5 cose che dovrebbe fare Bloodborne 2

Cinque miglioramenti per un ipotetico sequel di Bloodborne, dal game design al contesto del gioco, per continuare la Caccia.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Oh sì, il Sanguesmunto... bene, hai raggiunto il luogo giusto”.

Con questa frase nel 2015 i giocatori di tutto il mondo vennero introdotti a Bloodborne. Con lui i FromSoftware, già autori prima di Demon’s Souls e poi di Dark Souls, confezionavano una grande opera dove il gotico si mischiava con l’horror alla Lovecraft. Bloodborne divenne immediatamente una delle ragioni principali per acquistare una PlayStation 4.

Voci su un sequel si susseguono da anni, ma presso i fan del gioco sopravvive strana contraddizione: anche chi pensa che debba “rimanere solo” in segreto comunque spera di vedere il giorno in cui verrà annunciato Bloodborne 2. Calandoci in questa prospettiva, qui in SpazioGames abbiamo immaginato 5 miglioramenti che Bloodborne 2 deve assolutamente avere. Insomma, cosa vorremmo da un nuovo Bloodborne?

5 cose che vorremmo da Bloodborne 2

#5. Ambientazione: più esplorazione e più Caccia

La prima caratteristica che Bloodborne 2 deve avere è l’imperativo di (quasi) ogni sequel: più grande e migliore. Se Bloodborne aveva un difetto era proprio la sua limitata varietà in termini di ambientazioni: a disposizione c’era la sola città di Yharnam, che il giocatore esplorava dai quartieri centrali andando successivamente verso la periferia e le zone selvagge.

Ormai è noto che tale “limitazione” fu voluta da FromSoftware per tentare di fare qualcosa di diverso dal proprio solito. Fin dal 2011 il team si era sforzato nell’inserire in poco spazio una varietà esagerata di posti (tra cui borghi, foreste, castelli, paludi, lava, tombe, neve), perlopiù con l’ulteriore difficoltà di rendere l’insieme topograficamente corretto.

Un’ossessione che avrebbe raggiunto l’esagerazione con il secondo e terzo Dark Souls, causando a volte mappe totalmente insensate. Inoltre gli anni ci hanno ormai mostrato quanto Yharnam presenti un po’ troppe “porte chiuse”, messe lì solo per fare atmosfera.

La strada quindi sarebbe duplice: aumentare sia la varietà delle ambientazioni che i percorsi possibili all’interno delle stesse, sfruttando maggiormente la facoltà di entrare negli edifici. Certo il rischio che si originerebbe dall’avere ogni edificio esplorabile ed accessibile sarebbe la vanificazione sia del level design che la calibrazione della difficoltà. Ma la virtù, come in molte altre cose, potrebbe stare nel gusto mezzo.

#4. Il Cacciatore: un personaggio definito ma non troppo

Il secondo aspetto che potrebbe essere migliorato sta proprio nel personaggio che comandiamo, il “buon Cacciatore” o “brava Cacciatrice”. I FromSoftware si sono ovviamente resi conto che avere un alter ego così “liquido” aumentava incredibilmente l’immedesimazione, ma allo stesso modo rendeva impossibile scrivere una trama credibile attorno a un personaggio ogni volta unico e irripetibile.

Di nuovo, il team di Hidetaka Miyazaki ha voluto fare qualcosa di diverso con Sekiro: Shadows Die Twice (2019), dove il personaggio era fisso e praticamente privo di personalizzazione.

Per Bloodborne 2 la soluzione migliore potrebbe essere nuovamente quella “diplomatica”: dare al giocatore un personaggio definito nel nome e nel carattere di base (magari facendogli scegliere se Cacciatore o Cacciatrice) ma poi lasciargli la possibilità di personalizzarlo nei vestiti e nelle tecniche di combattimento.

Queste ultime due cose potrebbero divenire a loro volta veicoli narrativi: ad esempio i dialoghi primari e secondari potrebbero cambiare di tono o addirittura offrire qualche variante a seconda dell’abbigliamento e delle armi usate dall’utente.

Di nuovo si tratterebbe di non esagerare, in quanto dare troppe scelte dialogiche finirebbe con il togliere personalità al gioco e il farlo sembrare un po’ troppo simile all’ultimo The Witcher o a uno dei più recenti Assassin’s Creed – ma potrebbe essere un buon modo per conferire personalità a Bloodborne 2, allo stesso tempo senza allontanarlo troppo dalle origini.

#3. Game design: più da Souls, meno Souls e più action

Il terzo posto è occupato dalla delicata materia del game design. Quello dei Souls e di Bloodborne poi è ancora “peggio”, visto che si tratta del secondo elemento (dopo la narrazione) su cui il brand ha fatto la sua fortuna. La perfetta calibrazione tra difficoltà sfidante, bilanciamento, profondità dei combattimenti e approccio aperto è diventata una vera e propria “formula magica” che neanche i FromSoftware hanno mai voluto rivoluzionare troppo. Emblematica in questo caso la dichiarazione di Tomohiro Shibuya (co-regista di Dark Souls II) di non avere alcuna intenzione di cambiare il sistema di controllo.

Bloodborne rappresentò a modo suo uno “stacco”, venendo costruito attorno a un Cacciatore agile e scattante: il suo sequel dovrebbe espandere tale natura senza sacrificare la concretezza. E potrebbe di nuovo venire in aiuto Sekiro, seppur senza le medesime “tinte estreme” di una sola classe con un’unica arma.

Gli equipaggiamenti dovrebbero essere di meno ma con moveset più studiati, in modo da spingere ancor di più verso un percorso di auto-miglioramento. Così le statistiche numeriche, pur presenti, avrebbero meno impatto sull’approccio generale e perfezionerebbero il concetto di crescita concreta e diretta del Cacciatore.

Prendere spunto dal genere action permetterebbe a Bloodborne 2 di limare le sue componenti più criptiche. Per l’online bisognerebbe evolvere il multigiocatore asincrono, espandendo strategicamente le (volutamente) limitate azioni eseguibili da ogni utente. Prendere ispirazione da videogiochi come Death Stranding è utile per aumentare le possibilità dei Cacciatori di aiutarsi a vicenda.

Tornerebbero sì le macchie di sangue e i messaggi a terra, ma i Cacciatori potrebbero dare aiuti concreti ai loro “colleghi” in Rete: ad esempio potrebbero condividere le scorciatoie sbloccate o depositare gli oggetti consumabili in una sorta di “magazzino condiviso”.

Per rimanere fedeli all’ideale dei Souls, funzioni simili andrebbero limitate. Il numero di oggetti prelevabili sarebbe subordinato alla qualità e al numero delle donazioni, mentre lo sblocco dei percorsi alternativi sarebbe filtrato per livello, equipaggiamenti e partita, in modo che gli inesperti non si frustrino in sfide troppo grandi o ottengano troppo presto oggetti o equipaggiamenti avanzati.

#2. Contesto narrativo di Bloodborne: il reale "contaminato"

Ed eccoci giunti agli ultimi due paragrafi, per forza di cose i più complessi. Il nostro punto fermo è che il contesto narrativo di Bloodborne aspetta solo di essere espanso, e questo perché non ha bisogno di essere costruito da zero. Anzi, ha al suo interno forti indizi che lo collocano nel mondo reale. Il più evidente è il dialogo con un personaggio (spoiler, ma si incontra abbastanza presto) che nomina esplicitamente il Giuramento di Ippocrate.

Stabilito che c’è del potenziale, ufficializzare il collegamento con il mondo reale sarebbe qualcosa di molto benigno per Bloodborne 2. In primis l’idea si sposerebbe bene con il concetto del Cacciatore come non completamente personalizzabile, aumentandone potenziali retroterra. In secondo luogo la “narrazione ambientale” per cui i Souls sono famosi ed amati si conserverebbe e il mondo reale permetterebbe di esplorare nuove possibilità.

L’universo narrativo di Bloodborne diventerebbe così una versione alternativa del nostro pianeta di un paio di secoli fa: Yharnam si affiancherebbe alle istituzioni e agli Stati realmente presenti all’epoca, generando possibilità intriganti. Ad esempio: se esistesse davvero il Sangue Curativo, quale potrebbe essere l’impatto politico e morale su un mondo come quello del XIX secolo?

Il tocco finale sarebbe il collegamento con Sekiro: Shadows Die Twice, il quale condivide con Bloodborne numerose analogie concettuali (che trovate qui). Similitudini talmente forti che hanno portato molti fan a immaginare i due videogiochi come ambientati nel medesimo pianeta, solo a trecento anni l’uno dall’altro.

Inoltre è palese che Sekiro sia ambientato in una versione reimmaginata del Giappone feudale di fine Cinquecento: se FromSoftware anche solo ammettesse che Sekiro e Bloodborne sono collegati, confermerebbe indirettamente che quest’ultimo ha luogo sulla nostra Terra. 

#1. Trama: da una sola Notte agli Hunting Days

Ed eccoci infine all’ultima parte, quella più puramente speculativa: un possibile incipit per Bloodborne 2. Sommando tutti i concetti dei quattro punti precedenti, potremmo immaginare qualcosa di molto particolare: gli Hunting Days.

Pur se Bloodborne non sarebbe obbligato a separarsi da Yharnam, allontanarsi da essa potrebbe dargli ugualmente nuovi spunti. Un nuovo contesto e una nuova città, nonché un momento storico cronologicamente successivo al primo capitolo, permetterebbero di insistere ulteriormente sulla modernità anche a livello di trama.

Chiaramente si dovrebbe fare attenzione a non andare troppo “avanti” con la tecnologia, onde evitare di aumentare eccessivamente il peso delle armi da fuoco nel gameplay. 

Il secondo fattore sta nella durata temporale della Caccia di Bloodborne 2. Dove l’originale durava un’unica Notte di Caccia, Bloodborne 2 potrebbe ambientarsi nel corso di più giornate, gli Hunting Days (o “Giorni di Caccia”). Dato che Yharnam come città potrebbe essere crollata, anche le sue conoscenze sul Sangue sono andate perdute, facendo rimanere solo gli effetti collaterali come le belve.

Gli Hunting Days avrebbero quindi la doppia funzione di debellare la piaga delle belve e recuperare le conoscenze perdute anni prima.

In questo senso l’equivalente del Sogno del Cacciatore avrebbe tratti ancor più misteriosi, in quanto la conoscenza sugli Incubi e il loro essere creati da Grandi Esseri sarebbe andata ormai perduta. Bloodborne 2 assume quindi i tratti della corsa contro il tempo, in cui il Cacciatore, cercando un modo per arginare il Sangue, finisce poi a contatto con verità molto più disturbanti. Verità in cui appunto potrebbero avere ulteriori ruoli i Grandi Esseri già comparsi (o solo nominati) nel gioco precedente.

Conclusione: andiamo a Caccia

Con questi cinque punti abbiamo provato ad immaginare come Bloodborne 2 potrebbe proseguire il percorso del capostipite. Cinque punti scritti senza pretesa di essere esaustivi: Bloodborne da solo ha talmente tante informazioni ed è aperto a così tante interpretazioni che abbiamo solo grattato la superficie.

Tuttora non sappiamo se Bloodborne 2 ci sarà mai, oppure no. Dal canto loro i FromSoftware hanno preso una strada diversa, dando vita a Sekiro: Shadows Die Twice e mettendosi poi al lavoro sull’ancora fumoso Elden Ring. Ma in attesa di tempi migliori, la cosa più sensata da fare è tornare a Yharnam: la Notte è lunga e i misteri non aspettano altro che essere rivelati.

Se volete reimmergervi nei Soulslike, oltre a Bloodborne potete trovare Dark Souls Remastered e Demon's Souls su PS5!
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