Nel 1937 un certo Edwin H. Land inventò un foglio di plastica, un filtro capace di polarizzare la luce. Questa invenzione cambiò il mondo della fotografia e gettò le basi per la creazione della macchina fotografica istantanea. La polarizzazione, però, non si riferisce soltanto a un processo fisico, ma anche a una netta presa di posizione. Polarizzarsi significa orientarsi verso un interesse che esclude qualsiasi altra opzione e, se vogliamo, significa superare un punto di non ritorno.
Polarized, il quinto e ultimo capitolo di Life is Strange, parla proprio di questo. Di filtri e di scelte estremiste ed estreme. La conclusione di questa straordinaria avventura episodica fa un sunto degli argomenti affrontati nelle parti precedenti, e ci consente di riflettere sul significato del gioco e sul reale peso delle azioni compiute.
Choice matters?
Fin dal primo episodio, Life is Strange si è rivolto ai giocatori ricordandogli che le decisioni hanno un reale peso sui fatti presenti nel gioco, invitandoli a scegliere con saggezza. Ebbene, il quinto capitolo fa crollare questa certezza mettendoci di fronte ad un aut aut finale che sembra demolire tutto il percorso compiuto fino a quel momento.
In effetti, non nascondiamo un pizzico di delusione nel constatare che, alla fine dei conti, il viaggio del giocatore viene demolito nell’ultimo istante di gioco, di fronte a due possibili scelte diametralmente opposte che cambieranno per sempre Arcadia Bay. Così, come il tornado che sta per distruggere la cittadina dell’Oregon, il finale di Life is Strange ha il potenziale per demolire (e non ricostruire) tutte le scelte compiute dal giocatore, lasciandolo con la sensazione di avere svolto una serie di azioni inutili.
Questa, però, è solo una lettura superficiale dell’opera. Perché, anche se il momento risolutore di Life is Strange vanifica i nostri sforzi, il percorso compiuto da Max resta dentro di noi. Alcune scelte nel corso dell’avventura hanno un reale peso sulla vita delle altre persone: possiamo decidere la vita e la morte di alcuni personaggi, possiamo distruggere famiglie o tenerle unite, possiamo modificare la nostra relazione con chi ci sta attorno. Elementi che, nel corso della storia, plasmano non soltanto il carattere di Max, ma anche e soprattutto l’empatia del giocatore e le emozioni in gioco. Più volte ci siamo pentiti delle nostre scelte, più volte abbiamo riavvolto il tempo per poi restare nel dubbio, più volte abbiamo pensato – magari erroneamente – di essere nel giusto o di avere una superiorità morale rispetto a chi ci sta attorno. Anche se il gioco demolisce il nostro viaggio, esso non può intaccare i nostri ricordi, la strada che ci ha portato fino alla fatidica sequenza finale. Max e il giocatore ricorderanno sempre il percorso attraverso cui sono dovuti passare, e questo – forse – è l’unico aspetto importante di Life is Strange.
In altre parole, questo gioco ci dimostra come non sia l’arrivo a contare, ma il viaggio. L’indimenticabile settimana di Max resterà sempre dentro di lei, e dentro di noi. A prescindere dalla scelta compiuta sul finale.
Il risultato è più grande
Polarized fa un sunto di tutte le meccaniche viste nel gioco. Oltre al consueto potere di Max di riavvolgere il tempo, ritroviamo la sua capacità di viaggiare nel tempo attraverso le foto, oltre alle meccaniche stealth accennate nel terzo episodio e completamente rimosse nel quarto.
Ma non è tutto: Polarized ci mette di fronte a una serie di puzzle ambientali completamente facoltativi e concentrati nell’ultima parte del gioco, che ci consentono di mettere all’opera il nostro cervello e di utilizzare quanto appreso fino a quel momento. Gli aspetti puzzle del gioco vengono sfruttati in maniera intelligente, e alcune sequenze ci mostrano la forza delle idee dei Dontnod in quelli che, a conti fatti, sono elementi superficiali in un gioco con una storia così forte.
Certo, ancora una volta ritroviamo tutti i problemi tecnici dei precedenti capitoli, con texture che caricano in ritardo, sincronizzazioni labiali totalmente assenti e qualche momento frustrante indotto da una meccanica di rewind del tempo non sempre responsiva, ma in generale si conferma l’alta qualità di questo prodotto. La sceneggiatura regge fino all’ultimo momento, i dialoghi sono credibili e molto efficaci e la colonna sonora è, in una parola, straordinaria.
– L’ultimo capitolo chiude il cerchio…
– La storia raccontata resta splendida
– Colonna sonora pazzesca
– Vi farà riflettere
– …ma il finale potrebbe lasciarvi l’amaro in bocca
Quando i titoli di coda scorrono sullo schermo, prendiamo coscienza del fatto che Life is Strange è ben più della somma delle sue parti. Anche se i vari capitoli hanno presentato valori altalenanti (il giudizio numerico presente in questo articolo si riferisce solo al quinto episodio), il prodotto nel suo insieme è eccellente. Siamo dunque contenti che Square Enix abbia deciso di ripubblicare il gioco in un’edizione integrale, da collezione e (soprattutto) con la traduzione in italiano. Ci vorrà ancora qualche mese, ma quando il gioco arriverà in questa versione nei negozi, nessuno avrà più una scusa per non provare Life is Strange. Questo gioco è capace di prendere a cazzotti il vostro cuore e di lasciarvi con qualche cicatrice, ma sa anche restarvi dentro per sempre.