South Park: Il Bastone della Verità è un gioco maledetto. Non parliamo del travagliato sviluppo passato per le mani di due diverse produzioni dopo il tracollo di THQ, bensì del fatto che, per un fan della serie South Park come chi vi scrive, questo è un gioco tremendamente difficile da valutare.
Trey Parker e Matt Stone hanno avvolto il gioco in una fitta nebbia di elementi appositamente dedicati ai fan, tanto che – per chi ama questa storica serie televisiva – gli elementi di gameplay passano quasi in secondo piano. Eppure, chi ama i videogiochi sa bene che Obsidian è uno sviluppatore celebre per i suoi RPG, e il fatto che South Park: Il Bastone della Verità sia prima di tutto un gioco di ruolo, ci ha lasciato ben sperare. Ora che il gioco è arrivato nelle nostre mani, le nostre speranze sono state ripagate.
I’m goin’ down to South Park
Nel gioco interpretiamo un ragazzino appena giunto in città, a quanto pare incapace di parlare e obbligato dai genitori a cercare dei nuovi amici. Dopo avere salvato Butters da uno strano bulletto, il nostro alter ego viene invitato a prendere parte al Kingdom of Koopa Keep, il regno dei cavalieri medievali organizzato nel giardino di Cartman. Questi stanno conservando un magico bastone che consente al possessore di controllare l’universo. Ben presto gli elfi invadono il regno, e il bastone viene rubato: il nostro eroe, ribattezzarto “Coglionazzo”, parte alla ricerca del ligneo artefatto in una serie di avventure sempre più strampalate.
La sensazione è quella di far parte di un grande gioco fra bambini delle elementari: anche se ci si picchia, tutti seguono delle regole decise a priori tra i giocatori, e devono comunque rispettare il coprifuoco imposto dai genitori. All’inizio, dunque, viene ricreata una strana atmosfera, nella quale l’avventura ci sembra epica, ma contemporaneamente ci ricorda che è finta. Una sensazione che, probabilmente, vi ricorderà alcuni dei momenti più spensierati della vostra infanzia.
La cosa si sarebbe potuta portare avanti per tutta l’avventura con risultati soddisfacenti, ma poiché questo è South Park, gli autori iniziano ad aggiungere vari mattoni alla storia, fino a trasformarla in qualcosa di inaspettato rispetto a quanto originariamente previsto. Come in ogni puntata della serie, le cose cominciano presto a prendere delle pieghe perverse, i colpi di scena si alternano sullo schermo con una rapidità quasi disarmante e succedono delle cose strane, in un misto di colpi di genio e nonsense.
Da un tranquillo pomeriggio con degli amici ci ritroviamo ad essere preda degli alieni e dei loro sondaggi anali, combattiamo un esercito di mongoli, facciamo a botte con uno gnomo mentre dobbiamo schivare i testicoli di nostro padre che sta facendo sesso con mamma e, ovviamente, abbiamo a che fare con gattini zombie nazisti. Elementi di ordinaria follia nella tranquilla cittadina di montagna del Colorado.
Anche se la storia è godibile e divertente per chiunque, è chiaro che solo un fan di South Park potrà cogliere le centinaia di citazioni inserite dagli autori. Dialoghi, luoghi, personaggi, alleati e nemici: quasi tutti gli elementi che si incontrano nel gioco sono tratti da una qualche puntata della serie: persino i junk items, di cui il gioco abbonda, citano qualche oggetto realmente visto nella serie o fanno riferimento a uno specifico episodio. Se conoscete South Park, ogni sessione di gioco vi porterà a ridere con gusto soprattutto per alcuni elementi che qualunque altro giocatore riterrebbe ininfluenti. Trovare un basso elettrico nella soffitta di Token potrebbe lasciare indifferente la maggior parte dei giocatori, ma chi ha visto la puntata “Christians Rock Hard” della settima stagione capirà immediatamente il riferimento. Questo genere di cose accompagnano ogni singolo istante del gioco: si tratta di fan service alla massima potenza, e in questo senso Trey Parker e Matt Stone meritano un premio. Ma non un Emmy, quello lo trovate nel livello delle fogne.
Non scorreggiare sulle palle
South Park: Il Bastone della Verità è un RPG che rispetta in maniera metodica i canoni di genere. Vi è dunque una struttura a quest principali e quest secondarie, mentre sono totalmente assenti le quest minori. La maggior parte delle quest richiede di raggiungere un luogo, individuare un oggetto o sconfiggere un particolare nemico. Come avrete capito, non vi è davvero nulla di originale in questo meccanismo, e gli autori ne sono talmente consci da scherzarci sopra, lasciando ai personaggi principali alcuni commenti abbastanza pungenti sull’inutilità delle azioni compiute.
Gli encounter non sono totalmente casuali: ci sono aree dove solitamente si manifestano i nemici, ma non compaiono sempre. Gli avversari sono ben visibili sul campo di battaglia; possono essere spesso aggirati, mentre per entrare in combattimento è sufficiente avvicinarsi: in questo caso possiamo scegliere di attaccarli, o possono essere loro ad attaccare noi, ottenendo in quest’ultimo caso un bonus sul primo attacco. Dopo le battaglie vi è un respawn non troppo generoso che impedisce un grinding spasmodico, mentre tutti gli oggetti droppati dai nemici restano sul campo anche ore dopo la battaglia.
Le battaglie si svolgono a turni, ed è nostro onere controllare una squadra composta dal nostro alter ego e da uno fra i più celebri personaggi della serie, ossia Kyle, Stan, Cartman, Kenny, Jimmy e Butters. Il nostro eroe può essere un guerriero, un mago, un ladro o un ebreo. Nel corso della nostra avventura abbiamo scelto proprio quest’ultima classe, l’unica sulla quale avevamo molti interrogativi e che si rivelata essere una sorta di classe ibrida mago-guerriero capace di applicare parecchi effetti di stato ai nemici. L’eroe può brandire un’arma da mischia e un’arma a distanza, e usufruire di attacchi speciali e magie. Le armi dispongono di tre attacchi: normale, potente e magico. Gli attacchi speciali consumano punti potenza, e sono spesso provvidenziali poiché consentono di colpire più nemici contemporaneamente. Le magie, infine, sono peti. Avete capito bene: la magia in South Park: Il Bastone della Verità si esegue con il proprio culo, e consente di mettere ko i nemici con delle puzze mortifere, che se combinate con una fiamma consentono di ottenere degli effetti piuttosto esplosivi. Vi sono poi gli oggetti (che non consumano turni), alcune abilità uniche legate al personaggio controllato e le evocazioni. Queste ultime non possono essere utilizzate contro i boss, consentono di uccidere i nemici in un colpo solo e danno luogo ad alcune delle finisher più assurde nella storia dei videogiochi. I personaggi che accompagnano il nostro eroe possono essere sostituiti in battaglia, ma lo scambio costa un turno ed è piuttosto rischioso.
Alla conclusione della battaglia, punti ferita e punti potenza si riempiono, mentre il mana – utilizzato per i peti – richiede di ingurgitare del cibo (ma non troppo, o alla prima scorreggia vi cagherete addosso). La scelta di resettare i punti ferita e potenza è derivata dal fatto che gli scontri in South Park: Il Bastone della Verità sono piuttosto impegnativi. Non si tratta di un gioco difficile, ma talvolta anche uno scontro apparentemente semplice può diventare letale ed è necessaria una buona dose di concentrazione. Nel complesso, possiamo affermare che la difficoltà del titolo è stata calibrata molto bene, e vi terrà impegnati sin dai primi scontri. Il passaggio di livello è affidato ai punti esperienza, che sbloccano nuove abilità. Vi sono poi dei perk, sbloccabili aumentando il proprio numero di amici su Facebook.
Tra gli elementi molto originali, vi è da segnalare la possibilità di vincere le battaglie anche senza combattere, sfruttando l’ambiente. Un oggetto a penzoloni sopra un nemico, un cavo elettrico scoperto o una trappola per topi possono accorciare di molto i tour de force attraverso le varie fasi di gioco, e questi elementi letali sono spesso richiamati dalla risoluzione di alcuni puzzle ambientali che rendono il tutto molto piacevole. Anche i peti possono risolvere molte situazioni enigmatiche, oltre a stordire i nemici prima di una battaglia inevitabile. I personaggi che ci accompagnano, infine, possono essere indirizzati per risolvere alcuni puzzle ambientali, talvolta in maniera poco ortodossa. Queste meccaniche, se sfruttate a dovere, rendono l’esperienza di gioco meno ripetitiva e, in definitiva, mettono in luce alcune buone idee di Obsidian.
Come nel cartone
Da un punto di vista prettamente visivo, quando si gioca a South Park: Il Bastone della Verità sembra di assistere a una puntata della serie televisiva firmata Trey Parker e Matt Stone. Non si tratta di una frase retorica: il gioco è davvero indistinguibile dallo show. Complici i disegni elementari della serie TV, questa conversione videoludica è la cosa più fedele al prodotto di partenza che si sia mai vista in questo campo. Il passaggio dalle frequentissime cutscene alle sequenze interattive è impercettibile, mentre le battaglie – che per ovvie ragioni si svolgono in arene chiuse – non sembrano per nulla straniate dal mondo di gioco.
Anche dal punto di vista sonoro è stato compiuto un lavoro encomiabile: tutti i personaggi sono stati doppiati divinamente bene da Parker, Stone e dagli altri (pochi) doppiatori della serie. Vi è una quantità di dialoghi semplicemente gigantesca, e non vi è una sola linea che non sia stata doppiata. Le musiche sono splendide, e includono alcuni temi originali, qualche tema della serie TV e gli indimenticabili successi di Jennifer Lopez. Tutto sommato, è davvero un bene che non sia stato azzardato un doppiaggio in italiano: se conoscete l’inglese, sarete in grado di cogliere alcune sottigliezze intraducibili che vi faranno sbellicare dalle risate.
Purtroppo, non è tutto oro quello che luccica. La versione PS3, da noi testata anche dopo la release della prima patch, soffre di violenti cali di frame rate durante i salvataggi automatici e, talvolta, persino durante le battaglie. Quest’ultimo è un problema più grave, dato che le meccaniche di colpo potente e di parata richiedono un tempismo perfetto: se il frame-rate scende proprio nell’istante fatidico, preparatevi a dire più parolacce di quante se ne sentono in un minuto di gameplay (e se ne sentono tante). Il sonoro, al contempo, mostra alcuni problemi di sincronizzazione durante alcune cut scene.
Anche dal punto di vista dei contenuti il gioco alterna vette di eccellenza ad elementi riciclati da qualche vecchia puntata dello show. Se abbiamo apprezzato le citazioni nascoste negli oggetti apparentemente insignificanti, rivedere alcune vecchie gag nelle parti principali del gioco ci lascia la sensazione che, nel corso dello sviluppo, si siano resi necessari alcuni riempitivi per allungare il brodo. E questo non è certo un bene.
Infine, vi è l’annosa questione delle censure nelle versioni Xbox 360 e PS3. Sono fastidiose? Purtroppo sì. Modificano l’esperienza di gioco? Fortunatamente solo in piccola parte. Per qualche ragione sono state tagliate alcune gag in cui Randy Marsh viene sondato dagli alieni con dei dildo sempre più grossi, ed è stata censurata una sequenza nella clinica degli aborti. Le parti di Randy rovinano un intero capitolo del gioco, ma per nostra fortuna riguardano una piccolissima percentuale dell’opera. La decisione, a quanto pare, è stata presa da Ubisoft per ragioni di marketing, e non per questioni legali o religiose. Il nostro consiglio è quello di rimandare le ragioni di marketing al mittente e di importare il gioco dagli Stati Uniti, se ne avete la possibilità.