Recensione

Warhammer: End Times - Vermintide

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Gli estimatori di Left for Dead e delle ambientazioni fantasy di Warhammer potrebbero aver trovato finalmente ciò che fa per loro. Per certi versi, Vermintide potrebbe anche essere considerato il Left for Dead 3 che non abbiamo mai avuto e forse non avremo mai, soprattutto per come le meccaniche del titolo Valve vengono qui riproposte con varianti adattate a un contesto di grande richiamo come quello presentato in End Times. Tuttavia, solo giocandolo a fondo si comprendono meglio alcune differenze ben marcate tra i due giochi in questione.
Disinfestazione
Warhammer: End Times – Vermintide è composto da tredici mappe che mettono in scena zone molto diverse di Ubersreik, la città ormai invasa da ratti antropomorfi chiamati Skaven. L’invasione apocalittica di questi esseri vi spingerà dunque a scegliere uno fra i cinque eroi selezionabili per epurare la terribile minaccia, cooperando con altri compagni o facendovi aiutare dai bot che sostituiranno uno o più giocatori mancanti all’inizio di ogni partita. Naturalmente sarete voi a decidere in che modo condurre le battaglie, pertanto il rischio di capitare assieme a un’IA (comunque più “umana” rispetto alla beta ma ancora molto lacunosa), diventa una realtà solo quando un giocatore abbandona la partita. Ironicamente, però, potremmo quasi dire che i bot si comportano meglio dei giocatori reali, i quali tendono spesso a fare tutto di fretta per ottenere la valutazioni migliori anziché condividere una vera e propria esperienza di squadra. Il sistema di loot, sebbene sia intelligente, ben studiato e realizzato in modo tale da incoraggiare sempre gli utenti a dare il meglio di sé, rappresenta anche un forte incentivo all’individualismo più spicciolo – soprattutto quando si imparano le mappe a memoria e viene meno la necessità di scoprire le aree insieme al resto del team. Alla fine del livello si tirano dei dadi che determinano il tipo di bottino che si riceverà: migliore è la prestazione, maggiore è la possibilità di ottenere ben più di qualche miglioria di poco conto per gli attacchi di base, specialmente se si riesce a portare con sé tomi e grimori facendo dunque a meno dei preziosi medikit. C’è però la brutta tendenza da parte della community a giocare con uno spirito diverso da quello previsto dal gioco, ed è per questo motivo che sarebbe meglio affrontare le missioni insieme a un gruppo di amici che puntano tutto sull’affiatamento. Tale necessità diventa poi una priorità assoluta quando si gioca ad alti livelli di difficoltà, perché Warhammer: End Times – Vermintide non è certamente ascrivibile alla categoria dei giochi semplici e permissivi. Anche a livello normale, senza un appropriato lavoro di squadra, si rischia di mandare in malora ogni cosa, soprattutto quando i cinque eroi si separano e tendono stupidamente ad attaccare a testa bassa. Dopo un paio di giorni cominciava a capitare sempre più spesso e in futuro sarà ancora peggio, in particolar modo se continuerete a incappare in giocatori casuali poco furbi e se gli sviluppatori non proveranno ad arginare questo fenomeno. Al di là di tutto ciò, Vermintide possiede una gran varietà ed è strutturato per durare a lungo, facendo sentire fin da subito quel senso di ricompensa necessario a stimolare gli utenti ad ogni tentativo. 
Gli eroi
I cinque eroi messi a disposizione da Vermintide sono: Witch Hunter, Waywatcher, Dwarf, Bright Wizard ed Empire Soldier. Il primo, col suo equipaggiamento di base composto da uno stocco e un fucile, offre un buon bilanciamento che gli permette di stare appena dietro la prima linea, a cui sono invece più adatti il nano e il soldato. Il Waywatcher possiede un efficace arco e due lunghi pugnali, infligge un quantitativo di danni leggermente inferiore ai tank ma è più agile. Il nano è un concentrato di potenza che può affidarsi alle asce e ai martelli (anche a due mani) e alla balestra, e se viene puntualmente accompagnato dal soldato – che ha caratteristiche simili, pur essendo meno coriaceo –   può creare un filtro anti Skaven che facilita di molto il compito del Bright Wizard. Il mago è infatti privo di armi da fuoco, ma è in grado di lanciare incantesimi di diverso tipo a seconda del tipo di asta equipaggiata. A tal proposito, è importante trovare un equilibrio tra la velocità di esecuzione delle magie e la loro potenza, in modo tale da permettere azioni più fluide di attacco e di difesa che permettano di gestire con cautela e ordine le orde di nemici. Anche sperimentando molto con le armi dei cinque eroi e cambiando radicalmente il loro armamentario, non avvertirete mai squilibri tra una classe e l’altra, né avrete mai la sensazione che una di queste sia palesemente meno fornita. È insomma un buon punto di forza per un cooperativo multiplayer che ha tutta l’intenzione di estendere la sua fruibilità nel tempo, ed è chiaro fin da subito quanto sia stato importante per gli sviluppatori riuscire a non condizionare le scelte dei giocatori, che si troveranno anzi a proprio agio con tutti gli eroi, indipendentemente dalla propria inclinazione e dal proprio stile di gioco. 
Dalla taverna che funge da hub, oltre a selezionare la missione e radunare i giocatori che faranno parte della partita, è possibile gestire il proprio inventario e forgiare tutto ciò che si ha in possesso. Combinando cinque armi e fondendole si avrà ad esempio un oggetto completamente nuovo, e questa è solo una delle possibilità tra le tante che si possono avere sperimentando con questo buon sistema di evoluzione dell’armamentario.
 
Left for Rats
Le prime partite che farete a Vermintide vi porteranno a pensare che abbia sin troppi punti in comune con la serie Valve, eppure col trascorrere delle ore vi renderete conto che l’opera di Fatshark ha tutto sommato una sua personalità. Gli sviluppatori hanno anche provato ad inserire un pizzico di storia che andasse ad aggiungere qualcosa in più al lore di Warhammer, offrendo una nuova prospettiva degli eventi legati all’End Times, ma si tratta grossomodo di un aspetto accessorio, che dà un po’ di colore alle ambientazioni e fornisce qualche generalità in più sul background dei personaggi. 
Interessante invece il sistema di combattimento, che nonostante sia volutamente orientato all’azione pura riesce comunque ad offrire un pizzico di valore strategico legato alle parate e al giusto tempismo di attacco. Padroneggiare al meglio questo sistema diventa fondamentale quando le orde diventano complesse da gestire e quando fanno la loro apparizione nemici diversi dagli Skaven normodotati. L’ogre-rat va ad esempio sconfitto con un’azione corale capace di limitare il prima possibile la sua forza devastante; quello armato con una gatling gun è invece uno dei più pericolosi e se vi prende di mira vi conviene nascondervi all’istante, anche perché se morite, difficilmente i vostri compagni potranno venire a salvarvi senza averlo prima fatto fuori. Discorso completamente diverso per lo Skaven che vi accalappia e vi trascina lontano dalla zona centrale dello scenario (talvolta persino in punti difficilmente raggiungibili), e anche per quello che vi assalta d’improvviso e vi colpisce ripetutamente fino a uccidervi: entrambi vanno gestiti avendo accanto qualcuno che possa tirarvi fuori da una situazione impossibile da superare in solitudine. Ci sono altre interessanti varianti di Skaven che vi metteranno in difficoltà, e va anche detto che la loro posizione, la loro quantità e gli spawn point sono quasi del tutto procedurali. 
La personalizzazione è piuttosto limitata e sfrutta poco la possibilità di usufruire degli elementi tipici da GdR, pertanto la mancanza di molti elementi del vestiario può far storcere il naso a chi si aspettava qualcosa in più da una licenza simile. Tuttavia non manca la varietà né per quanto riguarda la customizzazione, né durante i match, che riescono a rappresentare sempre un’ottima sfida anche dopo essere passati dozzine di volte dagli stessi vicoli. Tecnicamente siamo su buoni livelli, e sebbene siano presenti dei bug che gli sviluppatori hanno promesso di sistemare tramite diverse patch, va segnalata una buona qualità degli shader soprattutto sulle armi e sugli elementi dello scenario più di rilievo. Forse la visuale un po’ a imbuto potrebbe provocare un leggero motion sickness durante le prime partite, ma ci si fa l’abitudine molto presto, lasciando così spazio a tante ore di divertimento assicurato.

– Divertente se giocato con un gruppo di amici

– Buon sistema di loot

– impegnativo e vario

– Meno divertente se giocato con giocatori casuali

– Qualche elemento da GdR in più avrebbe giovato non poco

8.0

Warhammer: End Times – Vermintide si ispira in modo evidente alle meccaniche di gioco di Left for Dead, ma pensare che si tratti “solo” di un titolo che sostituisce gli zombi con dei ratti antropomorfi è un errore che impararete ad ammettere già dopo poche ore di gioco. Sebbene gli spunti siano palesi, i ragazzi di Fatshark hanno portato a termine un’opera di buon livello, capace di distinguersi e brillare di luce propria. Nel corso del tempo, aggiungendo magari più opzioni tipicamente da gioco di ruolo, Vermintide potrebbe finalmente tirar fuori una personalità latente e non ancora pienamente espressa.

Voto Recensione di Warhammer: End Times - Vermintide - Recensione


8

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