Diablo 3 è approdato su pc due anni fa, trasportato da un hype quasi palpabile e sorretto dalle aspettative incredibili dei fan. Milioni e milioni di giocatori hanno pregustato il momento in cui avrebbero finalmente rispedito Diablo tra le viscere dell’inferno, convinti che tutto sarebbe andato alla perfezione, e invece… qualcosa si è incrinato.
Non fraintendeteci, il gioco uscito era di qualità eccelsa, curatissimo e brillante in molti aspetti, ma andava anche a semplificare sensibilmente lo sviluppo dei personaggi, poteva essere giocato solo se connessi online, e fondava la sua longevità quasi solo su un loot system che non era calcolato poi così bene. Tutte cose difficili da notare nei primi giorni d’uscita, e su cui molti critici (noi compresi) hanno sorvolato aspettandosi i soliti miglioramenti a cui tutti i titoli Blizzard vanno incontro quando c’è qualcosa che non rientra nelle aspettative del pubblico.
Grazie al cielo questi miglioramenti sono arrivati, e hanno trasformato completamente il gioco. Il loot system è divenuto molto più furbo, la difficoltà è stata ribilanciata e divisa in più livelli, e sono state aggiunte numerose chicche per eliminare la ripetitività imperante dall’end-game. Tutte cose che sono state poi perfezionate ulteriormente con l’arrivo di Reaper of Souls, espansione di alta qualità.
Ora, finalmente, tanta bontà arriva anche dai possessori delle console dell’attuale generazione con la Diablo 3 Ultimate Evil Edition, un’edizione completissima del gioco riadattata per le nuove piattaforme e con qualche sorpresa extra. Che sia il caso di mettersi lo spinotto del controller direttamente in vena?
Pad ‘n’ Slash
Meglio iniziare dalla prima, significativa, differenza dal gioco originale: il gameplay. No, le basi non sono cambiate ovviamente, ma il sistema di controllo è stato chiaramente ricostruito attorno al pad, con tanto di meccaniche, anzi, meccanica aggiuntiva. Su Ps4 e Xbox One infatti il vostro alter ego si muove con la levetta analogica sinistra, targetta automaticamente il nemico più vicino in base a dove volge il vostro sguardo (il targeting è segnalato da una comoda aura rossa attorno all’avversario) e può finalmente schivare i colpi con l’analogico che rimane. Tutto è stato traslato con grande naturalezza, e il feeling di gioco rimane davvero appagante, anche a causa dei potenti impatti dei colpi normali e della spettacolarità delle skill avanzate. L’aumento di livello e il sistema delle rune sono rimasti pressoché invariati, ma funzionano ancora benone nelle prime run, offrendo con frequenza nuove tecniche sperimentabili senza troppi pensieri. A tutt’oggi, Diablo rimane il gdr hack ‘n’ slash con il combat system che dà le maggiori soddisfazioni, un gran esempio di accessibilità ed efficacia, capace di offrire numerosi spunti nello sviluppo di un proprio stile.
Certo, come detto sopra lo sviluppo dei personaggi si è pericolosamente semplificato, ma l’introduzione del Paragon System ha permesso a molti giocatori di utilizzare build in precedenza quasi inutilizzabili con certe classi, diminuendo la frustrazione dei veterani. In pratica, una volta raggiunto il massimo livello l’esperienza guadagnata andrà a gonfiare i vostri livelli Paragon, che si manterranno per tutti i personaggi dell’account e permetteranno di aumentare le varie statistiche disponibili. Ci vuole molto tempo a salire degnamente di livello, ma è una spinta costante all’avanzamento, perché le differenze alla lunga si sentono, eccome.
Non bisogna poi dimenticare che dopo numerose patch Blizzard ha anche eliminato vari altri difetti del gioco, specialmente per quanto riguarda il succitato sistema di Loot. In particolare abbiamo notato un netto miglioramento nella percentuale di drop delle armi leggendarie fin dalla prima campagna affrontata. Dite addio alle ore di grinding matto e disperatissimo, qui in quasi ogni run si trova qualcosa di sfizioso. Persino gli artigiani sono andati incontro a una mezza rivoluzione, poiché in passato la loro utilità svaniva dopo poco.
La mia nemesi è la tua nemesi. E pure la sua nemesi
Il regalo più gradito portato da Reaper of Souls resta, comunque, il nuovo End-Game. Una volta finiti tutti gli atti, compreso quello dell’espansione, potrete infatti affrontare l’Adventure Mode, una modalità randomizzata che vi permette di esplorare varie zone, combattere contro brutali mostri che scalano in base al vostro livello, e affrontare boss potenziati nei terribili Nephalem Rifts. Una di quelle aggiunte capaci di disintegrare la vita sociale di un videogiocatore insomma, che su console si accompagna a un curioso sistema chiamato Nemesis. Ve lo spieghiamo alla buona: mettiamo che un mostro grosso e cattivo uccida qualcuno nella vostra friend list. Ecco, quel mostro deciderà a questo punto di invadere bellamente la campagna di un altro giocatore nella friend list del defunto, dopo aver subito un bel buff delle caratteristiche. Nel caso riesca ad ammazzare anche quel giocatore si potenzierà ancora, e così via, finché non troverà un condottiero in grado di farlo a pezzi a cui lascerà numerosi doni per tutti gli amici uccisi. Davvero un’idea curiosa, che può spiazzare all’improvviso e aggiunge un pizzico di imprevedibilità alla normale campagna. Su PS4, c’è inoltre un Nephalem Rift “speciale” per i fan di Naughty Dog.
Il fulcro del gioco ad ogni modo resta il multiplayer, indispensabile per godersi al 100% i livelli di difficoltà avanzati. Anche senza Battlenet di mezzo su PS4 abbiamo constatato una stabilità invidiabile nelle partite, senza lag o sbalzi di sorta. L’introduzione dell’Apprentice mode peraltro, che aumenta forzatamente il livello di un giocatore che partecipa alla partita di un avventuriero con più esperienza, permette di godersi la cooperativa in quasi ogni situazione. Aggiungete un multiplayer locale alla formula, e vi renderete subito conto che, PC o console che sia, Diablo è e resta una droga.
Ah, senza Battlenet di mezzo potete giocare la campagna principale offline, e la tanto odiata Auction House coi soldi veri è ormai un ricordo, giusto per ricordare qualche altro lato positivo.
Ma i difetti? Ci sono, anche se non rovinano particolarmente l’esperienza. La versione PS4 da noi provata è stata migliorata tecnicamente, con effetti spettacolari delle abilità e una grande pulizia visiva. Il motore grafico, però, è antiquato e inizia a mostrare il fianco, senza contare che abbiamo notato dei radi ma fastidiosi cali di framerate, abbastanza difficili da giustificare. Questi singhiozzi dovrebbero venir corretti con una patch a breve, dunque non siamo preoccupati.
L’altra problematica è legata alle classi: non tutte sono state calcolate alla perfezione, e certe scelte faticano a divertire ai massimi livelli anche con i Paragon Level di mezzo, poiché più o meno incatenate da determinate build. Tale svista salta ancor più all’occhio quando si riparte con il Crusader, nuova classe di Reaper of Souls dotata di una flessibilità invidiabile. Non che le altre classi siano noiose da usare, ma qualche variazione in più in occasione della nuova edizione non ci sarebbe dispiaciuta, visto che il sistema di sviluppo è destinato a non cambiare.
Infine, presi singolarmente, i contenuti esclusivi su console sono davvero pochi rispetto alla versione PC, e non basta certo il Nemesis System a voler far cambiare lido a parte dell’utenza.
– Ancor più una droga dopo l’introduzione dell’Adventure Mode
– Contiene tutti i miglioramenti apportati e Reaper of Souls
– Spassoso in co-op
– Controlli riadattati alla perfezione
– Qualche calo di frame rate
– Alcune problematiche strutturali sono sempre lì
– Pochi contenuti extra rispetto alla versione PC
La Ultimate Evil Edition è indubbiamente l’edizione più completa di Diablo 3 attualmente in circolazione, con tutte le migliorie apportate al sistema, controlli perfettamente riadattati al pad e persino qualche interessante aggiunta. Graficamente il gioco inizia a mostrare il fianco, e chi non ha amato il prodotto per le sue mancanze a livello di sviluppo anche dopo l’introduzione dei Paragon Level non si convincerà certo ad acquistare questa edizione, ma per i giocatori console che non hanno mai avuto modo di gustarsi il lavoro di Blizzard si tratta di un must have, una vera droga videoludica capace di rubarvi ore e ore di vita.