Dopo il primo deludente capitolo, arrivato come titolo di lancio di PlayStation 4 tra il basso gradimento della critica e i mugugni del grande pubblico, Sony poteva percorrere due strade: accantonare una IP incapace di dare i frutti sperati o tentare di rilanciarla con un secondo capitolo che potesse dare una nuova dimensione allo strambo personaggio composto da reperti e antiche reliquie. In seguito alla prova di Knack 2, effettuata un paio di mesi fa, si erano palesati diversi dubbi sulla buona riuscita dell’operazione; ma dopo undici ore di gioco molto piacevoli, il quadro che ne è emerso si è rivelato ben diverso rispetto a quello un po’ fosco delle fasi preliminari.
Il ritorno di Knack
Che Mark Cerny fosse consapevole dei problemi evidenti del primo capitolo lo avevamo capito sin da subito, da quando ha deciso di scritturare Marianne Krawczyk, già vincitrice del BAFTA per il lavoro svolto sul secondo capitolo delle avventure di Kratos. Ne è uscita fuori una storia migliore, più elaborata e senza le grossolane banalità che hanno caratterizzato l’arrivo della prima avventura di Knack. Divisa in quindici capitoli, strutturata con maggiore ordine e di più ampio respiro, la vicenda mette al centro ancora una volta i malefici troll e dei robot che lanciano un nuovo attacco al pianeta nel tentativo di rappresentare un’autentica minaccia e centralizzare il potere, ma proseguendo nell’avventura vi accorgerete di quanto in realtà il nemico e le intenzioni siano ben diversi da quanto inizialmente si prospettava.
Naturalmente, stiamo pur sempre parlando di una serie indirizzata a un pubblico di giovanissimi, pertanto era lecito non aspettarsi intrighi complessi o toni differenti. Sebbene sia un po’ ridondante e ricca di momenti che non lasceranno un segno tangibile nella vostra memoria, la storia di Knack 2 funziona e intrattiene fino alla fine; si lega ad ambientazioni più diversificate rispetto al passato e si adatta ai ritmi di gioco, che rimangono ben equilibrati per buona parte del gioco. Tra graditi ritorni, sorprese e un finale auto-conclusivo che lascia aperta la porta a un eventuale seguito, la direzione che Japan Studio ha deciso di seguire è piuttosto chiara: se il pubblico sarà ricettivo, Knack potrebbe ritornare ancora una volta. Eppure, nonostante le evidenti migliorie, manca ancora qualcosa per fare il salto di qualità definitivo.
In due o da soli contro il mondo ribelle
Lo avevamo sospettato durante le nostre precedenti prove e dobbiamo confermarlo anche adesso: Knack 2 è piuttosto facile, anche ai livelli di difficoltà più elevati. Se affrontate l’intera avventura in cooperativa, invece, sarà davvero una passeggiata. Nonostante si notino alcune differenze che servono per agevolare i giocatori meno esperti o i più piccoli, come alcune porzioni dei livelli che vengono precluse o piattaforme semoventi meno infingarde del solito, gli utenti più navigati saranno costretti a partire direttamente dal più alto livello di sfida per poter essere impensieriti un minimo. Sebbene Cerny abbia dichiarato a più riprese che Knack 2 voleva essere sia un gioco per le famiglie, sia un titolo capace di soddisfare le esigenze dei giocatori più hardcore, la modalità storia rimane eccessivamente semplice, complici anche i checkpoint molto ravvicinati e le sezioni di sbarramento che solo in alcuni casi riescono a dare qualche grattacapo.
La difficoltà non può essere cambiata in corsa, ma una volta giunti alla fine verrà sbloccato il new game plus, con la possibilità di cimentarsi in una nuova sfida mantenendo tutte le abilità e i gadget acquisiti. Ci saranno inoltre due modalità classiche che faranno la felicità dei cultori dei platform vecchia scuola: il cosiddetto time attack, con sezioni di gioco da superare entro un tempo limite per avere il massimo della valutazione, e delle arene in cui dovrete sconfiggere le ondate nemiche, prestando attenzione al vostro operato affinché possiate ottenere tutti i bonus previsti. Queste modalità, senza dubbio, sono quelle più impegnative, e chi vorrà puntare al platino dovrà anche aguzzare la vista e darsi da fare.
La formula di gioco non ha subito enormi cambiamenti, ma è senz’altro diventata meno prevedibile, con variazioni sul tema che spaziano dagli enigmi alla necessità di controllare le dimensioni di Knack al fine di superare alcune particolari sezioni di gioco. I puzzle risultano essere semplici e immediatamente intuitivi; taluni richiedono un minimo di logica, mentre altri stimolano il pensiero laterale, costringendo i giocatori a sfruttare le caratteristiche del personaggio, osservare l’ambiente ed effettuare diversi spostamenti di oggetti per poter proseguire. C’è poi la possibilità di poter restringere le proprie dimensioni e riportare Knack alla sua grandezza di base, così da poter attraversare stretti passaggi o potersi infilare in piccoli pertugi per recuperare le parti dei gadget che fungono da abilità passive o porzioni di energia che servono per accumulare dei punti da spendere nel menù delle skill. Benché sia gradita la possibilità di adattare le dimensioni di Knack a seconda delle situazioni di gioco, queste non offrono mai spazio a una libertà interpretativa del giocatore e sono sempre, dall’inizio alla fine, estremamente lineari.
Knack! Sei sempre il solito, Knack!
In un certo senso, Knack 2 non può ancora a liberarsi da alcune critiche che hanno attanagliato il primo capitolo, perché la struttura dei livelli è sostanzialmente sempre la stessa, con corridoi che si prestano alle fasi platform, qualche scontro, la presenza di puzzle e le solite piazzole che diventano delle mini arene dove bisogna sconfiggere i nemici, magari con l’aiuto del cristallo che dona l’invincibilità per diversi secondi. Se è vero che a lungo andare avvertirete un po’ di monotonia, con dei capitoli che sono palesemente dei riempitivi, è vero anche che stavolta la mescolanza degli elementi di gioco è più attenta e raramente fuori focus. Tra i banali QTE durante le scene d’intermezzo, gli scontri, le scene d’inseguimento e qualche battaglia coi boss, Knack non manca di varietà, eppure presta il fianco a una ripetizione non necessaria e a qualche spreco creativo di troppo. Qualche esempio? Il sistema di combattimento, nonostante tutti gli sforzi degli sviluppatori per renderlo più robusto e convincente, cozza contro l’inadeguatezza degli avversari, sin troppo molli per rappresentare una reale minaccia. O ancora, l’albero delle abilità è poco sviluppato: si divide in quattro macro sezioni, ma gran parte delle virtù acquisibili da Knack sono solo dei potenziamenti della forza o della velocità. Per quanto riguarda il combat system, Knack può disporre di un paio di colpi combinati e caricati, un calcio, la parata con parry e la schivata, il gancio per afferrare i nemici e una sorta di boomerang per colpire dalla distanza o annullare i buff degli avversari. Tutto meglio strutturato, sulla carta, ma quando vi renderete conto che i casi in cui siete obbligati a usare queste mosse sono pochi, comprenderete la sostanziale inutilità di alcune aggiunte.
Il mondo deve essere salvato, ancora una volta
La grandezza di alcune aree è solo apparente e serve più per dare una prima panoramica del mondo di gioco in cui siete arrivati in quel preciso istante, prima di restringersi a imbuto e rimanere sempre entro dei binari stretti, come i platform di vent’anni fa. Soprattutto per questo motivo, Knack 2 scivola via senza troppi giochi d’artificio e con grande leggerezza, risultando più rilassante che impegnativo.
Si registra anche qualche progresso a livello tecnico, con modelli migliori e un design delle aree decisamente meno spartano rispetto al capostipite, ma senza particolari guizzi creativi. Alcuni elementi degli scenari hanno una conta poligonale inferiore rispetto a Knack e ai suoi nemici, e le rispettive texture risultano essere a una risoluzione leggermente inferiore. Le strutture sono semplici, senza arzigogoli, talvolta piatte ma quasi mai anonime. È poi possibile selezionare il frame rate fissato a trenta o quello dinamico, che si adatta a seconda delle situazioni di gioco. Ed è anche selezionabile l’ormai immancabile HDR, che dà maggiore pienezza ai colori sgargianti di un’opera che appare finalmente con un’identità ben più definita, che sa quale direzione seguire e ha capito su quale fascia di mercato puntare.
– Miglioramenti a tutto tondo
– Sistema di combattimento più solido, con abilità e più varietà negli scontri
– Buon mix tra platform, action e puzzle
– Alcune nuove aggiunte sono sfruttate poco e male
– Difficoltà troppo tarata verso il basso
– Rimangono alcune perplessità sulla struttura di gioco
– Un po’ monotono e con presenza di capitoli riempitivi
Knack 2 è piacevole, divertente, leggero e frizzante. Migliora in toto la struttura del primo raffazzonato capitolo e riesce a rilanciare una IP che sembrava ormai spacciata. C’è ancora molto da lavorare per riuscire ad allinearsi alla qualità dei mostri sacri del genere, ma Japan Studio ha intrapreso la strada giusta. Con molto più coraggio e senza cadere in altri grossolani errori che tuttora gli tarpano le ali, Knack potrebbe crescere ulteriormente e rinfrancarsi del tutto.