Su Final Fantasy XII: The Zodiac Age sono state spese già tante parole in queste ultime settimane: tra unboxing della collector’s edition, prove sulle prime ore di gioco, racconti di Ivalice e approfondimenti sull’universo creato da Yasumi Matsuno, abbiamo già capito quale incredibile forza abbia avuto il dodicesimo capitolo della saga di Square-Enix. La forza di far parlare nuovamente di sé, a distanza di dieci anni. Qualcuno lo ha presentato dicendo che ci troviamo dinanzi al Final Fantasy più sottovalutato di sempre, ma resta un’opinione dalla quale, personalmente, mi discosto fortemente: a parte le altissime medie valutative del 2007, Final Fantasy XII ebbe dalla sua la forza di proporre un battle system di indubbio valore e futuribilità, tanto da permettere all’intera avventura di invecchiare benissimo e arrivare in questo 2017 ricco di successi e novità videoludiche con grandissima forza. Noi siamo tornati a Ivalice con grande curiosità e soprattutto con quel pelo di nostalgia valido per permetterci di rivivere le avventure di Balthier e di Fran. Qualcuno ha detto Vaan?
VendettaRabanastre, città del regno di Dalmasca, a Ivalice. Diversi anni prima delle vicende narrate in Final Fantasy Tactics. Sotto i nostri occhi si stanno celebrando le nozze della principessa Ashe di Dalmasca e del principe Rasler di Nabradia: un momento fondamentale per l’unione di due famiglie, di due regni, che siglano così una forte alleanza. La felicità, però, dura davvero poco perché l’Impero di Archadia invade Nabradia per conquistarla approfittando della disattenzione figlia della festa. Durante la battaglia il principe Rasler perde la vita e il re di Dalmasca, Raminas, è così costretto a firmare la resa, recandosi alla Fortezza di Nalbina. Qui, però, un drappello di soldati prova a interrompere le trattative e il capitano Basch, eletto capo della missione, uccide dapprima il re Raminas e poi Reks, un giovane volontario arruolatosi per difendere il re e testimone del tradimento del cavaliere. Basch, dopo il folle gesto, viene catturato e giustiziato, mentre Dalmasca cade nelle mani di Archadia, partendo da Rabanastre. Mentre il Marchese Ondore IV dà l’annuncio alla popolazione di quanto accaduto, a Rabanastre il fratello del defunto Reks deve farsi strada per i vicoletti della città, per cercare di sopravvivere e non farsi sopraffare dalle vicende che hanno colpito il mondo. Due anni dopo Vaan, il fratello di Reks, si prepara al suo viaggio dell’eroe. Affiancato dall’aviopirata Balthier, dalla Viera Fran e dalla amica di sempre Penelo, il giovane lotterà per conoscere la verità dietro il tradimento del capitano Basch.La trama di Final Fantasy XII rappresentava quel concept nel quale Matsuno aveva creduto tantissimo sin dai tempi di Final Fantasy Tactics: un complotto sociopolitico che potesse sfociare in numerosi dubbi e domande sulla rettitudine dei comprimari. Il tradimento di Basch e il conseguente omicidio di Reks, il trattato di pace che Raminas voleva stipulare, sono tutti elementi di un intreccio narrativo non elaboratissimo, ma che comunque tiene gli appassionati delle trame da palazzo incollati alle vicende. Va da sé che nel complesso delle storie offerte nella saga di Final Fantasy è possibile rintracciare, soprattutto se valutate con soggettività, trame più affascinanti, con una vena fantasy più ispirata, nonostante il ritrovarci dinanzi a una pletora di razze diverse e variopinte che riempiono il quadro di Ivalice. Nonostante ciò, però, Final Fantasy XII riesce a raccontare una vicenda pregna di sentimenti, anche se inficiata dalla presenza di un protagonista che già dieci anni fa fece fatica a ritagliarsi uno spazio all’interno del novero dei successi.
Rimasterizzazione poco coraggiosaPrima di lanciarci nella valutazione del battle system, arriviamo a valutare subito le novità che la The Zodiac Age propone a dieci anni di distanza dalla release di Final Fantasy XII su PlayStation 2. La premessa è che gli sviluppatori hanno lavorato per un’ottimizzazione tecnologia che partisse, però, da una base già realizzata, ossia quella di dieci anni fa, piuttosto che ricomporre tutta la struttura da zero: è chiaro che quest’ultima ipotesi avrebbe portato via molto più tempo di quanto questa remastered abbia effettivamente richiesto. Il risultato, purtroppo, non è dei migliori e già come avevamo sottolineato nella nostra prima analisi, dopo le prime tre ore di gioco, non tutti gli ambienti e non tutte le texture danno soddisfazione: la rielaborazione degli elementi originali, infatti, non è perfetta e sembra quasi che Square-Enix non abbia voluto osare o essere più coraggiosa di quanto potesse. In ogni caso il tutto resta gradevole, anche se non tendente alla perfezione. Il sistema comunque riesce a non offrire alcun tipo di bug e la solidità è sicuramente dalla parte di Final Fantasy XII, che riesce a mantenere i suoi 30fps e la sua fluidità anche durante la modalità accelerata, utile per velocizzare l’azione, come vedremo a breve. Diversamente da quanto visto con la grafica, il sonoro è stato completamente realizzato da zero: Hitoshi Sakimoto, che si occupò dell’intera colonna sonora, salvo la main theme e la traccia cantata da Angela Aki, che porta la firma di Nobuo Uematsu, ha completamente riarrangiato l’OST, registrata con un’orchestra in presa diretta. La The Zodiac Age concede anche la possibilità di scegliere se affidarsi ai brani rimasterizzati o se a quelli originali, così da poter accontentare anche i nostalgici che vogliono rivivere l’esperienza così come dieci anni fa, ma vi invitiamo ad accettare la nuova proposta di Square-Enix, perché il lavoro compiuto da Sakimoto con la registrazione orchestrale è davvero magistrale, degno di essere ascoltato in ogni suo momento. Infine c’è anche la possibilità di scegliere tra il doppiaggio in inglese o in giapponese, mantenendo i sottotitoli, chiaramente, in italiano, così come dieci anni fa.
Il lavoro dello zodiacoArchiviate la novità dal punto di vista tecnico passiamo ad analizzare quelle contenutistiche. Non avevamo parlato, nella nostra anteprima di una settimana fa, della Trial Mode, in italiano proposta come Modalità Sfida, analizzata durante il nostro primo hands-on di maggio negli studi di Square-Enix. Cento diversi livelli che vi permetteranno di affrontare, con il party selezionato durante la storia, diverse sfide da portare a termine: l’obiettivo non è soltanto quello di arrivare in fondo per sbloccare la Weak Mode, modalità aggiuntiva per la main story, che funge da livello di difficoltà aggiuntivo, ma anche di approfittare dei vari oggetti che riuscirete ad acquisire e che potranno essere utilizzati durante la storia principale. Potrete avviare la Trial Mode in ogni momento dalla schermata principale e sfruttare anche il salvataggio automatico – inserito in tutta l’avventura per semplificare il sistema di Game Over e di caricamento – per ripartire dall’ultimo gradino. Va da sé che il consiglio è quello di affrontare tale sfida in una fase molto avanzata del gioco, con il party al completo, così da poter sfruttare adeguatamente la forza che avrete tra le vostre mani: arrivare al centesimo piano, infatti, non è immediato e con un livello non altissimo rischiereste di vedervi comparire il Game Over in faccia dopo pochi minuti. La valutazione finale è che per quanto tale esperienza possa aumentare la durata del titolo – già di per sé molto alta – non ci sono elementi che ci hanno appassionato particolarmente e la Sfida ci è sembrata una necessità completistica più che di reale interesse. Probabilmente con un po’ di fantasia in più Square-Enix sarebbe potuto arrivare a creare una Trial Mode con limitazioni e requisiti più articolata e complessa, degna di Yazmat o di tutti i boss segreti che offrono le cacce di Final Fantasy XII.Passando, invece, all’avventura completa ci soffermiamo sulla presenza dello Zodiac Job System: appartenente a quella che era la versione International del gioco, pubblicata esclusivamente in Giappone nel 2007, Final Fantasy XII stavolta vi darà la possibilità di personalizzare in maniera più dettagliata e profonda il vostro job. Non solo avrete il main, che può essere scelto in un radiante da dodici diverse discipline (Cavaliere, Guerriero Rosso, Mago Bianco, Monaco e così via), ma anche di selezionare, in una fase avanzata del gioco, la Licenza per sbloccare un job secondario. Potete ben immaginare che così facendo si va a sopperire a quella mancanza di curvature nel level up, annullando quel senso di uguaglianza che colpiva poi tutti i combattenti, come avveniva nel gioco originale. È stato mantenuto, invece, il sistema legato alla scacchiera con le licenze da sbloccare grazie ai License Point, ottenuti di level up in level up, con l’unica differenza che ora ogni job avrà una scacchiera apposita, piuttosto che fornirvi un’enorme area all’interno della quale sbloccare tutto ciò che può tornarvi utile: ognuna di esse vi permetterà non solo di utilizzare le tecniche, ma anche di sbloccare l’utilizzo di alcuni tipi di equipaggiamenti a sfavore di altri. Un sistema molto intricato che non è rimasto invariato rispetto al gioco originale, così come i Gambit. Già dieci anni fa il lavoro svolto fu indubbiamente soddisfacente, offrendo un titolo che era già avanti per i suoi tempi: grazie a un sofisticato sistema di programmazione della strategia era possibile indicare ai vari membri del party che azione compiere dinanzi a un’altra: per esempio dinanzi a un alleato afflitto da Veleno, potremo dire a Fran di castare sempre una magia curativa che possa ripristinare lo stato di salute. Allo stesso modo su un alleato con HP inferiori al 50% sarà possibile castare Energia e così via. Ribadiamo quanto già detto in apertura: Final Fantasy XII era una perla già ai suoi tempi e tale è rimasta, perché dieci anni dopo il suo intricato battle system, che ci permetteva di programmare ogni nostra azione e modificarla in maniera percettibile quando necessario, è rimasto gradevole e piacevole. Ad aiutarvi, tra l’altro, c’è anche la già citata – anche nella preview di una settimana fa – modalità accelerata, che vi permette di velocizzare l’intera esperienza del 200% o del 400%. Sebbene la seconda sia eccessiva, la prima può sicuramente venirvi incontro in combattimenti che sapete già di vincere senza problemi alcuni o in fasi di esplorazione votate al grinding, là dove scoprire il mondo attorno a voi non è un interesse primario.
– Un ottimo modo per recuperare una perla dimenticata
– Lo Zodiac Job System
– L’accelerazione di movimento
– Il lavoro tecnico non è perfetto
– La Trial Mode è troppo ripetitiva
Final Fantasy XII: The Zodiac Age non è la remastered più bella del 2017, a causa del poco coraggio che Square-Enix ha avuto nel riproporci il comparto grafico: le texture, vi dicevamo, sono molto piatte e spesso poco pulite, anche a causa del fatto che si tratta di una remastered in HD e non un remake totale, da zero. Ribadiamo che un lavoro del genere avrebbe portato via molto più tempo, ma se la necessità di riproporre Ivalice era così alta, allora bisognava dare un segnale diverso. Questo, in ogni caso, non ci spaventa, perché l’aspetto sonoro è magistrale, così come l’intera offerta di Final Fantasy XII, un titolo che nel 2007 rappresentò una perla di rara bellezza per l’offerta videoludica, nonostante il mondo dei jRPG si stesse in qualche modo già spostando verso l’azione più frenetica. A venirvi incontro, anche se in maniera posticcia, stavolta ci sarà la modalità accelerata, che darà più azione a quello che, a oggi, potrebbe sembrare un sistema troppo lento. Per tornare a Ivalice, però, e per godere di un’esperienza che ancora non avevate assaporato, questo è il modo migliore in assoluto.