posizionarsi in modo furbo per eliminare rapidamente intere pattuglie prima che gli avversari sparsi per l’area si accorgano di loro. È una trovata arguta, che aggiunge un altro livello di strategia al tutto e viene sfruttata anche nelle abilità avanzate di certe classi.
Insomma, Firaxis non ci è andata leggera, e ha sfornato un gioco dove già alla difficoltà base ci si trova spesso a dover affrontare nemici in larga superiorità numerica e poco propensi alla pietà. Perderete molto tempo a calcolare il miglior corso d’azione in ogni mappa, mentre ad ogni pausa vi troverete ad avere a che fare con una gestione di edifici e risorse tutt’altro che facilitata, e a dover fare trucchi da giocoliere professionista per equilibrare lo stato di salute delle truppe, le comunicazioni con i ribelli sparsi per il pianeta, e lo sviluppo economico della resistenza. Il senso di minaccia non è assolutamente paragonabile a quello del primo XCOM, e di battaglia in battaglia tremerete sentendo avvicinare il completamento del misterioso “Progetto Avatar” a cui gli alieni stanno lavorando, o vi strapperete i capelli per capire quali missioni affrontare per impedire i “Dark Events”, eventi che potenziano le forze nemiche temporaneamente in vari modi e non possono venir quasi mai del tutto contrastati. Strategici in grado di mettere addosso un tale livello di apprensione ne abbiamo visti pochi, e la sensazione che si prova quando si superano ostacoli all’apparenza insormontabili è di pura estasi. Però occhio, per quanto la creatura di Firaxis sia uscita bene dal suo guscio, non tutto è impeccabile.
Dove son finiti gli omini grigi?
Parliamo appunto dei difetti, che non sono molti, ma possono risultare fastidiosi. I nemici ad esempio hanno ancora a disposizione un’azione di movimento regalata nel momento in cui vengono avvistati: agire con la consapevolezza di dove questi si trovino permette di sfruttare la cosa a proprio vantaggio, ma è anche vero che, vista l’efficacia dell’IA alle difficoltà maggiori, una missione che stava andando alla grande può venir facilmente compromessa da spostamenti nemici improvvisi su cui non si ha controllo. Come in passato, si può arginare il problema con un posizionamento più difensivo delle truppe, tuttavia quando c’è di mezzo il timer sopracitato non è sempre una cosa possibile e può generare frustrazione quando si ha a che fare con le forze aliene più potenti.
Gli altri problemi sono invece di natura tecnica. XCOM 2 è un titolo piacevole da guardare, ma non particolarmente poderoso dal punto di vista grafico. Fatto sta che il peso del motore pare nettamente maggiore rispetto al primo capitolo, perché abbiamo visto configurazioni medio-elevate faticare quanto si setta il livello di dettaglio ad “alto”. Per carità, il motore è molto scalabile, ma l’ottimizzazione non è una cosa che andrebbe trascurata al giorno d’oggi. Anche la pulizia del gioco lascia leggermente a desiderare, con alcuni blocchi delle animazioni, problemini minori con la telecamera (anche se la situazione è in generale migliorata), strani crash dopo un caricamento, e via così. Chiaramente, la review build era priva della prima patch correttiva e svariati bug verranno corretti al lancio, ma viste le beghe che XCOM aveva al momento dell’uscita non siamo fiduciosi al 100%. Ah, c’è pure uno strambo bug dei save che sballa completamente gli orari degli stessi nel menu di selezione, seppur si tratti di robetta.
Poche infine le lamentele sulla longevità. La campagna principale può durare dalle 20 alle 30 ore e la sua natura procedurale la rende rigiocabile con gusto alle difficoltà successive. Le opzioni di personalizzazione dei soldati sono infine rimaste notevolissime, quindi ci sarà parecchio pane per i denti di chi adora creare squadre di amici e lanciarle in battaglia, poiché dopo un po’ ci si affeziona per davvero ai veterani del proprio esercito.
– Più vario, esaltante e impegnativo del predecessore
– Secco aumento di ricerche, avversari e possibilità in battaglia
– Longevo e rigiocabile
– Moddabile e con una community molto attiva
– Il movimento dei nemici una volta scoperti può creare situazioni spiacevoli
– Qualche bega di natura tecnica, e alcuni bug
Dotato di una narrativa più concreta e appassionante, di una complessità sensibilmente maggiore, e di una struttura abbastanza intelligente da equilibrare ogni elemento senza mandare tutto all’aria, XCOM 2 è un secco passo avanti rispetto al titolo che lo ha preceduto, che non mancherà di soddisfare gli appassionati di strategia di tutte le età. Si tratta di un gioco difficile e vecchio stampo, come non se ne fanno quasi più. E per carità, non è perfetto, ma risulta sicuramente uno strategico eccellente, tra i più ricchi di tensione e impegnativi che abbiamo mai avuto modo di provare. Quindi lo premiamo esattamente come avevamo premiato il suo predecessore ai tempi, consigliandovelo senza remore. Anzi, con un solo avvertimento… occhio alle difficoltà maggiori, vi faranno raggiungere livelli di rabbia pericolosi per la vostra salute