Recensione

Call of Duty: WWII, Recensione del nuovo capitolo sviluppato da Sledgehammer

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a cura di YP

Ci sono voluti tre anni di sviluppo a Sledgehammer per dare alla luce Call of Duty: WWII, ennesima tappa del brand Activision che dopo aver esplorato le possibili applicazioni della tecnologia sulla pelle dei soldati, torna con i piedi per terra, letteralmente. Il nuovo capitolo dalla saga di FPS più giocata di sempre è un inno al passato, sia nelle idee che nella pratica. La Seconda Guerra Mondiale è il giusto palcoscenico dove poter evocare atmosfere crude e violente, unite a un gameplay che dimentica gli errori del passato e ci (ri)propone una struttura che non possiamo non apprezzare. Quella classica di Call of Duty: solida, divertente e impegnativa. World War II è senza dubbio un centro al bersaglio, reso possibile da un team di sviluppo che dimostra ancora una volta grandi capacità e, soprattutto, la giusta visione. Siamo stati tre giorni a Londra per sviscerare ogni aspetto del gioco: ecco la nostra recensione.

Il sapore del sangue… e della guerra

Aleggia grandissima curiosità attorno alla campagna single player di Call of Duty WWII. Sin dalle sue prime uscite, la modalità ha stuzzicato molto, per via della sua forte impronta cinematografica, che si traduce in scene violente, spettacolari, unite a un tono vagamente drammatico ed evocativo. All’E3 di Los Angeles abbiamo assistito a una presentazione a porte chiuse, dove ci veniva mostrata una sequenza mozzafiato tratta dalla missione Stronghold: palazzi che crollano, soldati brutalmente uccisi e azione al cardiopalma. Tutto talmente riuscito da ricordare, per esempio, le atmosfere viste in Salvate il Soldato Ryan. La speranza era quella di tornare a godere di un’avventura che non fosse solo accessoria al comparto multiplayer, ma che arricchisse in tutto e per tutto l’offerta ludica del prodotto. Il dubbio ci è scomparso dopo pochissime ore di gameplay: la campagna di WWII è certamente uno dei punti forti della produzione, al netto però di qualche difetto. La trama messa in piedi dai ragazzi di Sledge è per certi versi banale, ma comunque funzionale a creare il giusto contesto per sviluppare poi una storia piacevole e che non mancherà di qualche momento sopra le righe. Il protagonista è il soldato Daniels, che insieme ai suoi commilitoni lotterà contro la spietata forza nazista. Si parte dalle spiagge della Normandia, per poi vivere un percorso che sarà ricco di ostacoli e complicazioni. Quello che colpisce è la regia, e la messa in scena: il piede è premuto sull’acceleratore dall’inizio alla fine; incidenti, esplosioni, scontri a fuoco molti intensi e altre situazioni che si lasciano guidare da una componente vista nei war movie più pomposi in assoluto. Non c’è un attimo di tregua, il ritmo è serrato, incalzante, e si viene anche sollecitati abbastanza spesso da alcune varianti di gameplay che diversificheranno il vostro modo di giocare: stealth, combattimenti aerei, inseguimenti e sparatorie a bordo di vari mezzi.

Insomma un buon ventaglio di contesti differenti, quasi sempre ben implementati. L’ispirazione dai grandi blockbuster è dunque evidente, e viene rimarcata da un comparto tecnico che cura molto le animazioni facciali e i filtri, granulosi e perfetti per creare il clima da grande film di guerra. Molta attenzione è riversata nella caratterizzazione dei personaggi che, nel limite del possibile, riusciranno ad avere ognuno un quadro abbastanza ben delineato. A livello strutturale poi la campagna di WWII presenta due novità: la vita che non si rigenera più automaticamente, e le abilità dei compagni. Le cose sono in realtà collegate, in quanto le skill dei nostri alleati ci permetteranno, tra le altre cose, di ripristinare la salute del protagonista. Sarà quindi fondamentale stare compatti e uccidere quanti più nemici possibili, per caricare una piccola barra che una volta piena ci permetterà di usare le abilità in questione. Avremo a disposizione, per esempio, la capacità di evidenziare i nemici a schermo, oppure chiamare un attacco di mortaio, o ancora ricaricare tutte le nostre armi e, ovviamente, farci dare dei kit per ripristinare la salute. La campagna single player si presenta dunque curata e interessante, dalla durata di circa 6/8 ore, in base alle nostre capacità e al livello di difficoltà. Nonostante un buon carattere generale  non è però esenti da problemi, da ricercarsi in particolare in un’ IA molto approssimativa e poco rifinita, in qualche evidente calo di frame rate (abbiamo giocato su PS4 Pro) e in una sceneggiatura che sebbene sia gradevole alla fine non riesce ad emozionare nel suo climax finale. 
Il risultato è perciò un’esperienza d’impatto, guidata da un’impronta cinematografica preponderante che si racconta tramite un gameplay discretamente vario ma indebolito da un’intelligenza artificiale che talvolta sembrerà poco credibile. L’idea di ricreare un war movie interattivo può considerarsi riuscita malgrado alcune lacune che rischiano di minarne la credibilità. Si tratta però di elementi che seppur poco rifiniti non intaccano la fruizione di un single player che si piazza, nel complesso, tra i migliori della saga.

Uccidere come ai vecchi tempi

Dimenticate wallrun e jetpack d’ogni genere. Come ben saprete WWII ritorna alle origini, e non lo fa solo eliminando i simpatici propulsori o esoscheletri vari, ma anche e sopratutto nella natura di un gameplay che recupera il feeling dei migliori capitoli del brand. Time to kill in pieno stile COD ma comunque bilanciato, reso ancor più tollerabile da armi interessanti, capaci di offrire sempre una valida alternativa, eccezion fatta per un paio di bocche da fuoco leggermente più sbilanciate di altre. Ci sono poi le Divisions, il nuovo sistema di classificazione dei soldati che instaura anche una progressione ben più stratificata, dividendo le Divisioni dal livello del giocatore e proponendo classi differenti, con caratteristiche e ricompense uniche legate alla tipologia d’arma utilizzata. Entrare in confidenza con queste nuove features non sarà immediato, ma saremo aiutati dalla possibilità di recarci nel Quartier Generale, la nuova zona social raggiungibile in qualsiasi momento e senza tempo di caricamento, con la sola pressione di un tasto (options/start). Qui potremo incontrare altri giocatori, visitare alcuni NPC che ci daranno accesso agli Ordini e ai Contratti (taglie/obiettivi da portare a termine entro un dato periodo di tempo che ci ricompenseranno con rifornimenti di varia importanza) e fare pratica con le nuove serie d’uccisioni, piuttosto che sfidare qualche altro soldato in un virtuoso 1vs1. 

Quest’introduzione funziona principalmente da hub centrale durante le nostre sessioni di gameplay, dandoci la possibilità di capire al meglio le nuove funzioni e azzerare in qualche modo i tempi morti, per poi impegnarci nelle varie partite multigiocatore. Il comparto multiplayer di WWII è estremamente solido e, cosa più importante, completo: il gameplay praticamente perfetto viene esaltato da un ecosistema di attività ricco di opzioni, sempre stimolanti. Specializzarsi in una Divisione, prestigiare, portare a termine gli Ordini, ottenere tutte le armi speciali. Ci sono davvero molte cose da fare e siamo sicuri che se i player più hardcore saranno ben incentivati, i neofiti lo saranno ancora di più, trovandosi di fronte a un FPS che prova a migliorarsi aggiungendo contenuti e alternative. Fiore all’occhiello è certamente la modalità Guerra, che al contrario del classico PvP, caratterizzato da una forte anima competitiva (sia nel gameplay, che nel level design) suggerisce un approccio più scanzonato e cooperativo. Prendendo spunto da Rush della serie Battlefield, War Mode divide i team in attaccanti e difensori, con i primi che non dovranno solo conquistare il punto A, B o C, bensì saranno chiamati a svolgere obbiettivi dinamici che variano sempre, di mappa in mappa. Al day one ne avremo disponibili tre, ma altre arriveranno con i DLC: Guerra è una modalità incredibilmente divertente, che gode di dinamiche e di uno stile unici. Peccato non aver aggiunto un sistema di ranking interno, che avrebbe incrementato di molto la rigiocabilità, stimolando maggiormente i giocatori. Nel complesso però è pressoché ottima, cosi come tutto il multiplayer. Non mancheranno approfondimenti d’ogni genere qui sulle pagine di SpazioGames.it, nel frattempo però vogliamo rassicurarvi, dicendovi che quest’anno giocare a Call of Duty sarà un vero spasso. 

Nazi, creepy Zombies

Piccola rivoluzione anche per la modalità Zombie, che gode ormai di una community incredibilmente affiatata che ama gravitare attorno a questo specifico e particolare aspetto del gioco. Dimentichiamo le vecchie atmosfere simpatiche dei vecchi titoli: Nazi Zombies ha un concept horror e, anch’esso, molto cinematografico, visto che fra le fila del cast può vantare attori come Elodie Young e David Tennant. Saremo catapultati in un villaggio della Germania dove, immersi in un contesto da brividi, affronteremo mostri d’ogni genere. La principale novità, oltre al concept, riguarda l’impossibilità di riparare finestre e accessi vari, obbligandoci così a prestare davvero molta attenzione a quello che ci circonda. Al solito lo scopo sarà quello di avanzare nelle varie fasi della quest superando e uccidendo i vari zombi che compongono le diverse ondate, sempre più potenti. 

L’estrema collaborazione richiesta sarà al contempo uno sbarramento e un grande divertimento, in grado di dare vita a sessioni di gioco davvero impegnative e appaganti. Giocando Nazi Zombies il feeling è stato certamente positivo: setting riuscito e dinamiche di gameplay interessanti e ricorrenti, come la possibilità di potenziare alcune caratteristiche del personaggio acquistando power up di vario genere, oppure migliorare il proprio equipaggiamento acquistando le armi disponibili. Presente anche un sistema di consumabili molto utili nelle situazioni più intricate, unito alla progressione canonica del personaggio. Insomma Nazi Zombies appare rifinita e ben concepita, migliorata nell’aspetto e potenziata nell’esperienza; farà certamente felici i fan accaniti e siamo certi saprà avvicinarne di nuovi. 

Campagna scoppiettante e variegata…

Multiplayer solido, quasi perfetto

War Mode è una perfetta alternativa alle classiche modalità

Buona rigiocabilità, data dalle Divisioni e dal sistema di Ordini/Contratti

Nazi Zombie ha un concept azzeccato

… con un’IA troppo imprecisa e qualche problema tecnico

Un sistema di ranking interno avrebbe esaltato ancora di più War Mode

Il Quartier Generale è un’ottima idea, anche se attualmente un po’ carente di contenuti

8

Call of Duty: WWII è un gioco che ha saputo soddisfarci e divertirci. Abbiamo avuto la possibilità di esplorarlo in ogni suo centimetro e quello che abbiamo trovato è un titolo solido, divertente e curato. Una campagna single player soddisfacente, che nonostante alcuni evidenti difetti rappresenta un’ottima esperienza, scenograficamente rocambolesca e ludicamente varia; il multiplayer sfiora la perfezione e Nazi Zombies riesce a reinventare una formula che, almeno nel look, stava iniziando ad annoiare. Il prossimo anno la patata bollente sarà nelle mani di Treyarch, e diciamo bollente perché il lavoro dei ragazzi di Sledgehammer è tra i migliori di cui la saga può godere. Un ritorno alle origini che si sente però perfettamente a suo agio nel presente: World War II è il Call of Duty che tutti i fan stavano aspettando.

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