Recensione

Virginia

Avatar

a cura di Francesco Ursino

Confessiamo di aver approcciato Virginia, titolo sviluppato da Variable State, con la miglior predisposizione d’animo possibile. Dopo aver seguito la genesi del gioco, iniziata già nel 2014, speravamo di trovarci davanti ad una storia capace veramente di rispondere alle alte aspettative riposte in una produzione che, per bocca dei suoi stessi creatori, ha in sé tutto il mistero e l’attrattiva di opere come Twin Peaks e Fargo. Sarà andato tutto come previsto? Cerchiamo di scoprirlo, non prima di avervi avvertiti della possibile presenza di spoiler relativi proprio a Twin Peaks, necessari per poter effettuare paragoni e considerazioni.

Una nuova partnerDichiarare di voler proporre atmosfere lynchiane può essere al tempo stesso un grande merito oppure una enorme zappata sui piedi. In entrambi i casi, eravamo preparati ad assistere a serie di scene apparentemente incomprensibili, slegate tra di loro, non accomunate della stessa linea temporale, e fortemente influenzate dal surreale e dal paranormale. Virginia ha in parte mantenuto le promesse su questo versante, ma cerchiamo di andare con ordine. Nel titolo, ambientato nel 1992, impersoneremo l’agente dell’FBI Anne Tarver. Ogni mattina la protagonista, dopo essersi attentamente osservata allo specchio, esce dalla sua casa spoglia per raggiungere il proprio ufficio. Già le parole “specchio” ed “Anne” – piccola variante di Annie, tutto sommato – dovrebbero alzare le antenne dei fan di Twin Peaks, ma come vedremo non si tratta dell’unico possibile collegamento. Detto questo, la routine dell’agente Tarver viene scossa dall’arrivo di un nuovo caso. Nella piccola città di Kingdom, Virginia, si segnala la scomparsa di Lucas Fairfax, giovane appartenente alla buona società del luogo. Anne, dunque, si ritroverà ad agire insieme ad una misteriosa collega, chiamata Maria Halperin. Quest’ultimo personaggio appare fin da subito come sfuggente e scontroso, ma nel corso delle indagini il rapporto tra le due protagoniste prenderà una piega inaspettata. La conoscenza con le figure di spicco della comunità locale, poi, immergeranno il giocatore in un’atmosfera al limite tra il soprannaturale e l’occulto, in cui non tutti sembrano dire la verità. Tutto ciò accompagnerà verso un finale che, difatti, lascia un senso dallo spietato sapore lynchiano, in cui si intuisce la presenza di un avvenimento veramente importante, che però non si riesce a spiegare nella sua interezza.

Indagini silenzioseCominciamo subito l’analisi della narrativa con un’ammissione: Virginia non ci ha convinto come e quanto avevamo sperato, forse a causa di quella che potremmo definire troppa ambizione. L’obiettivo, infatti, era quello di coniugare sequenze assolutamente criptiche e misteriose in stile Twin Peaks all’interattività propria di un videogioco, racchiudendo il tutto peraltro in un’avventura brevissima. Da questa considerazione, peraltro, scaturisce uno dei problemi principali della produzione; arrivati alla fine della prima run, infatti, il nostro contatore dei minuti su Steam contava circa 111 minuti di gioco, cui vanno sottratte le sequenze proprie dei titoli di testa e di coda, e almeno un paio di pause da dieci minuti. In un certo senso questa durata è anche funzionale, perché in teoria consentirebbe di effettuare ulteriori partite: un’attività, questa, di cui si sentirà un bisogno abbastanza impellente dopo aver visto l’epilogo della storia per la prima volta. Il fatto è, però, che la storia del gioco sarà in certi punti talmente intricata, e raccontata in una maniera volutamente disordinata, che semplicemente si potrebbe scegliere di lasciar stare, e magari aspettare l’arrivo di teorie su internet che spieghino chiaramente quale fosse il messaggio del gioco. Come siamo giunti a queste conclusioni? Per prima cosa, è utile analizzare il modo in cui il gioco racconta la sua storia, ovvero senza alcun dialogo (né scritto né doppiato), e con un gran uso della colonna sonora e di tecniche di regia cinematografica. È veramente complicato cercare di rendere a parole le scelte compiute dagli sviluppatori, che in sostanza chiederanno al giocatore di guidare il proprio avatar virtuale all’interno di scene legate da stacchi di inquadrature rapide e spesso brutali, e da sequenze in cui bisognerà mettere il cervello all’opera, per cercare di capirci qualcosa. Mancando i dialoghi, infatti, spetterà al giocatore presumere tutte le varie dinamiche tra i personaggi coinvolti, nonché il mistero che avvolge la scomparsa di Lucas. Come se non bastasse, però, il gioco complica ancora di più le cose inserendo il personaggio di Maria: nella parte centrale dell’avventura, anzi, il titolo sembra scivolare verso il racconto del rapporto tra le due protagoniste, piuttosto che sul caso vero e proprio. È veramente tutto molto complesso e complicato da illustrare, ma anche da guardare e da giocare, sebbene il tutto duri poco più di un’ora. Per questo diciamo motivo che l’obiettivo di Virginia è stato forse troppo ambizioso, e probabilmente centrato solo in parte.

Misteri da risolvere a colpi di clickNel concreto, il gioco è un’avventura interattiva in cui, in buona sostanza, il giocatore dovrà spostarsi in maniera sempre molto pilotata in ambienti di scarsa ampiezza; diverse volte, inoltre, il titolo cambierà in maniera netta le ambientazioni e i personaggi che si avranno davanti, riprendendo proprio quello stile di regia che citavamo in precedenza. Specie nelle sequenze finali, dunque, si avrà sempre il dubbio riguardante quale ardita scena seguirà quella appena vista. I più maligni potrebbero dire che si tratta di un walking simulator, ed in effetti l’attività pratica maggiore sarà costituita proprio dai brevi spostamenti cui saremo chiamati. In altre occasioni è pur vero che si potrà interagire con alcuni oggetti, però il tutto avverrà in maniera basilare, sfruttando l’azione del pad o del mouse. Il giocatore di Virginia assume così un ruolo tutto sommato passivo: è come se si stesse assistendo al dipanarsi di una storia, più che partecipando attivamente ad essa. Sia chiaro, non si tratta del primo gioco a proporre dinamiche di questo tipo, ma l’aver voluto inserire tutto ciò in un contesto narrativo così criptico e misterioso, e dalla durata così esigua, complica un po’ il quadro. Tutto ciò è un peccato, perché dal punto di vista stilistico la produzione eccelle in maniera evidente: la caratterizzazione dei personaggi, seppur completamente muti, risulta veramente azzeccata e capace di far intuire subito il ruolo e la personalità di ogni avatar presente su schermo. La musica, poi, è eccezionale: composta da Lyndon Holland, e registrata dal vivo dall’Orchestra Filarmonica di Praga, la colonna sonora rappresenta la protagonista centrale di Virginia, la sola capace di riempire ogni scena, e di proporre suggestioni non da poco. Una particolare scena del gioco, ambientata in un pub, ci ha ricordato veramente tanto una delle sequenze di Fuoco Cammina Con Me, in cui il ritmo della musica ben scandito non poteva non far tornare alla mente il tema principale proprio di Twin Peaks. I tocchi di classe, però, sono molti altri, dal continuo indugiare sulle tazze di caffè e sull’atto stesso di bere di Anne, all’aspetto del tutto simile di un personaggio di gioco alla figura di Donna (l’amica più intima di Laura Palmer), fino ad arrivare anche a molti altri particolari e simbologie che attireranno l’attenzione dei più attenti.

Turbamenti variVirginia ci ha messo ancora di più in difficoltà con l’analisi del comparto tecnico della versione da noi esaminata, quella PC. Nel menu delle opzioni grafiche, ad esempio, il titolo informa che l’esperienza è pensata per essere fruita a 30 FPS, ma una volta avviato il gioco abbiamo notato dei cali vistosi di frame rate non appena abbiamo mosso il mouse. Per cercare di rimediare abbiamo così ignorato il limite di frame per secondo indicato, spingendoci fino ad un massimo di 60. Fatto ciò, in pratica il gioco è crashato immediatamente, invitandoci in maniera abbastanza diretta a tonare sui nostri passi. Una volta ristabilito il limite di 30 FPS abbiamo potuto iniziare a giocare, anche se abbiamo dovuto assistere ad un altro crash verso la fine della partita, e a continui cali di frame rate e stuttering. Si tratta di difetti che non inficiano la fruizione del titolo, ma che di sicuro possono dare fastidio all’interno di un’esperienza che dura una manciata di minuti. La grafica, invece, poggia su una realizzazione tridimensionale in cel shading che riesce a creare ottime atmosfere soprattutto nella riproduzione di esterni illuminati dal sole. La palette cromatica utilizzata, dai colori molto accesi, risulta sicuramente piacevole ed adeguata. Del sonoro abbiamo già parlato, ma ci preme sottolineare ancora una volta come sia proprio il comparto audio il vero vincitore della produzione, grazie a temi sempre adeguati allo scorrere delle immagini, e ad una qualità di esecuzione notevole.

HARDWARE

Requisiti minimi:Sistema operativo: Windows 7 and higher, 32-bit or 64 bit Processore: AMD Phenom II X4 940 or Inyrl Pentium G4400 Memoria: 2 GB di RAM Scheda video: Radeon R7 250 or GeForce GTX 650, 1GB VRAM DirectX: Versione 11 Memoria: 5 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati:Sistema operativo: Windows 10 64-bit Processore: AMD FX-6300 or Intel Core 15-2300 Memoria: 2 GB di RAM Scheda video: Radeon HD 7870 or GTX 660, 2GB VRAM DirectX: Versione 11 Memoria: 5 GB di spazio disponibile

– La colonna sonora è la vera protagonista del gioco

– Caratterizzazione dei personaggi positiva

– Atmosfera lynchiana evidente…

– …in una storia che, però, pare eccessivamente intricata

– Durata veramente esigua

– Cali di frame rate e possibili crash

– Esperienza fin troppo passiva e concettuale per molti giocatori

7.0

Virginia è un gioco disorientante che, anche dopo aver visionato più volte il finale, ci ha lasciato con dubbio strisciante. L’enigma risiede nel considerare la produzione un fine esperimento narrativo, o semplicemente un gioco poco divertente e troppo ambizioso. Di sicuro, la cortissima esperienza proposta da Variable State va giocata almeno un paio di volte per poter iniziare a comprendere qualche particolare della trama, e questo non è tutto sommato un male se si considera l’ispirazione lynchiana da cui prende piede il tutto. Attendiamo (peraltro con un certo interesse) il nascere di teorie e spiegazioni varie sui consueti canali comunicativi, ma d’altra parte non possiamo biasimare chi bollerà il titolo come un prodotto passivo e troppo concettuale. Il gameplay, infatti, propone pochi sussulti; la sensazione è quella di essere trascinati in una storia, non di viverla in prima persona. Il complesso intreccio, che si muove tra tempi e dimensioni differenti, sembra compiere dei giri intricati prima di arrivare ad un finale che, come dicevamo in sede di analisi, presuppone la presenza di avvenimenti importanti, che però si fa fatica a comprendere. A tutto questo si aggiungono i problemi tecnici riscontrati, e due certezze: l’ottimo lavoro svolto in sede di regia e caratterizzazione dei personaggi, e la splendida colonna sonora. Tutto questo basta a convincere dell’acquisto? Se amate il genere, probabilmente sì: non crediamo si possa riprendere, però, chi esprimerà critiche anche abbastanza dure.

Voto Recensione di Virginia - Recensione


7

Leggi altri articoli