Recensione

The Punisher, Frank è tornato nella recensione della serie Netflix

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

L’arrivo di Daredevil nell’universo televisivo targato Marvel sembrava aver dato un deciso colpo di spugna per quanto riguarda le serie tv dedicate agli eroi in calzamaglia: cupa, decisamente fedele alla controparte cartacea e con una miriade di spunti interessanti circa la creazione di un vero e proprio Marvel Universe televisivo, esattamente come accaduto al cinema coi ben più noti Iron-Man e compagnia bella. E difatti così è accaduto, prima con l’arrivo di Jessica Jones e poi con Luke Cage e Iron Fist, una triade di personaggi che assieme al ben noto diavolo custode hanno poi formato i Defenders, con molta probabilità una delle serie tv più blande e meno ispirate degli ultimi anni. Cosa è andato storto? Forse, dare una risposta a questa domanda ora lascia il tempo che trova, visto che a “punire” gli errori del passato ci penserà un certo veterano di guerra di nome Frank Castle.

Il teschio è tornato
Innanzitutto va detto che The Punisher, la nuova serie originale con protagonista Jon Bernthal, parte proprio dalle basi tracciate da Daredevil e soci, visto che come sicuramente ricorderete il personaggio è apparso di sfuggita nella seconda stagione dedicata alle avventure di Matt Murdock, lasciandosi ammirare per la sua quasi perfetta rappresentazione estetica e concettuale. Probabilmente, il miglior Punisher a memoria di spettatore, sin dai tempi di Dolph Lundgren. Non sorprende quindi che Marvel e Netflix abbiano deciso di approfondire la storia dietro al dramma interiore di Frank, un trauma che ha ancora diversi punti in sospeso e vede il bravissimo Bernthal a suo agio nel patire le pene che Frank Castle porta addosso da una vita, senza purtroppo riuscire a liberarsene. Il creatore dello serie, Steve Lightfoot, non ci propone in ogni caso una banale storia di origini e vendette private fra le strade di New York, bensì ci apre un interessante squarcio sul passato di Frank quando ancora era un semplice soldato. E questa volta il Punitore non sarà del tutto solo: troviamo infatti anche il personaggio di Micro – interpretato da Ebon Moss-Bachrach – ex analista della National Security Agency ben noto ai lettori di fumetti per il suo rapporto piuttosto atipico con l’anti-eroe concepito da Gerry Conway, oltre ad altre presenze dalla morale non ben definita come il migliore amico di Frank, Billy Russo, seguito dalla Dinah Madan interpretata dall’affascinante e ambigua Amber Rose Revah. Ovviamente, tutto girerà sempre e solo attorno al Punitore e nulla di ciò che accade verrà lasciato al caso.Se infatti i Defenders (ma anche Iron Fist) peccavano innanzitutto dal punto di vista del ritmo narrativo e della coerenza logica, in questo caso tutti i tasselli del puzzle sembrano combaciare perfettamente: il Frank di Bernthal è una presenza rassicurante, visto e considerato che ogni volta che il suo personaggio apparirà sulla scena potete star certi che le cose andranno per il verso giusto (o sbagliato, a seconda di come intendiate le “punizioni” messe in atto dal buon Castle), per tutti e tredici gli episodi.
La guerra non ha eroi
Ad ogni modo, The Punisher sembra ereditare alcune delle problematiche che purtroppo non vogliono proprio essere abbandonate dai creatori delle serie dedicate agli eroi Marvel: innanzitutto, nonostante il pilot convincente, serviranno poi almeno altri tre episodi per vedere il presupposto narrativo decollare, cosa questa che potrebbe scoraggiare alcuni spettatori convinti di trovarsi dinanzi all’ennesimo The Defenders di turno. Niente di più sbagliato. Non appena si entrerà nel meccanismo deciso dagli autori, l’epopea di sangue e proiettili del nostro Frank risulterà essere uno spaccato drammatico ed emozionante sul ritorno dalla guerra, su chi tenta suo malgrado di reintegrarsi in una società che lo ha vigliaccamente abbandonato, costringendolo a crearsi le sue regole e le sue leggi personali per poter convivere all’interno di un nucleo marcio e corrotto. Proprio quello che abbiamo imparato ad amare leggendo gli straordinari volumi di Garth Ennis, che più di ogni altro aveva compreso l’interpretazione ideologica – prima ancora che estetica – del vigilante con addosso la sagoma del teschio. Oltre al fatto che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, Jon Bernthal è una colonna portante di granito indistruttibile, un attore che sembra nato per questo ruolo e che siamo sicuri servirà a farlo notare al grande pubblico.Cos’altro dire quindi per rassicurarvi sul fatto che The Punisher è la serie Marvel che cercavate? Forse, che tutti gli episodi sono intrisi di una lucida follia scatenata dall’omicidio della famiglia di Frank, che troverete un bel po’ di riferimenti ad alcuni tra i più sontuosi albi dedicati al personaggio e che, fortunatamente, lo spettro dei Defenders è stato tenuto a debita distanza. Con la speranza che l’inferno di Castle non venga subito spento sul nascere, ma diventi bensì un nuovo focolare da cui ispirarsi per quanto riguarda le serie tv dedicate agli eroi Marvel. Meglio se con un fucile automatico ben saldo fra le mani.

Jon Bernthal è il Frank Castle perfetto.

Plot generale azzeccato e citazionista.

Alcune puntate sottotono frammentano il ritmo

8.5

Con The Punisher, non solo è stato dato un deciso colpo di spugna alle serie dedicate ai supereroi Marvel – che coi Defenders avevano con molta probabilità toccato il loro minimo storico – ma è stato anche finalmente omaggiato in una veste completa e diginitosa un personaggio che, nel corso degli anni, ha visto la sua presenza relegata spesso e volentieri a quella di semplice comprimario. Ora, Frank Castle è tornato e lo ha fatto con una serie che, pur non essendo perfetta e fatica a decollare, ha una ben chiara visione d’insieme: violenta, cruda e che non ama perdersi in chiacchiere. Perché se vuoi la pace, devi necessariamente prepararti alla guerra. E il buon Frank è sicuramente un maestro di vita sotto questo aspetto.

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8.5

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