Il primo Splatoon fu un titolo indubbiamente coraggioso: una nuova IP che cercava di unire modernità e competitività in un genere che per molti versi sembrava destinato ad andare avanti ed evolversi soltanto nel contorno ma non nella struttura. Quando uscì infatti i giocatori riuscirono a mettere tra i denti uno sparatutto atipico, competitivo e frenetico, il cui obiettivo principale non era segnare un numero maggiori di kill o conquistare zone, perché la contesa verteva in realtà sul ricoprire forsennatamente la mappa con la vernice in dotazione del colore della propria squadra, in misura maggiore dell’avversario. Il risultato fu un mix tanto atipico, quando pratico nella realizzazione, distintivo del marchio Nintendo che di recente ha trovato, colpo dopo colpo, la chiave per riformare i canoni del divertimento nei più disparati generi.
Un successo di critica e di pubblico che, al di là dei numeri inficiati dalla scarsa base d’utenza della console, è riuscito a ritagliarsi un posto meritato nell’olimpo di titoli della grande N che sarebbero dovuti arrivare sulla successiva e attuale ammiraglia, Nintendo Switch. Al contrario di altri esponenti come Mario Kart 8, giunto vestito della versione Deluxe, il mondo tentacolare di Splatoon è stato completamente rivisto e aggiornato, tanto da essere stato definito 2.0, pur mantenendo intatta quella volontà di more(and better)-of-the-same, che a più riprese abbiamo sperimentato con le varie prove. Le promesse per i giocatori erano tante, tra una modalità single-player degna di tal nome, tanti nuovi contenuti e in generale un’infrastruttura molto più solida e matura su tutti i diversi fronti del titolo. Ora, con la versione definitiva tra le mani, siamo finalmente pronti a dirvi se queste sono state mantenute o meno, e quanto il nuovo capitolo della serie possa aver migliorato il già apprezzabile lavoro fatto con il capostipite.
In fondo al mar… o no?
Prima di tutto è importante anticipare che ogni gioco ha le sue regole. Apprenderle può essere semplice in alcuni casi, ma spesso e volentieri esse ci portano di fronte a difficoltà contro cui si finisce con lo sbattere ripetutamente la testa fino a scoprire, a nostre spese e troppo tardi, le varie meccaniche che si celano al di là di esse. Un semplice gameplay può infatti nascondere infinite finezze in grado di separare le performance del giocatore esperto da quelle del neofita. A volte però, il gioco ci viene in aiuto proponendoci una modalità tutorial, o che la contiene al suo interno, per guidarci nelle prime fasi di gioco.
Nella formula di Splatoon 2, capitolo originale compreso, ci sono due importanti aspetti da tenere in considerazione, la scelta e l’utilizzo delle molteplici varietà di armi e il sapersi muovere adeguatamente per le mappe disponibili. Sparando sporchiamo il suolo e le pareti di vernice, sulla vernice del proprio colore possiamo correre velocemente, trasformarci in rapidi inkling(la forma Mollusca dei personaggi) e infine, se disposta sulle pareti verticali, risalire quest’ultime. Mentre risulta banale sfruttare queste capacità nei movimenti di base senza avversari, la vera impresa è riuscire a incastrare le manovre più arzigogolate con le fasi di shooting, soprattutto qualora dovessimo essere in balia del fuoco nemico.
Si svolge così la modalità singolo giocatore, in una serie di stage, divisi in cinque settori, tutti caratterizzati da un mix di shooting e platforming, in grado sia di portarci a scoprire il mondo di Splatoon 2, sia di addentrarci nel mondo ben più crudele che ci aspetterà fuori.
Stavolta saremo chiamati a salvare il polpolato mondo di gioco, due anni dopo gli avvenimenti del primo capitolo sconfiggendo per l’ennesima volta gli irreprensibili octariani, a cui è anche attribuita la sparizione di Stella, che ricorderete nel duo delle Sea Sirens assieme a Marina, quest’ultima committente delle nostre missioni.
Il sistema a sezioni di puzzle-shooting-platforming che caratterizza tutta la campagna in singolo non sorprende, data anche l’estrema vicinanza con il capitolo originale, ma risulta comunque godibile e nelle fasi avanzate in grado di regalare qualche sfizio in più a livello di sfida. Un diversivo che vi introdurrà al gioco e alle sue meccaniche senza troppe pretese.
Tornando all’utilizzo dell’armi, nel corso della storia verremo continuamente invitati a provare i vari stage con un’arma sempre nuova, che ci sarà gentilmente omaggiata dall’amico Armand. In questa maniera potremo poi provarla negli altri livelli, andando a migliorare il tempo di riferimento precedentemente segnato.
Ricordo infine che ogni arma è potenziabile, ma per riuscire nell’impresa servono molte uova di pesce e un buon numero di sardinium accumulate.
Una mappa al nero di seppia, grazie!
Come i più di voi sanno, non è certo la campagna la modalità principe di Splatoon 2, che è stata realizzata principalmente per illustrare alle seppioline più inesperte come affrontare il gioco. Il vero fulcro del titolo sono le modalità multi-giocatore, dalle amichevoli fino alle leghe, passando per cooperative varie e ranked. Appena si entra in gioco ci viene chiesto di creare l’alter-ego virtuale, fatto di nome acconciatura e carnagione. Si accede poi alla piazza, hub di gioco da cui accedere a tutte le novità e a tutti gli shop. Una volta pronto l’Inkling, con il set di armi base ci viene richiesto partecipare alla modalità amichevole per i primi 10 livelli, terminati i quali,si può accedere alle ranked.
In questa prima categoria di partite, l’unica modalità disponibile è Mischia Mollusca, ovvero la modalità classica e più nota di Splatoon il cui l’obiettivo è riuscire a colorare il più possibile la mappa di gioco. Al termine di ogni partita, a seconda della vittoria o sconfitta, si ricevono dei punti esperienza e delle monete, i primi sono necessari per salire di livello e sbloccare l’equipaggiamento, poi acquistabile in vestiario e set di armi tramite le seconde.
Le mappe sono come sempre due a rotazione, si alternano ogni due ore, e hanno caratteristiche morfologiche totalmente diverse ma anche un fattore comune, ovvero la simmetria. Ancora più variegate che nel precedente gioco, ce ne sono alcune che si sviluppano in altezza, con la zona centrale nel punto più basso della mappa, così come ce ne sono altre che si sviluppano in maniera opposta, la maggior parte gode di una piantina dalle geometrie squadrate, mentre poche altre sono decisamente più tondeggianti e curve, come il Tintodromo Montecarpa, che ci è apparsa tra le più ispirate dell’intero pacchetto.
I Set sono composti da arma primaria, secondaria e speciale, ognuna con caretteristiche diverse, divise in gittata, capienza e danno. Esse richiedono un’importante dose di pratica e di caratterizzazione del loadout, perché sceglierne una implica anche saperne sfruttare le peculiarità, e saperla adattare al proprio ruolo all’interno del team. Alcune sono decisamente più comode per imbrattare di vernice tutto ciò che si incontra, mentre altre sono d’altra parte molto efficaci nell’1vs1, con l’aerografo e il rullo che rientrano nella prima categoria, mentre il lo splatter a carica e lo splatter d’élite nella seconda.
A contribuire al fattore personalizzazione, non soltanto a livello estetico, troviamo l’abbigliamento che pezzo per pezzo è in grado di aiutare il giocatore con perks particolari, che possono variare da quelli che velocizzano i tempi di ricarica dell’inchiostro, fino a quelli che aumentano il danno delle secondarie e molto altro. Un aspetto che agevola chi ha parecchie partite alle spalle e spinge i neofiti a fare “gavetta”.
A indirizzare poi il perfezionamento delle armi, c’è anche un sistema che fa sì che sia possibile eliminare determinati perks da quelle in nostro possesso e trasformarli in pezzi di scarto. Questi a loro volta si possono utilizzare per dotare altri componenti del relativo bonus, così da non dover ricomprare più volte uno stesso oggetto per trovare la combinazione ideale. Il prezzo di questa azione è, purtroppo molto elevato, e non ne consigliamo l’abuso.
Le armi, salendo di livello, ottengono potenziamenti aggiuntivi più le si utilizza in battaglia, fino a riempire gli slot disponibili, il cui numero è definito dal grado della stessa. Il sistema non è lontano dai meccanismi che popolano il panorama attuale degli shooter e riesce a fornire un buon compromesso per avvicinare chi deve ancora destreggiarsi nell’apprendimento e per accompagnare nelle fasi avanzate il giocatore più hardcore, che troverà nelle battaglie ranked il suo habitat naturale. Il grosso problema che sorge relativamente alla forte caratterizzazione di questi set è che questi non possono essere sostituiti prima di iniziare il matchmaking o durante la partita ed è necessario uscire dalla sequenza di match per riuscire nello scopo. A livello pratico ciò provoca uno scarso dinamismo nello sviluppo personale della partite, che obbliga a mantenere lo stesso approccio per tutta la durata del match, anche qualora si arrivi a preferire un cambio di strategia per far fronte all’assetto nemico.
Conflitto polposo
Le Partite Pro o (Ranked Matches) sono l’obiettivo da raggiungere per tutti i giocatori che non vogliono fermarsi alle modalità più casual del gioco. Sempre 4vs4, prerogativa del titolo, differiscono per due motivi dalle amichevoli: il primo è ovviamente il rango, che sale o scende a seconda delle performance sul campo, e le modalità disponibili, che al posto che essere fisse sulla mischia mollusca, variano tra Zona Splat, Bazookarp e Torre Mobile.
Un mix esplosivo che una volta raggiunto il grado B- dà accesso a sfide da ben 2 ore, appartenenti alle partite di Lega, in cui, dopo aver creato un team con uno o tre amici, ci si sfida a suon di match per la gloria.
Sempre facendo gruppo con altri amici, è possibile accedere alle modalità multiplayer locali e online dedicate a soddisfare le esigenze cooperative. L’esponente di questa categoria si chiama Salmon Run e in essa bisogna riuscire a superare le varie ondate semplicemente portando alla casa madre le uova di pesce, che compaiono per terra una volta sconfitti i vari nemici distribuiti su 3 diverse ondate. Prima di iniziare si sceglie il livello di difficoltà foriero di un quantitativo di punti differente, ma per giocare a questa modalità c’è comunque bisogno o di giocare online durante eventi prestabiliti, oppure all’interno di una stanza locale con amici.
Le modalità in Splatoon 2 dunque abbondano, sarà difficile arrivare alla noia passando il tempo in compagnia del titolo e dei suoi tentacolari personaggi, ma dobbiamo comunque considerare che a parte qualche variazione sul tema, la formula del gioco rimane ancorata al precedente capitolo, forse troppo, e avremmo preferito ci fosse una marcia in più sulle novità, piuttosto che sugli aggiornamenti.
Per il momento, poi, si sente parecchio la mancanza di una chat vocale integrata, che potrebbe migliorare la coordinazione fra giocatori che non hanno la possibilità di sentirsi al di fuori del gioco, e che dovrebbe essere aggiunta al lancio con la companion app dedicata.
NB: Per tutta questa serie di motivi, ci sentiamo di riservare un possibile aggiornamento alla recensione, che possa vantare un’esperienza ben più duratura di quella che ci ha condotto alla recensione (durata una manciata di giorni), e che sarà resa completa dal numero maggiore di giocatori e dalla presenza dell’app, nonché dalla conferma della stabilità dei server, che hanno generato tempi di matchmaking o veramente irrisori oppure decisamente troppo abbondanti, pur negli orari previsti per le sessioni di gioco online, anche se probabilmente imputabili alla mancanza fisiologica di giocatori nel momento di pre-release.
Colore, colore dappertutto
Passando al versante artistico, Splatoon 2 gode della meravigliosa e particolarissima art design che già caratterizzò il capostipite, impreziosendo stavolta i dettagli degli inkling in maniera evidente: vernici, colori, riflessioni, modelli e animazioni, sono un passo avanti notevole rispetto al passato. In particolare sono proprio le luci a innalzare il livello della produzione, che a fronte della lucida viscosità della vernice, riesce davvero a imporsi e a rendere l’impatto grafico godibile sia sul piccolo sia sul grande schermo.
Musiche a parte, divertenti e scanzonate dentro e fuori dalle partite sempre divertenti e coinvolgenti,
In partita la fluidità la fa da padrona grazie a un motore di gioco che fa coppia con un net-code in-game impeccabile; a parte nell’hub dove qualche rallentamento c’è, anche se non danneggia l’esperienza complessiva. Abbiamo poi provato il titolo con tutti i diversi dispositivi che possono governare la console; il controller Pro si è rivelato il nostro prediletto, data anche la preferenza verso il sistema di mira classico, ma non abbiamo disdegnato nemmeno quello con i sensori di movimento, che non essendo vittima di problemi di sorta, è rimasto costantemente una valida alternativa.
Splatoon 2 vanta infine un supporto gratuito post-lancio oramai standard per Nintendo, che accompagnerà il gioco con contenuti nuovi settimana dopo settimana.
Purtroppo se ci sono importanti gioie sul lato tecnico, ci sono anche piccoli, ma per fortuna in parte aggirabili, dolori. I soliti problemi di NAT che affliggono le partite sulle console di casa Nintendo, dovuti in parte ai provider italiani e in parte a sistemi di addressing condivisi anche all’estero, non ci hanno permesso in 3 su 5 diverse situazioni di giocare in rete, se non lavorando sulla configurazione del router, dove ne abbiamo avuto la possibilità.
– Meccaniche rodate e divertenti
– Multiplayer competitivo efficace
– Miglioramenti su tutti i fronti
– Tecnicamente lodevole
– Troppo simile al primo
– Qualche leziosità di troppo sulla gestione dei set
Splatoon 2 è un’evoluzione coerente del primo capitolo, da cui non però non riesce a staccarsi a sufficienza per portare il giusto grado di innovazione che ci saremmo aspettati. La formula, infatti, si conferma vincente e, a parte qualche leziosità nel loadout e nel matchmaking, mostra una freschezza ancora invidiabile, pur rimanendo ancorata al passato sia nelle meccaniche, ma soprattutto nei contenuti.
C’è comunque da considerare che il gioco si presenta con tutte le carte in tavola per avvicinare coloro che, possessori di Switch ma non di Wii U, vogliono entrare per la prima volta nel mondo di Splatoon, così come soddisfare coloro che, hardcore fin dal primo capitolo, sono vogliosi di tornare in una nuova versione della serie, ampiamente riconoscibile ma con un’infinità di dettagli e aggiornamenti tutti da scoprire.