Con una stagione invernale così ricca di sequel e nomi famosi, la scelta di EA di inserire l’ultima fatica dei DICE nella sua line-up è senza dubbio coraggiosa. Invece di puntare su licenze blasonate o brand storici, la software house fa, è il caso di dirlo, un salto nel vuoto, proponendo un prodotto nuovo ma soprattutto innovativo che, come vedremo, è destinato a dividere tanto la critica quanto il pubblico.
Il bordo dello specchioLa natura di Mirror’s Edge lo rende inclassificabile secondo i generi tipici della video ludica: la visuale in prima persona diventa veicolo di quella che gli sviluppatori hanno definito “full body experience”, ovvero un’esperienza sensoriale dove ogni acrobazia che andremo a compiere restituirà un feeling assolutamente realistico, coinvolgendo tanto quello che vedremo quanto quello che sentiremo.L’azione si svolge in un futuro non troppo lontano, governato da multinazionali i cui strumenti di controllo tecnologico tengono sotto scacco un mondo solo apparentemente perfetto; dietro la facciata pulita e maestosa, l’enorme città nasconde un cuore corrotto e marcio, la cui unica alternativa sono i Runners, atletici fattorini che vivendo al limite della legalità trasportano informazioni segrete per combattere contro il controllo. Ci troveremo dunque nei panni di Faith, una Runner suo malgrado costretta ad indagare sull’operazione di polizia durante la quale sua sorella è stata incastrata con l’accusa di omicidio.
The Runner experienceIl gameplay si snoda attraverso lunghe sequenza acrobatiche in cui sfruttando l’atleticità di Faith dovremo farci strada nella giungla urbana, passando dai tetti dei grattacieli ad ambientazioni indoor e sotterranee, spesso inseguiti dalla polizia.Il sistema di controllo, frutto di un accurato studio da parte degli sviluppatori, si basa sul concetto di sensibilità al contesto: il dorsale di sinistra servirà per tutte le azioni che comporteranno un movimenti verso l’alto, mentre il grilletto sottostante per quelle verso il basso. In maniera sensibile al contesto essi ci permetteranno eleganti scivolate e spettacolari salti. Il dorsale destro serve invece a far compiere a Faith un istantaneo 180°, mentre il grilletto sottostante è dedicato agli attacchi corpo a corpo. Interessante è la possibilità di combinare questi controlli per ottenere movenze complesse: premere il grilletto sinistro a mezz’aria ad esempio, ci permetterà di raccogliere le gambe e superare pericolosi ostacoli, mentre premere il dorsale sinistro correndo verso un muro ci permetterà di effettuare un elegante wall running, che potrà concludersi spiccando un altro salto. Interessanti anche gli utilizzi del 180°, che permettono veloci cambi di prospettiva anche a mezz’aria, utili per passare da una superficie all’altra. Per non perdere mai di vista il punto di destinazione potremo utilizzare il tasto O, che sposterà la nostra visuale verso di esso. Il tasto triangolo viene usato per disarmare gli avversari: ogniqualvolta ci avvicineremo troppo ad un poliziotto, esso cercherà di colpirci con l’arma impugnata, che lampeggerà di rosso per un brevissimo istante: quello sarà il momento per premere triangolo, e godersi una coreografica animazione di disarmo. Il tasto quadrato attiva un comodo bullet time, utile sia per effettuare salti particolarmente ostici, che per disarmare gli avversari con più calma.
On the runA rendere l’azione intensa e coinvolgente ci pensa un level design studiato al millimetro per permettere al giocatore di sviluppare al massimo le tecniche; i livelli sono disseminati di pedane, casse, tubi e fili che creano un percorso atto a portarci verso il nostro obbiettivo. L’istinto del Runner, che permette a Faith di scovare con un solo sguardo tutti gli elementi ambientali utili alle sue acrobazie, è efficacemente restituito colorando di un rosso acceso tali oggetti; per quanto inizialmente trovare la strada giusta sia effettivamente semplice, da metà gioco in poi le cose si faranno ben più difficili, complici anche gli ambienti indoor. L’atleticità di Faith lavora in progressione: eseguire i movimenti con fluidità, senza spezzare il ritmo, ricompenserà il giocatore con una costante accelerazione. Nonostante il tutorial iniziale sia molto chiaro ed approfondito, padroneggiare appieno le movenze di Faith non è facile, ed occorrerà un po’ di tempo; la curva d’apprendimento è comunque bilanciata, e ci condurrà per mano proponendoci con la giusta cadenza sfide via via sempre più impegnative.Come anticipato, ci troveremo spesso la polizia alle calcagna; per quanto sia sempre possibile scovare una via di fuga, capiterà di rimanere in trappola e dover per forza combattere. I controlli in queste fasi si rivelano un po’ meno precisi che in quelle acrobatiche, ma un po’ d’allenamento e l’acquisizione del giusto ritmo vi regaleranno ottime soddisfazioni. Oltre a calci e pugni, la mossa di disarmo lascia il malcapitato sul cemento, e la sua arma nelle nostre mani: essa è utilizzabile, ma a grande scapito della mobilità; peraltro, il feeling delle armi a fuoco non è reso in maniera realistica, né fisicamente né per look. Il consiglio è quello di gettarle a terra, e lasciar fare a Faith quello che sa fare meglio.
Feel itLe sensazioni che si provano giocando a Mirror’s Edge sono difficili da spiegare a parole: la Full Body Experience si concretizza in un mix di movimenti di camera, modellazione realistica del corpo, finora mai tentata in un gioco in prima persona, ed effetti audio, come il respiro pesante o i passi sul cemento. La velocità con cui si riescono a concatenare le tecniche rende l’azione fluida e veloce, una sorta di flusso, che finisce per ipnotizzare il giocatore, come se ad avere importanza fosse solo il prossimo salto.A questa fluidità si contrappone un rigido sistema di salvataggio a checkpoint, che unito alla linearità del gioco, crea situazioni in cui occorrerà ripetere più e più volte i passaggi più ostici, fino alla piena comprensione di come effettuarli al meglio; proprio questa rigidezza intrinseca nella struttura di gioco potrebbe scoraggiare la fetta d’utenza meno paziente, ed abituata ad un gameplay più tradizionale. Su questo punto si infrangerà la corrente, dividendo chi si innamorerà di Mirror’s Edge, da chi invece lo troverà macchinoso e ripetitivo.Per quanto il gameplay sia fortemente story driven, con cut scenes che raccontano il progredire della vicenda, va detto che il plot alla base, pur partendo da premesse affascinanti, si rivela poco coinvolgente ed avvezzo al luogo comune, con pochi colpi di scena ed una narrazione macchinosa. Per quanto questo sia effettivamente un peccato, l’immersività del gameplay contribuisce a farcelo dimenticare ben presto.
Comparto tecnicoIl comparto tecnico è un altro elemento di distinzione: un design che mischia la freddezza dell’edilizia orientale moderna ad elementi tipicamente occidentali si colora con una palette caratterizzata da toni freddi negli esterni ed acidi indoor, il tutto condito con un’illuminazione quasi esagerata e superfici riflettenti. La buona varietà di ambientazioni trae giovamento da una modellazione poligonale accurata, con qualche sporadico calo di qualità riscontrabile al chiuso. Le texture di qualità, ed un’illuminazione gestita da un motore dedicato garantiscono ulteriore polish al look complessivo.Ottime anche le cut scenes, il cui stile euromanga si amalgama perfettamente all’atmosfera crossover tra oriente ed occidente. Il comparto audio presenta un’effettistica eccellente, utile per immergersi ancor di più nell’esperienza; buone anche le musiche, tra cui spicca il singolo di Liza Miskovski.Peccato per il doppiaggio, in particolare quello della protagonista, assolutamente inespressivo, e fuori contesto, che rovina in parte l’atmosfera.
– Un’esperienza unica ed innovativa
– Level design originale
– Full Body Experience efficace
– Scarsa longevità
– Ripetitivo nella seconda metà
– Plot poco originale
Mirror’s Edge è un esperimento riuscito; propone un genere completamente nuovo, e la qualità della realizzazione è indiscutibile. Va altresì detto che le meccaniche di gioco possono facilmente portare alla ripetizione dello stesso breve passaggio più e più volte, e l’apprendimento di tutte le tecniche richiederà tempo e pazienza. La longevità è innegabilmente scarsa, tra le 6 e le 8 ore, ma la rigiocabilità è alta, grazie ai percorsi alternativi e alla modalità gara, che permetterà di cimentarsi sui percorsi in competizione con utenti di tutto il mondo tramite classifiche su Live e Playstation Network.
Come anticipato, Mirror’s Edge non è titolo da facili compromessi: la sua assoluta originalità è stata perseguita senza mezzi termini, e questo non aprirà le porte al grande pubblico come succede per altre produzioni. Il nostro consiglio è quello di provare la demo a disposizione, e riflettere prima dell’acquisto: se vi farete affascinare tuttavia, l’ultimo nato in casa DICE saprà divertirvi e gratificarvi con un’esperienza unica, e, finalmente, davvero originale.