Per una ragione o per l’altra, tutti conoscono
Asterix. Assieme al suo migliore amico
Obelix, l’irriducibile Gallo di
Goscinny e
Uderzo è una delle creazioni più celebri del mondo francese. Bonariamente stereotipico ma anche intelligentemente satirico, nel 2013 il piccolo Gallo è tornato alle cronache con la notizia del passaggio di consegne dai creatori originali alla coppia Didier
Conrad e Jean-Yves
Ferri. Ma per quanto saldamente fumettistico, il marchio non ha mai disdegnato altri media, dai film (sia animati che live-action) ai videogiochi. È proprio di quest’ultima carriera che vogliamo ripercorrere in questo speciale: trentaquattro anni strettamente intrecciati con l’industria videoludica francese. Una storia che, per quanto manchi di capolavori, è senza dubbio una delle serie di
tie-in videoludici più duratura di sempre.
Proprio in virtù di questo una premessa è dovuta. Il numero di videogiochi con Asterix protagonista è spropositato: sviscerarli tutti nel dettaglio sarebbe quindi inutilmente prolisso. Imposteremo piuttosto questa retrospettiva in modo più storico, eleggendo per ogni periodo uno o più videogiochi particolarmente rappresentativi.
La prima era 2D
L’avventura di Asterix nel mondo videoludico inizia nel 1983, sull’Atari 2600. Un videogioco semplice, in cui controlliamo un’icona del gallo per fargli prendere cibo e pozione magica, evitando i legionari romani. Per tutti gli anni Ottanta si susseguono produzioni di genere adventure, create dai defunti Coktel Vision. Più che un gameplay accattivante, c’è l’esigenza (anche morale) di ricreare lo stile disegnato di Uderzo, fatto di linee morbide e colori sgargianti. Un’ambizione che lo studio francese insegue con forza, ma che tuttavia riesce appena a sfiorare. È solo nei primissimi anni Novanta che questo diviene interamente possibile. Nel 1991 SEGA sviluppa e pubblica la sua versione del Gallo sul Master System. Chiamato semplicemente Asterix, il titolo è un videogioco a piattaforme ben piantato, chiaramente ispirato all’immortale Super Mario. Impersonando Asterix o Obelix si calibrano i salti, si raccolgono monete e cibo (gli immancabili cosciotti di cinghiale) e si sconfiggono i nemici saltando loro in testa. Nei panni di Obelix si possono anche sfondare pareti di roccia approfittando della sua forza sovrumana. Se il design del gioco non riserva grandi sorprese, è finalmente l’estetica a colorarsi autenticamente. A fronte di ambienti spartani, il disegno e l’animazione degli sprite sono finalmente riconoscibili e colorati, oltre che eccellentemente animati. Tale strada viene poi percorsa fino in fondo in Asterix della Konami. Pubblicato l’anno successivo per il mercato arcade, il videogioco abbandona completamente le piattaforme per un purissimo beat’em up a scorrimento, ovviamente consumabile anche in due. L’estetica giapponese ricalca fino all’eccesso il tratto di Uderzo: i proverbiali ceffoni della coppia sono accompagnati da onomatopee del tutto uguali a quelle delle vignette. Lo schermo si ingombra di nemici e i colori sono accesi, lussureggianti come una foresta tropicale. Va da sé comunque che il gameplay si mantiene a livelli semplicistici, puntando ovviamente sull’effetto “stupore” del fumetto in movimento.
La seconda era 2D e Infogrames
Il cambiamento arriva dopo il 1992. Abbandonati gli eccessi dell’arcade, il target territoriale dei videogiochi della serie si restringe sempre di più. La ragione è banale: raggiunto l’obiettivo del ricreare a schermo il disegno a mano, ci si rende conto che il brand non riesce proprio a uscire dall’ambito europeo. Il coin-op di Konami non va oltre l’underground, cosa che porta al disinteresse della casa giapponese. Il destino di Asterix torna quindi in mani francesi: stavolta le Edizioni Albert-René ne cedono i diritti di sfruttamento videoludico a un piccolo publisher chiamato Infogrames. Lo studio fondato da Christophe Sabet e Bruno Bonnell sta infatti acquistando licenze dei fumetti franco-belgi (dai Puffi a Lucky Luke) per capitalizzarne il successo al di fuori della carta. Per Asterix si vuole creare un’avventura “europea”, e l’ambizioso progetto viene affidato allo studio barcellonese Bit Managers. Ne nasce Asterix & Obelix, pubblicato su PC e Super Nintendo nel 1995. Graficamente d’avanguardia, il titolo sancisce il ritorno a uno stile più dritto e pulito. Abbandonati gli eccessi dell’arcade, le ambientazioni divengono più sobrie e evocative, e il citazionismo dagli albi a fumetti meno confusionario. Da ricordare anche la colonna sonora di Alberto José Gonzalez, tutt’oggi riconosciuto come uno dei migliori compositori chiptune spagnoli.
Il successo è molto buono, e il gioco viene ancora oggi ricordato per essere la pietra miliare della serie in fatto di 2D. Moltissime produzioni degli anni successivi riutilizzeranno animazioni, ambienti e concetti inizialmente creati per questo gioco. Il gioco stesso verrà successivamente prima riconvertito anche su Game Boy e poi portato integralmente su Game Boy Advance nel 2002 (parte della compilation Bash Them All!).
L’era 3D
Il patrocinio di Bruno Bonnell continua per tutti gli anni Novanta. L’uomo d’affari foraggia il franchise di Asterix rimanendo saldamente ancorato alle due dimensioni. In tal senso l’occasione migliore è rappresentata dalla pubblicazione del Game Boy Color, il quale fino al 2000 ospita la coppia di Galli in diversi tie-in più o meno piccoli. Sono opere passabili, ma che comunque riusano concetti e sprite dell’appena conclusa “epoca d’oro del 2D”. Su questa console, oltre a remake dei titoli Super Nintendo, c’è spazio per qualche creazione originale come Asterix: sulle tracce di Idefix, pubblicato nel 2000 e sviluppato da Rebellion (futuri autori degli Sniper Elite).
La PlayStation però ormai domina, e il 3D va imponendosi quasi a forza nell’universo disegnato degli irriducibili galli. La Infogrames è quindi suo malgrado costretta ad appoggiare la cosa. Il risultato arriva nel 1998, con Asterix: The Gallic War su PlayStation e PC. Per il franchise del Gallo viene tentata una strada completamente nuova, quella dello strategico a turni. A fronte della solita trama (poco più che una scusante) ci si ritrova su una mappa strategica della Gallia. Partendo dal villaggio in Armorica bisogna riconquistare i territori occupati dai Romani, che rispondono parimenti a ogni fine turno. Sparsi nella mappa vi sono sei Territori-Chiave, ciascuno dei quali nasconde un ingrediente della Pozione Magica che rende invincibili. Tali territori vanno conquistati controllando direttamente uno dei due guerrieri gallici, facendogli attraversare un livello in salsa action. Nonostante l’audacia del voler combinare due generi così lontani, il gioco non riesce a convincere. Il 3D proposto da Infogrames è infatti assai grezzo (certe volte gli edifici paiono di cartongesso) e i controlli non sono a loro agio fuori dal 2D. Le rigidità del gioco sono tante e tali che l’anno dopo ne viene distribuita una seconda edizione, chiamata Asterix: Favourite Heroes. Essa ha miglioramenti grafici e controlli riscritti, basati sulla più ottimizzata versione PC. Sempre più o meno nel 1999 arriva anche Asterix & Obelix Contro Cesare, adattamento videoludico del film omonimo ricordato in Italia per la presenza di Roberto Benigni nelle vesti di antagonista. Nonostante stavolta la grafica sia di qualità leggermente migliore (con luoghi e attori della pellicola ben ricreati e anche doppiati in italiano) il gioco ha un gameplay povero e neanche lontanamente paragonabile ai lavori Infogrames.
L’ultimo sprazzo degli irriducibili Galli su PlayStation è Asterix e il Folle Banchetto, party-game positivo ma senza troppe pretese.
Dall’era XXL a oggi
Nel frattempo, quasi in spregio alla politica espansiva attuata per tutti gli anni Novanta, la Infogrames continua a navigare in acque agitate. Raggiunto il 2003, i fondatori pervengono a una decisione drastica: Infogrames muore per rinascere come Atari Inc. Riutilizzato il nome della creatura di Nolan Bushnell (acquisito dalla Hasbro due anni prima), l’azienda si dedica perlopiù alla traduzione di videogiochi per il mercato europeo. Delle vecchie licenze, l’unica che non viene fatta scadere è proprio quella di Asterix, affidata a Étranges Libellules. È questo studio di Lione che occupa l’ultima parte della nostra storia.
Allo sviluppatore viene lasciata piena libertà, e la potenza di calcolo della sesta generazione di console gli dà modo di osare. Nel 2004 arriva quindi
Asterix & Obelix XXL, che finalmente porta adeguatamente il franchise nel 3D. Il gioco è un action con enigmi ambientali e piccoli elementi platform, in cui Asterix e Obelix si fanno largo in scontri di massa. L’obiettivo è ancora una volta andare a recuperare i loro concittadini sparsi per l’Europa. Realizzato su
Renderware (lo stesso motore grafico di
GTA San Andreas) il gioco è fluido e dettagliato, dall’incedere veramente gustoso. I due protagonisti stessi vengono ridisegnati per l’occasione, apparendo più aggressivi e giovanili. Il successo è tale che Atari pubblica il gioco anche negli USA, rinominandolo
Asterix & Obelix: Kick Buttix.
Étranges Libellules si occuperà anche dei due seguiti. Ragionando per
XXL2, lo studio di Lione si ricorda della componente satirica. Tale elemento cardine della filosofia del fumetto originale viene improvvisamente recuperato e applicato al videogioco.
Asterix & Obelix XXL2: Mission Las Vegum è una gigantesca parodia e satira del mondo videoludico dalle origini fino al 2005 (anno di pubblicazione). Dai Romani travestiti da Pac-Man fino a Internet (Internetus) e Lara Croft (qui il centurione Larry Craft) passando per le parodie grafiche, il gioco è graficamente ancora più massiccio. Viene però fatto un errore: il
gameplay più semplice lo fa passare per un prodotto per bambini, cosa che ne compromette le vendite.
L’ultimo tentativo arriva infine nel 2007. Lo stesso anno in cui Bonnell si dimette da Atari esce nei negozi
Asterix alle Olimpiadi. Di nuovo sviluppato sull’onda di un film omonimo, cerca di fondere all’azione una serie di minigiochi pseudo-olimpici. Per quanto la trama abbia premesse accattivanti (l’universo narrativo dei videogiochi viene a contatto con quelli di film e dei fumetti) il gioco si dimostra debole. Il
gameplay è troppo semplificato e la durata irrisoria. Tutto appare solo come un semplice miglioramento grafico, che tra l’altro le ormai vecchie console non riescono più a gestire adeguatamente.
Da quel momento, il franchise si sposta del tutto su mobile, producendo un paio di raccolte di minigiochi per DS e 3DS, fino a Asterix & Friends, browser game in salsa gestionale del 2013.
Siamo arrivati alla fine di questa lunga cavalcata assieme ad Asterix. Il guerriero di Goscinny e Uderzo ha avuto una carriera di tie-in inaspettatamente prolifica, ma ugualmente piena di alti e bassi. Assieme ai lavori su SNES, i due XXL ad oggi rimangono i migliori esempi di videoludica offerti dal gallo francese. Il gameplay viscerale e la sincera ispirazione di ambienti, grafica e parodia li rendono ancora piacevoli ed esaltanti. È quindi un peccato che, negli ultimi anni, si sia ripiegato su cose più semplici e semplificate, ignorando completamente il valore satirico e parodistico dell’opera originale. Ma il franchise di Asterix è come lui: da sempre irriducibile, ogni volta che è caduto si è sempre anche rialzato. La speranza in tal senso è che non smetta.