Stando ai numeri, l’attuale generazione di console ha portato all’interno del mondo videoludico molti nuovi giocatori, questa volta disposti a restare e a provare nuove esperienze, a differenza di quanto successo con Nintendo Wii. Ovviamente quando c’è un allargamento del mercato, di riflesso anche le aziende che lo popolano cercano di massimizzare il loro profitto: in questo caso la scelta è stata quella di intensificare le uscite dei giochi ad alto budget, anche detti AAA, portando tutto il sistema di sviluppo ad estremi tali da introdurre la categoria di giochi AAAA, che richiedono finanziamenti stratosferici e mettendo in serio rischio gli sviluppatori alle spalle. Dall’altro lato, nel frattempo, la possibilità di auto pubblicarsi è diventata alla portata di tutti, aprendo i cancelli per gli sviluppatori indipendenti. Uno scenario che così ha polarizzato la produzione, andando a discapito dei giochi medi che man mano sono andati a sparire.
It’s a case of Bad versus Evil
Se dovessimo descriverlo,
Agents of Mayhem ne uscirebbe come uno shotter in terza persona, ambientato in un open world, dove bisogna farsi strada tra orde di nemici scegliendo dinamicamente tra diverse tipologie di eroi disponibili. Nell’ultimo anno, specialmente dopo l’uscita di
Overwatch, abbiamo visto spuntare come funghi giochi “heroes based” che declinavano in diverse forme le battaglie online; in questa caso, invece, l’intero gioco è pensato per una fruizione per giocatore singolo e saper scegliere il giusto trio di agenti è una componente chiave per riuscire a portare a termine le varie missioni. La struttura generale è per certi versi molto simile ai precedenti giochi di Volition, ossia i
Saints Row, con i quali
Agents of Mayhem condivide anche l’universo narrativo: in questo caso la città interessata è una futuristica Seul sotto attacco da parte dei Legion, dove il giocatore può muoversi liberamente a piedi o in macchina per svolgere le varie missioni. In ogni momento è possibile tornare alla Ark, la nave dei Mayhem in cui è possibile controllare i progressi e svolgere diverse attività, come acquistare nuove funzionalità, modificare le abilità degli agenti, provare delle sfide, oltre ad avere accesso al così detto Conflitto globale, dove bisognerà inviare gli agenti alla ricerca di informazioni in tutto il mondo, per poi riuscire ad attaccare i Legion nel cuore di Mosca. Dei dodici agenti, che dovranno anche sì essere sbloccati nel corso dell’avventura, porterete in azione sempre e solo tre di loro, con la possibilità di intercambiarli con una rapida pressione dei tasti laterali del d-pad. Per modificare la squadra dovrete per forza tornare all’Ark, di conseguenza l’esperienza non non si avvicina molto a quella degli open world classici, ma più come a un Metal Gear Solid V, per fare un paragone ardito, dove il continuo alternarsi di base-missione può far percepire l’esperienza più lineare del previsto. In più la sessantina di missioni che si potranno intraprendere sono tutte sulla stessa falsariga, ossia raggiungi il luogo, uccidi tutti i nemici, raggiungi il luogo successivo, attiva questi terminali e così via. La situazione si fa ancora più opprimente quando gli ordini ci portano all’interno di una base Legion, e capiterà molto spesso: queste hanno tutte lo stesso identico design e presentano sempre le medesime stanze ma riarrangete in modo diverso. A differenza già solo dei precedenti lavori di Volition qui manca il guizzo che faccia fare la differenza; anche nei
Saints Row la struttura delle missioni era basilare, ma le situazioni così sopra le righe portavano il gioco ad un livello superiore. Nel caso di
Agents of Mayhem l’ironia si ferma alle comunicazioni radio tra l’Ark e gli agenti, o qualche scaramuccia verbale con i sergenti nemici, non vi ritroverete mai di fronte a missioni tanto assurde da diventare memorabili.
L’evoluzione con ignoranza
Come accennato precedentemente, gli agenti salgono di livello tramite l’esperienza sul campo e di conseguenza aumentano le proprie statistiche. Al giocatore viene data la possibilità di distribuire a piacimento i punti guadagnati su quattro particolari caratteristiche dell’agente, oltre a poter scegliere tra le varie abilità attive e passive. Ogni agente ha a disposizione un’arma unica, una abilità speciale che solitamente richiede un cooldown, ed una abilità Mayhem che può essere attivata solamente una volta riempita l’apposita barra a suon di Legion abbattuti. Prendendo vantaggio delle diversità e dell’estremo dinamismo dato dal triplo salto e dalla schivata rapida, il gameplay diventa sin da subito particolarmente movimentato, tanto che per riuscire alle difficoltà più alte bisognerà metterci non poco impegno. Ognuno dei dodici agenti presenta una combinazione unica tra abilità, armi e personalizzazione delle statistiche, tanto che di volta in volta vi verrà voglia di sperimentare nuove tattiche modificando la squadra attiva. A questo proposito è possibile selezionare la difficolta su ben quindici livelli differenti, in modo tale che se si entra in campo con una squadra d’agenti di livello basso si possa comunque riuscire a portare a casa la missione, oppure con un gruppo al level cap si possa allo stesso modo trovare ancora della sfida. La diversità degli agenti è sicuramente uno degli elementi più in vista di questo gioco, oltre al melting pot di personalità e nazionalità che rappresenta l’agenzia: partendo dalla femme fatale francese Persephone fondatrice dei Mayhem, passando per la coordinatrice di missione Friday con il suo spiccato accento brittannico, finendo magari tra le tante comparse come l’italiano Quartermile che si prende cura delle auto. Le altre aree in cui il gioco riesce ad esprimersi al meglio è nel design delle strutture pensate appositamente per prendere vantaggio del triplo salto e dare un’inaspettata verticalità all’azione. Anche altre chicche come l’assenza di danni da caduta o la possibilità di entrare in macchina in corsa sicuramente denotano la volontà da parte del team di creare un’esperienza nuova e dinamica, ma i problemi del passato sono in costante agguato.
Quando meno te lo aspetti
Oltre alla ripetitività di fondo, Agents of Mahyem si scontra con un altro problema cronico di Volition: i bug e i glitch. Nella quindicina d’ore necessarie a portare a termine la storyline principale ci è capitato per ben quattro volte che il gioco si chiudesse all’improvviso, ma per il resto del tempo ci siamo trovati di fronte ad ogni forma di problema: dalle più banali compenetrazioni, dai punti d’attivazione necessari per avanzare nella missione che sparivano, a nemici che restavano immobili. Se da un lato sembra esserci stata pochissima pulizia delle problematiche più comuni, resta comunque impresentabile l’intelligenza artificiale che anima la città, dal momento che indipendentemente dalle vostre azioni, le strade saranno piene di incidenti, NPC perennemente in preda al panico o al contrario altri inermi di fronte alle peggiori esplosioni. Nonostante si tratti di uno shooter particolarmente rapido, trovarsi di fronte a situazioni così innaturali, ma soprattutto a orde di nemici che eseguono sempre le stesse mosse indipendentemente dal contesto, Agents of Mayhem trasmette un senso di lentezza e incespica troppo spesso. Anche dal punto di vista grafico ci si aspettava molto di più da un cell shading che invece fatica a convincere; specialmente su PlayStation 4 Pro non abbiamo visto particolari boost per quanto riguarda la qualità dell’immagine, anche perché dal punto di vista delle performance si è rimasti quasi sempre attorno ai 30 FPS, con punte particolarmente basse nel caso in cui lo schermo si riempisse di esplosioni, e in questo gioco capita molto spesso. Tornando al discorso iniziale, Agents of Mayhem è quel gioco medio che non si vedeva più da diverso tempo e che come allora può fare la gioia di chi riesce ad andare oltre alle difficoltà congenite ad un budget ridotto.
– 12 agenti tutti diversi tra loro
– Gameplay veloce e dinamico
– Una marea di bug e glitch
– Missioni tutte simili tra loro
– Manca il guizzo di Saints Row
In definitiva Agents of Mayhem è un esperimento interessante, ma con le gambe corte. Se da una parte abbiamo dodici agenti tutti diversi tra loro e divertenti da usare in meccaniche di gameplay frenetiche e dinamiche, dall’altra abbiamo un’esperienza di gioco rovinata per lo più per la ripetitività di fondo delle missioni e per la copiosa presenza di bug e glitch pronti a farvi ricominciare da capo una ottima run.