Star Ocean: Integrity and Faithlessness
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a cura di Gottlieb
Sembra quasi incredibile guardarsi indietro e rendersi conto che l’ultimo Star Ocean arrivato sul mercato videoludico risale a ben sette anni fa. Era il 2009, si giocava ancora su Xbox360 e PlayStation 3 e giungeva sugli scaffali il quarto capitolo della serie; era Star Ocean: The Last Hope, che con qualche difetto e con un titolo votato esclusivamente al grinding riuscì a farci trascorrere qualche ora di divertimento nel suo stile sci-fi misto a verdi piane sconfinate. Adesso, a distanza di più di un lustro, Tri-Ace torna a provarci, con la testa puntata al futuro che si chiama ValkyrieProfile 3, ma con grandi speranze che vanno a infarcire il presente, che porta il nome di Star Ocean: Integrity and Faithlessness.
Scegli il tuo ruolo!La nostra storia ci presenta immediatamente quelle che saranno le vesti che andremo a indossare per tutta la durata dell’avventura, salvo sporadiche sessioni nelle quali ci ritroveremo a guidare personaggi secondari. Il nostro si chiama Fidel, uno dei più talentosi spadaccini di Reslia, figlio di un altrettanto grande tiratore di scherma. Abituato a vivere nella sua piccola cittadina, difesa a spada tratta dall’assalto di briganti e simili, un giorno Fidel sarà chiamato a una missione ben più grande di quelle vissute fino a ora: accompagnato dall’amica d’infanzia Miki, un’esperta nelle arti curative, Fidel scoprirà presto l’esistenza di tecnologie sconosciute, portate sul pianeta di Faykreed da una ragazzina, dal passato sconosciuto e dal nome di Relia. Fuggita dal Chronos, un’organizzazione che mira a recuperare la bambina perduta, Relia nasconde un passato burrascoso, che spingerà Fidel e Miki a un atto di coraggio, sia per difendere le sorti della loro nuova amica sia per controbattere quello che potrebbe essere un pericolo per l’intera Reslia. Supportati, così, da altri guerrieri, tutti mossi da un interesse personale che confluisce, alla lunga, in uno sguardo a un bene superiore, la coppia partirà in un lungo percorso di crescita, soprattutto interiore.Sebbene il principio di trama lasci presagire uno sviluppo ben più grande di quanto potremmo aspettarci dal canonico cliché dello spadaccino pronto a difendere il mondo dal male, Star Ocean 5 non riesce a esaltarsi nella caratterizzazione dei personaggi, tantomeno nello sviluppo della trama in sé. In un jRPG attendersi dei cliché dietro l’angolo è cosa di tutti i giorni, ma il modo in cui lo scenario viene dipinto è a dir poco basilare: tiene in piedi il tutto, però, l’alone di mistero che avvolge Relia e le numerose altre organizzazioni che verremo a conoscere nel tempo, fino a notare l’abilità da parte degli sviluppatori di creare un connubio tra un mondo fantasy, fatto di castelli e spadaccini, e l’ambientazione sci-fi, che ci porterà su incrociatori arenati nello spazio o anche infrastrutture ultratecnologiche nascoste in aride distese di terra.
Forgia la tua arma!Quando si parla di un jRPG è indubbio non pensare subito a uno sviluppo capillare e quantomai preciso di quello che è il battle system: perché tutto da lì nasce e tutto lì muore. Se da un lato, quindi, alle produzioni orientali si richiede sempre un ottimo lavoro di creazione dello scenario, dall’altro non si può non pretendere una grande dose di divertimento nel combattere. Star Ocean, d’altronde, è sempre stato molto votato al grinding, ma per poterlo fare senza essere eccessivamente denigrati bisogna offrire una fluidità non indifferente: la missione, ci sentiamo di dire, è indubbiamente compiuta, perché combattere e ingaggiare battaglie sulle pur ristrette mappe del gioco dei Tri-Ace è piacevole e appagante. Partiamo, però, col parlare di quella che è la principale novità introdotta in Star Ocean 5, ossia i ruoli. Il sistema è sicuramente interessante e permette, rispetto a The Last Hope, di affidare a ognuno dei sette membri del party un determinato ruolo, che possiamo intendere più come job o classe: alla variazione di questi, avverrà una modifica anche dal punto di vista delle abilità speciali e di quelli che saranno i boost in percentuale delle proprie capacità. Il guerriero sfrutterà un aumento del valore attacco, l’healer potrà fregiarsi di MP aggiuntivi e così via. Ognuno potrà avere fino a quattro ruoli diversi, che aumentano al salire di livello, fino a un massimo di 9, sbloccheranno altri job e altre classi, creando un vero e proprio albero che ramifica in numerose altre possibilità. A conti fatti il job system è l’unica vera feature che vi permetterà di avere una sorta di strategia da applicare in battaglia, perché l’IA, che non ci è sembrata molto sviluppata, è esclusivamente schiava di tali aspetti focali: farsi curare più spesso o avere delle difese più resistenti agli attacchi saranno entrambi elementi attivabili esclusivamente se selezionati con le apposite classi. Le combo cui potrete dare vita sono molteplici, così come potrete effettivamente sbizzarrirvi nell’annoverare quattro diversi job a ogni personaggio, rendendolo variegato e capace di diventare qualcosa di molto più completo di quanto sarebbe, altrimenti, un brawler votato all’attacco e poco accorto alla difesa. Va da sé, poi, che un ruolo può essere assegnato esclusivamente a un solo combattente del vostro party, così da impedirvi di avere una squadra interamente interessata a un’azione soltanto. Star Ocean 5, inoltre, ha anche tantissime diramazioni a livello di skill, tutte da imparare e apprendere grazie a dei consumabili che troverete nel corso della vostra avventura, che serviranno anche per aumentarne la forza e i livelli, fino a renderle di livello Master. Accanto a tali skill, che risponderanno a un collegamento molto rigido alle vostre classi, avrete anche delle “party skills” essenziali per poter effettuare azioni di gruppo: tra queste c’è l’immediato harvesting, che vi permetterà di raccogliere oggetti dalla mappa in alcuni punti pre-impostati, o anche il crafting, il rintracciamento di tesori (Treasure Sense) sulla mappa e così via. Tutte specialties che hanno una gradazione di livelli fino a un massimo di 8, salvo alcune che si dovranno accontentare di qualcosa in meno, e che vi permetteranno di avere maggior supporto per ogni livello in più sbloccato. Quella che poteva e doveva essere la più importante delle skill, il crafting, non è riuscita, però, a soddisfarci a dovere: partiamo col dire che il momento in cui lo sbloccherete è decisamente avanti nel gioco (a ridosso delle dieci ore, su quasi 25 di avventura completa), così come è ulteriormente più avanti la possibilità di modificare l’equip tramite la sintetizzazione. Elementi che fanno un po’ risultare monca l’esperienza, soprattutto là dove il titolo doveva colpirci per tali aspetti innovativi. Inoltre nelle prime fasi al di là della creazione di alcuni oggetti utili per recuperare HP o MP non avverrà, anche a fronte dell’alto tasso di inutilità dei consumabili d’attacco, che quasi mai sentirete di dover necessariamente lanciare contro i vostri avversari.
Esplora il mondo!Arriviamo al cuore della nostra esperienza, ossia il momento in cui sguainiamo la spada e ci lanciamo a capofitto contro i nostri avversari. L’azione si basa su tutti i tasti che abbiamo a nostra disposizione: al tasto quadrato sarà affidata la parata, che in vero raramente ci siamo trovati a dover utilizzare, da un lato perché chiamati a uno spamming eccessivo di attacchi, dall’altro perché sovente si è rivelata essere inutile, subendo un attacco abbastanza forte da annullare la nostra difesa; al tasto triangolo è affidato il menù di pausa, che apre una sorta di wait mode infinita, pronta a permettervi di scegliere sia che oggetti utilizzare o che magia curativa applicare, selezionando Fiore o Miki, i due personaggi adibiti a tale attività: da tale menù potrete anche cambiare l’equipaggiamento durante le battaglie, o le battle skills, così da avere un contatto molto più immediato con le modifiche necessarie e rendere più dinamica l’intera struttura. Infine ai tasti rimanenti è affidato il colpo debole, X, e il colpo forte, O, ai quali potrete anche assegnare delle battle skills, attivabili tenendo premuto più a lungo il tasto assegnato. Va da sé che il sistema è abbastanza intuitivo e molto rapido da essere utilizzato, ma schiavo, come dicevamo poc’anzi, dello spamming dinanzi al quale vi troverete dopo qualche azione. La sottigliezza che però abbiamo potuto apprezzare risiede nella Reserve Rush, una barra che ci permette di ottenere un bonus sull’esperienza, sulla valuta in game e sugli SP ottenuti di battaglia: tale barra aumenterà utilizzando esclusivamente i colpi legati al tasto X, che pertanto, per poter ottenere il massimo risultato dalle battaglie, dovranno avere la meglio sulle battle skills. Al di là di tale concetto, però, è abbastanza sbilanciata la possibilità di andare oltre il 300% di bonus per quanto riguarda l’esperienza ottenuta, che vi permetterà di aumentare vertiginosamente il vostro livello: nelle prime dieci ore, per esempio, siamo già arrivati a livello 50, riscuotendo difficoltà soltanto nei momenti in cui l’IA dei nostri altri membri del party non rispondeva adeguatamente. A tal proposito, l’altra novità che Star Ocean 5 avrebbe voluto rendere più potente del normale è proprio collegata alla presenza di sette diversi membri nel party, tutti selezionabili e comandabili. Disponibili uno alla volta, per selezionarli basterà affidarsi allo scorrimento delle frecce direzionali, ma prima di poter compiere un’azione dovrete aspettare che sia terminata la mossa precedentemente compiuta dall’IA: un sistema che alla lunga annoia, soprattutto là dove dovrete necessariamente portare a termine una battaglia in breve tempo. Capiterà, a volte, tanto per avere un po’ di varietà nei combattimenti, di dover difendere un dato membro del party, impegnato in altre attività, ma mentre l’IA degli avversari comprenderà la necessità di assaltare il malcapitato, saranno i vostri companion a peccare vistosamente nelle azioni da compiere, soprattutto nel targetizzare gli avversari. Situazioni che hanno creato un senso di frustrazione non da poco, amplificato soprattutto dalla posizione poco sensata dei save point, che sovente vi costringeranno a rivedere cut scenes che precedono una battaglia ostica: sarà infatti impossibile salvare quando vogliamo o saltare le già citate cut scenes. Sistemi un po’ anacronistici per l’attuale generazione, che fanno capire quanto Tri-Ace abbia voluto strizzare l’occhio al passato, non compiendo un’ottima operazione, però. La routine dei grinding, comunque, ci teniamo a ribadire che è piacevole e fluida, spingendoci a combattere il più possibile, ma sottolineando una disparità di sfida tra gli scontri randomici e le boss battle, che troppe volte hanno rappresentato un problema più grande di quanto avrebbero dovuto. Chiudiamo sottolineando la presenza di due aspetti che aumentano la longevità: da un lato le side quest, che non si distanziano eccessivamente dalle classiche proposte di un jRPG, concentrate molto sulla raccolta di oggetti o uccisioni di bestie variegate, dall’altro lato la Cattedrale dell’Oblio, che ci permetterà di accedere a dei dungeon randomici, che ogni tanto compariranno sulla world map, e che metteranno a durissima prova la nostra capacità di combattimento, contro mostri decisamente più ostici dei normali incontrati. Se le side quest risultano abbastanza ridondanti e poco utili al fine di sbloccare anche oggetti aggiuntivi, dall’altro lato tali dungeon riescono ad aumentare di molto il livello di sfida, donando a Star Ocean una variante importante dal classico e monotono grinding.
Difendi Reslia!Dal punto di vista tecnico Star Ocean 5 presenta degli alti e bassi, che, fisiologicamente, da un lato riescono a soddisfare l’occhio, ma dall’altro fanno storcere inevitabilmente il naso. E’ il caso, per esempio, del character design, dettagliato e preciso, mai fuori posto, con dei modelli apprezzabili sia per gli outfit che per la caratterizzazione stessa dei personaggi, molto orientali nel loro modo di porsi, pur mantenendo quelle che sono le sembianze occidentali cui i nipponici strizzano costantemente l’occhio. Dall’altro lato, però, è l’ambientazione che non riesce a convincere, soprattutto negli spazi più chiusi come nelle città che visiteremo durante il nostro percorso: se gli scorci del panorama spesso riescono a farsi apprezzare, tra alture che si stagliano nei cieli cedendo il passo all’azzurro, la vegetazione è decisamente di un’altra generazione, ossia quella precedente: senza movimenti, senza interazione, non dettagliata e decisamente sconnessa da quello che è il resto dello scenario proposto; allo stesso modo altri piccoli difetti si possono riscontrare nel rifrangere delle onde sulla battigia che calpesteremo in alcune zone della world map, facendoci bagnare le suole in un’acqua che non subisce il nostro passaggio e che non ha una consistenza diversa da quella del consuetudinario terreno. Aspetti che chiaramente non minano l’esperienza finale del gameplay, ma che denotano un’incuria da parte del team di sviluppo, che nella realizzazione tecnica si è dimostrato approssimativo, soprattutto nella compenetrazione dei modelli, che siano essi personaggi o elementi di arricchimento dell’ambiente: potrete, infatti, oltrepassare qualsiasi tipo di poligono, tranne chiaramente i muri che delimitano il perimetro della mappa, vanificando, così, la solidità degli elementi in gioco. Disamina diversa è quella che tocca alla colonna sonora, firmata da Motoi Sakuraba, nome legato alla saga Star Ocean oltre che a tantissime altre produzioni giapponesi, tra cui anche Dark Souls, affiancato da Yuka Kitamura. Le composizioni sono tutte molto epiche, solenni, accompagnate da una buona presenza di archi, alternati abilmente per delle sequenze flebili, con il violino, o qualcosa di più corposo, con la viola. Il difetto principale risiede nel non aver, però, amalgamato adeguatamente le varie composizioni, che non risultano essere dinamiche: anche durante una semplice sessione di esplorazione nella world map la soundtrack sembra volersi esaltare eccessivamente, offrendo dei momenti troppo solenni. Insomma la precisione di un Final Fantasy è ben altra cosa. Il doppiaggio, invece, completamente in inglese e accompagnato da sottotitoli nella medesima lingua, come è prassi della saga Tri Ace, riesce a offrire un senso di completezza al tutto, supportato anche da delle buone cut scenes in CGI che vengono gestite con lo stesso motore del gameplay.
– Divertente, dinamico, immediato
– Ottimo inserimento col sistema di ruoli
– Sound design e soundtrack ispirati
– Tecnicamente troppo indietro
– La trama e i personaggi non si esaltano
7.0
Star Ocean: Integrity and Faithlessness è un jRPG che pecca là dove dovrebbe esaltarsi: lo scenario, l’evoluzione dei personaggi e la crescita degli stessi, che è troppo tarpata. Riesce, però, a donare un senso di divertimento nel battle system, con un grinding che dà soddisfazione e non annoia mai, supportato anche da alcune piccolezze stilistiche come la reserve gauge, che si lasciano apprezzare. Il titolo è però danneggiato dall’aspetto tecnico, troppo vuoto, vacuo e di una generazione fa, sottolineando come Star Ocean 5 sia stato pensato per la PlayStation 3 e non possa colmare il gap con l’attuale generazione soltanto grazie alla modellazione dei personaggi e al character designer.