Recensione

Overwatch

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a cura di Matteo Bussani

Informazioni sul prodotto

Immagine di Overwatch
Overwatch
  • Sviluppatore: Blizzard
  • Produttore: Blizzard
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 24 maggio 2016 - 28 luglio 2017 (GOTY Retail)

Dopo un’attesa durata ben più di un anno dal giorno dell’annuncio, siamo finalmente riusciti a vedere i server avviarsi in una tiepida notte di maggio per il rilascio definitivo di Overwatch. Tra open e closed beta che si sono susseguite in questo lasso di tempo e corti cinematografici che hanno accompagnato la nascita di tutto il background narrativo del titolo, abbiamo avuto modo di constatare la volontà da parte degli sviluppatori di produrre un titolo multiplayer-only che non cadesse negli stessi errori fatti dalle produzioni concorrenti. Anche stavolta Blizzard ha cercato di portare sul mercato una nuova IP che, grazie agli strumenti prima citati, fosse in grado di giungere al giocatore sia come un titolo ancora da scoprire, sia come una solida certezza piuttosto che una scommessa ancora da giocare. Inoltre l’infrastruttura di rete, maturata con le beta, è stata l’altro elemento cardine che ha aggiunto solidità al titolo che ora mostra tutte le carte in regola per affermarsi nell’attuale panorama videoludico degli sparatutto. Overwatch è riuscito così a conquistarsi nel tempo una base d’utenza abile a favorire l’inserimento del titolo nel mondo dei multiplayer e a conquistare fin da subito oltre ad un’affiatata community una forte credibilità. Nell’universo del titolo Blizzard un ruolo chiave l’hanno rivestito i personaggi che, presentati tramite corti cinematografici a loro dedicati, sono stati in grado di farci entrare nelle atmosfere del titolo avendo già imparato ad amarli e ad apprezzarli. Attimo dopo attimo siamo stati resi partecipi della costruzione del gioco e abbiamo potuto viverne ogni singolo momento come se stessimo leggendo un libro, capitolo dopo capitolo, mentre lo scrittore lo stava ancora scrivendo. Di pari passo con il gioco anche le aspettative da parte del giocatore crescevano con la speranza sempre più grande di poter giocare ad un titolo che rispecchiasse in toto ciò che le beta riuscivano a mostrare solo in parte. Quindi è giunto il momento di tirare le fila del discorso e vedere quanto di buono Overwatch è riuscito a costruire durante il suo sviluppo e se siano state poste le giuste basi per un roseo futuro.

La narrativa c’è ma non si vede
Overwatch è un gioco che trasuda personalità da tutti i pori pur non raccontando assolutamente nulla tramite una narrativa in-game. Non esiste infatti una modalità storia o campagna dedita a condurci nel mondo di gioco e a farcelo conoscere nei suoi vari aspetti; sembrerebbe quasi che non ci sia una storia raccontata o scritta che faccia da filo conduttore al gioco, ma in realtà non è così. Nell’universo di Overwatch tutto prende un senso, perché ogni singola informazione relativa ai personaggi o alle ambientazioni ci viene raccontata dall’esterno tramite elementi aggiuntivi alternativi al gioco che vanno a comporne il medium narrativo. I cortometraggi di fattura eccelsa e le descrizioni a corredo degli artwork riescono ad inquadrare ogni cosa nel grande mosaico che troveremo dinanzi a noi 
I personaggi, raccontati nel loro lato più emozionale, vanno oltre le loro abilità e le loro capacità in-game e riescono ad avvicinarsi così al giocatore e a catturarlo nel loro mondo. Certo, niente di tutto questo viene sbandierato nel gioco che quindi rimane un po’ scarno sotto questo aspetto, ma una volta esplorato è facile individuarne i vari elementi ricorrenti e involontariamente rimanerne affascinati: Winston e Hanzo, solo per citarne alcuni, sono personaggi che nel gioco si ritagliano il loro spazio anche grazie ai cortometraggi a loro dedicati. Overwatch ha quindi preferito raccontare il background narrativo al di fuori del gioco piuttosto che inserirlo in una componente dedicata che avrebbe rischiato di stravolgere la natura del titolo. 
Per tutti quelli che non hanno approfondito la storia che si nasconde dietro al gioco, si può riassumere che la divisione Overwatch è stata richiamata a raccolta dopo un periodo di inattività per risolvere le contese galattiche che stanno insorgendo e ognuno dei suoi componenti ha deciso di entrare a farne parte dopo particolari eventi che ne hanno segnato il passato.

Poche modalità ma buone
Ora arriviamo a parlare della parte più interessante e variegata per un titolo “multiplayer-only” come Overwatch: la struttura del gameplay. Secondo le moderne definizioni che costellano l’attuale panorama videoludico, questo gioco può essere definito uno sparatutto in prima persona con elementi MOBA. Ciò non soltanto perché ogni singolo personaggio ha una propria arma con cui fare fuoco contro i nemici, ma anche perché sempre per ciascuno di essi ci sono due abilità con countdown attivabili che ampliano notevolmente le possibilità di gioco. A esse se ne aggiunge un’altra speciale chiamata ULTRA con la quale, dopo aver caricato la barra dedicata, sarà possibile seminare il panico tra le fila nemiche. La frenesia del gameplay tra l’altro e la struttura delle mappe su più livelli sembrano rifarsi proprio agli fps arena degli anni ’90. Invece risulta comune a gran parte del mondo competitivo il gioco di squadra che è uno degli elementi fondanti di Overwatch.
Dopo un breve tutorial e qualche partitella di riscaldamento contro l’intelligenza artificiale, ci siamo gettati nella modalità principale dell’esperienza, ovvero le partite rapide. 
In realtà non stiamo parlando di una vera e propria modalità di gioco, ma della maniera più naturale per iniziare a tuffarsi nel vivo dell’azione. Dopo essere entrati in partita, affronteremo una playlist virtualmente infinita di match randomicamente scelti tra le dodici soluzioni disponibili.
Le modalità effettive presenti saranno 4: conquista, trasporto, controllo e l’ultima che non è altro che un ibrido tra le prime due. Indipendentemente dall’obiettivo di ciascuna di queste modalità, lo scopo principale delle partite è quello di presidiare una zona con il maggior numero di personaggi così da conquistare un punto di controllo oppure riuscire ad avanzare nella mappa scortando un trasporto fino a destinazione. In fin dei conti la chiave per riuscire a vincere ogni tipo di partita è mantenere la supremazia in una porzione di mappa, in opposizione a un più classico deathmatch dove vince chi invece riesce a compiere il numero maggiore di uccisioni. Ovviamente in questo senso a seconda del ruolo di attaccanti o difensori che ci troveremo a rivestire converrà scegliere dei personaggi con abilità più o meno dedicate a presidiare una zona o tentare una sortita decisiva. Questo perché in Overwatch ogni personaggio ha caratteristiche uniche che lo rendono adatto a determinate situazioni, tanto che sono stati divisi dagli stessi sviluppatori in quattro tipologie ovvero attacco, difesa, tank e supporto.

“United we stand, divided we fall!”
Data la natura volutamente diversa di ciascun personaggio è immediato notare come nell’1vs1 ce ne siano alcuni più forti di altri, ma ciò non è frutto di un cattivo bilanciamento poiché nell’ottica di squadra i personaggi all’apparenza più deboli possono aiutare i compagni ad eseguire combinazioni inarrestabili. Un healer come Lucio è una facile preda dei nemici se non opportunamente coperto, esattamente come Reinhardt è facilmente abbattibile da personaggi ben più mobili, nonostante gli abbondanti punti vita, qualora non sia assistito da un buon support. Bisogna anche ricordare che ci sono personaggi più bilanciati come il Soldato 76, Roadhog o Bastion che, dotati di abilità curative, permettono una maggiore autonomia dal resto del gruppo, ma l’avanzata solitaria è comunque estremamente sconsigliata. L’aspetto che gratifica maggiormente, giocando una partita ad Overwatch, è infatti la realizzazione di un’azione corale ben architettata con il proprio gruppo con la quale si può facilmente avere la meglio anche contro arroccamenti nemici all’apparenza inespugnabili. 
A onor del vero ad un livello di gioco amatoriale alcuni personaggi sono chiaramente più forti di altri per la necessità di padroneggiare dinamiche avanzate e poter contrattaccare determinate configurazioni. Il trio Bastion, Torbjorn e Simmetra, per esempio, può essere devastante qualora non si schieri dalla parte opposta un buon Reaper in grado di aggirare i nemici e rimettere a posto le cose. In questo senso alcune partite possono davvero risultare frustranti in quanto la facilità di utilizzo di alcuni personaggi può davvero segnare le sorti di un incontro giocato a bassi ritmi.
Sebbene non ci sia una chiara suddivisione in classi l’una debole all’altra, è evidente che alcuni personaggi siano stati dotati di abilità specifiche per arginare gli effetti della propria nemesi. Questo è vero anche a livello di veri e propri gruppi, dove due personaggi che, per caratteristiche proprie soffrono una particolare abilità avversaria, insieme potranno contrastarla senza grossi problemi. 
La parte più tattica di una partita risulta adattare la propria squadra alla situazione che dovrà essere affrontata: un approccio bilanciato a volte non è sufficiente per sfondare le linee nemiche e bisogna ricorrere ad un numero maggiore di tank per sopportare meglio il fuoco avversario, così come è anche necessario virare verso una struttura difensiva nel momento in cui, dopo aver conquistato l’area contesa, saremo costretti a proteggerla.

Mappe per tutti i gusti
Le partite esprimono quindi un dinamismo fuori dal comune non soltanto nei termini del gameplay che richiede sempre la massima attenzione data la sua velocità e la necessità di timerare costantemente l’utilizzo delle abilità, ma anche nei termini dello sviluppo della partita. La squadra così come gli atteggiamenti del singolo muteranno nel corso di questa e più volte saremo costretti a cambiare personaggio o a tentare una via di accesso alternativa per riuscire a proseguire nelle mappe.
A proposito di mappe anche qui c’è tantissimo da dire in quanto il lavoro fatto da Blizzard è davvero notevole; in totale sono dodici e sono tutte costruite attorno alla modalità che le caratterizza: il risultato è che già dalla beta ognuna è stata perfezionata per essere il più bilanciata possibile. La simmetria di quelle dedicate alla modalità controllo si alterna alla struttura linearmente progressiva di quelle dedicate alla conquista o al trasporto, dove particolari strettoie o insenature potrebbero rallentare l’incedere degli attaccanti se non addirittura arrestarlo qualora sfruttate a dovere. La cosa interessante delle mappe è che possono essere esplorate in maniera diversa a seconda del personaggio. Con quelli più mobili, tra cui i cecchini Hanzo o WidowMaker, sarà possibile salire in zone inaccessibili ai tank come Zarya e Roadhog e aprire così nuovi percorsi per raggiungere l’obiettivo o ritagliarsi una postazione di avvistamento appartata da cui colpire i nemici colpo dopo colpo. 
Tutte le mappe sono divise in checkpoint; per cui conquistato un determinato punto, non dovremo ripartire dall’inizio per proseguire nella nostra avanzata una volta morti. Chiaramente le modalità non si esauriscono qui, con quella rissa che verrà aggiornata settimanalmente e proporrà una partita diversa da quelle abituali, con regole specifiche dedite a sperimentare nuove formule pronte a divertire il giocatore.
Overwatch, come già anticipato, riesce a inserire nel gameplay una forte anima competitiva che lo porterà a imporre la sua presenza nel mondo degli e-sports, grazie ad un gameplay dotato di un gioco di squadra dalle infinite sfaccettature e di un supporto post-lancio che Blizzard è in grado di fornire, ma non trascura una vena più spensierata data dall’accessibilità delle meccaniche di base.
A corredo delle partite rapide c’è un sistema di progressione a livelli basato sull’esperienza, che permette di ottenere dei forzieri ogni qual volta saliremo a quello successivo. In questo modo potremo sbloccare skin, tag e animazioni dedicate ai personaggi e quindi personalizzarli tanto quanto il nostro profilo. 
Un peccato, invece, data la natura competitiva del titolo, è non avere al lancio le partite classificate che avrebbero potuto fin da subito attirare i giocatori più esperti, costretti a navigare ancora per un po’ nelle acque del gioco libero. Per fortuna questa modalità è in arrivo tra la metà e la fine di giugno in concomitanza dell’uscita della prima patch del gioco.
Ci vorrebbero pagine e pagine per analizzare singolarmente ogni aspetto del gioco data la cura maniacale che Blizzard ha riposto in questo titolo. D’altro canto questa estrema caratterizzazione va a sopperire al numero di modalità e personaggi, che sebbene non limitato, è rimasto invariato dalle ultime beta; È evidente che questo sia solo l’inizio e sono tanti i nuovi elementi che andranno a formare il quadro di Overwatch nel prossimo futuro.

Colorato è bello!
Overwatch è uno di quei giochi che ti cattura in un vortice di colori e non ti permette di uscirne. La grafica cartoonesca del gioco riesce a fare da specchio per le allodole per qualunque tipo di giocatore a partire proprio da quelli più giovani. E’ impossibile non rimanere affascinati da quei colori pastello accesi che riempiono i poligoni semplici, ma estremamente caratteristici delle varie ambientazioni e dei personaggi. Le loro silhouette sono ben definite e hanno un colore che li contraddistingue e che si ripercuote negli elementi caratteristici dell’outfit principale. Genji con il verde, Junkrat con il giallo, Widowmaker con il viola e Torbjorn con il rosso accesso, sono facilmente riconoscibili proprio attraverso questi richiami di colore di cui sono cosparsi. Un discorso a parte va fatto per le mappe che anch’esse sono molto semplici da un punto di vista poligonale, forse troppo date le produzioni concorrenti. A questa carenza per fortuna si sopperisce grazie ad una forte caratterizzazione degli ambienti, utilizzando elementi caratteristici presi di forza dai vari paesi da cui sono tratti; Ilio è cosparsa di bianche case in cima a una scogliera sul mare, Hollywood invece è rappresentata dai set degli studios e così via. Pensare che tutto questo lavoro sia stato fatto su ben dodici mappe è assolutamente un’altra nota positiva nella valutazione complessiva del titolo.
Le musiche stesse vanno a inserirsi geograficamente nei paesi che andremo a visitare nell’universo parallelo di Overwatch, per esempio melodie africane ci introdurranno alla mappa Numbani o leggere sonorità dell’estremo oriente apriranno una partita nella mappa Nepal. Se questo non fosse sufficiente sempre tornando a trattare dell’estrema caratterizzazione dei vari personaggi, anche sul fronte audio è stato fatto un lavoro certosino con frasi, alcune già diventate celebri nel corso della beta, che vanno a raccontare le varie situazioni di gioco, su tutte le dichiarazioni dei personaggi in occasione dell’utilizzo delle Ultra; non manca la possibilità di personalizzare anche queste sostituendole con altre sbloccate tramite l’apertura dei forzieri.
Uno sguardo alla tecnica
Dal punto di vista prettamente tecnico su PlayStation4 il gioco poteva osare di più sul fronte modelli e texture, ma il risultato ottenuto è comunque lodevole, considerando anche il genere a cui si rifà e il framerate stabile a 60 fps nella maggioranza delle situazioni. Il netcode per esempio, al contrario di molti concorrenti, non ha avuto particolari tentennamenti e si è dimostrato fin dalle prime partite solido ed efficiente. L’esperienza maturata durante quest’anno e mezza di beta si è fatto sentire e ha permesso agli sviluppatori di non cadere sul più bello, con tempi di attesa del matchmaking in media molto brevi. 
Per il momento non possiamo non apprezzare il buon lavoro fatto da Blizzard per permettere ai giocatori di godere subito del titolo senza grossi problemi. 

– Gioco di squadra esaltante

– Caratterizzazione eccezionale di personaggi e mappe

– Un nuovo modo di raccontare un FPS

– Bilanciamento presente considerando le dinamiche avanzate del gioco

– Alcuni personaggi più facili da usare rispetto ad altri

– Mancano le partite classificate al lancio

9.0

Dopo le tante beta, a più di un anno dall’annuncio è uscito finalmente Overwatch. Quello che ci ritroviamo tra le mani è un FPS innovativo che a modo suo evolve il concetto di sparatutto tramite una narrativa veicolata dall’esterno e un gameplay ibridato con il genere MOBA dove il gioco di squadra domina la scena. Purtroppo, nonostante il titolo sia divertente per tutti, la vena competitiva fa sì che tante sfumature delle meccaniche avanzate di gioco non siano facilmente accessibili, rendendo alcuni personaggi decisamente più facili da usare rispetto ad altri. Nulla da dire invece sulla direzione artistica che ha curato nei minimi dettagli ogni aspetto grafico di Overwatch. Tecnicamente si poteva osare un pelo di più per texture e modelli, ma considerata la fluidità generale e la piacevole resa a schermo non ci sono particolari rimorsi. Sembra che Blizzard abbia fatto centro anche stavolta, ma solo il tempo riuscirà a dirci se Overwatch riuscirà ad imporsi come un nuovo pilastro del genere.

Voto Recensione di Overwatch - Recensione


9

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