«Abby non ha fatto niente di male»: 4 anni dopo, il dibattito su The Last of Us - Parte II è ancora vivo

Un post di Mat Piscatella, esperto e analista del mercato videoludico, ha riacceso le chiacchierate intorno alla narrativa di The Last of Us - Parte II.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Il prossimo 19 giugno, The Last of Us - Parte II compirà ufficialmente quattro anni. Eppure, ancora oggi il titolo di casa Naughty Dog è capace di far parlare di sé e di accendere discussioni, per via della forza del suo comparto narrativo.

In queste ore, l'analista di mercato Mat Piscatella ha condiviso sul suo profilo Twitter un messaggio che voleva probabilmente essere una provocazione: «Abby non ha fatto niente di sbagliato», dice.

Tuttavia le reazioni, al di là del rumoraccio social abituale, hanno coinvolto anche alcune riflessioni interessanti, che ben evidenziano il grigio che The Last of Us (sia col primo che col secondo episodio) ha cercato di mettere in scena.

Abby, Joel ed errori comuni

Attenzione! Il testo che segue contiene pesanti spoiler dai due The Last of Us. Vi raccomandiamo di interrompere la lettura se non volete anticipazioni e non avete completato entrambi i giochi.

Al termine del primo The Last of Us, Joel decideva di non accettare l'idea delle Luci di sfruttare Ellie – unica persona immune al Cordyceps mai registrata – per capire come creare un vaccino e provare a curare l'umanità.

L'uomo, che aveva già perso tutto vent'anni prima alla morte di sua figlia Sarah, non è disposto a sacrificare Ellie per il bene di qualcosa di informe come "il resto dell'umanità". Se Ellie deve morire per provare a trovare una cura, Joel dice di no. E per rimarcarlo e liberare l'adolescente prima che l'operazione prenda piede, compie uno sterminio, uccidendo anche il chirurgo che si sarebbe occupato della cura, il dottor Anderson.

Pur di proteggere Ellie, Joel non conosce misure ed è disposto a tutto.

Ellie vuole colpire Abby perché ha colpito Joel che ha colpito il dottor Anderson. La spirale della vendetta non conosce fine, se qualcuno non la spezza.
Solo che il dottor Anderson aveva una figlia, Abby, che quel giorno con lui perde tutto: la vita che conosceva, la sua quotidianità. Si chiude in un disperato bisogno di vendetta, di essere forte abbastanza. Mette alla prova il suo corpo e si trasforma in una macchina da combattimento, in attesa del giorno in cui finalmente riuscirà a incontrare Joel Miller e a fargliela pagare.

E, quando le loro strade si incrociano – e Joel con suo fratello Tommy addirittura soccorre Abby, aggredita da un'orda di infetti – la vendetta della giovane può compiersi.

Se non fosse, però, che Joel aveva Ellie. E se Abby ha ucciso Joel perché Joel ha ucciso suo padre, ora Ellie vuole uccidere Abby che ha ucciso Joel che ha ucciso il dottor Anderson. La spirale della vendetta è evidente e non conosce fine, fino a quando qualcuno non la spezza.

E qui che entra la considerazione di Piscatella: «Abby non ha fatto niente di sbagliato». Per quanto condannabile suona comprensibile, per molti di noi, meditare di farla pagare a chi dovesse fare del male a qualche membro della nostra famiglia. Ci sono pagine intere di narrative che sviluppano il tema della vendetta, raccontandoci che sì, se parti per una vendetta «scava due fosse», ma anche che in fondo in fondo a farla pagare a chi ci fa del male ci sarebbe della soddisfazione. 

Tuttavia, in mezzo a questo contesto di violenza, Abby non uccide Ellie quando poteva – nello scontro tra le due al teatro a Seattle, quando Ellie è esanime. 

Le intima solo di non provare a cercarla mai più, dopo che entrambe hanno perso praticamente chiunque (Dina esclusa, almeno fino a quel momento), con Ellie che ha braccato tutti gli amici di Abby ed Abby che dopo Joel spara alla testa a Tommy – non riuscendo a ucciderlo, ma per puro caso – e a Jesse.

Punti di vista

«Nemmeno Joel». Un lettore ha risposto così alla considerazione di Piscatella: in fin dei conti, nemmeno Joel – in quel mondo – per qualcuno ha fatto nulla di male: ha protetto "sua figlia" contro chiunque si rifiutava di restituirgliela viva.

Qualcuno gli ha fatto notare che per salvare "sua figlia" (senza mai interpellare Ellie e poi mentendole per anni) Joel ha comunque compiuto una strage, ma diversi nei commenti hanno sottolineato come quelle di Joel non fossero cattive intenzioni, ma una reazione alla tragedia che la sua vita è stata, in un contesto per noi difficile da comprendere.

Qualcun altro ha commentato con il meme dei due Spider-Man identici per far notare che Joel ed Abby commettono gli stessi errori – anche se Abby è mossa dalla vendetta, poiché non può più proteggere chi amava, quando reagisce alle persone che ha perso.

E anche se in seguito, per proteggere Lev, la sua figura a quella di Joel diventano estremamente sovrapponibili e la donna si rivelerà disposta a tutto per tenerlo al sicuro.

Qualcuno, invece, è molto discorde e sottolinea che inseguendo la vendetta Abby ha finito con il distruggere l'unica relazione positiva che aveva (quella con Owen, ma personalmente non mi azzarderei a definirla tale...), poiché «ha tradito la sua migliore amica con il suo ex, ex che peraltro sarebbe stato il padre del bambino della sua migliore amica. Ed è diventata una grande ipocrita quando ha fatto per Lev essenzialmente quello che ha fatto Joel».

Sono tutti spunti molto interessanti, perché rientrano nel messaggio del gioco: votandosi alla vendetta, Abby deve perdere tutto. Perde il suo amore, i suoi amici, le persone che conosceva. Ma scopre anche il cambiamento e riesce a lasciar andare: l'aver trascinato Owen e Mel – che tutto avevano meno che una relazione positiva – nella voragine della sua vendetta le costa tutto, e costa tutto a loro.

Ma è da quel punto che Abby prova a scegliere un cambiamento, che a Joel non è stato concesso. Anche perché gli errori di Joel, l'uomo non ce lo ha mai nascosto, sono stati tanti, e la strage nell'ospedale è stata solo l'ennesimo.

Inseguendo la vendetta, sia Ellie che Abby si ritrovano a perdere tutto, fino a quando – in momenti diversi della storia – non accettano di lasciarla andare, di spezzare la spirale.
«A dire il vero» fa notare un altro interlocutore, nel dibattito, «dobbiamo ricordarci che Abby era parte dei WLF». Un gruppo che, il gioco ce lo spiega, non era noto esattamente per i suoi metodi morigerati. «Probabilmente, è meglio dire che è cambiata, è cresciuta, ed è andata avanti».

Il che, alla fine, è quello che succede anche a Ellie. Come è accaduto ad Abby, Ellie nella ricerca della sua vendetta perde tutto. Perde le persone a cui teneva. Tommy è a sua volta sfigurato, nel volto e nell'identità, dalla voglia di vendetta – al punto da spingere Ellie in una missione suicida, quando la ragazza ormai a stento ha la forza di reggersi in piedi e ha la mente infestata dal disturbo da stress post-traumatico.

Inseguendo la vendetta, Ellie rinuncia a JJ, rinuncia a Dina. Eppure, alla fine, rinuncia perfino alla vendetta stessa.

Quando la può realizzare, decide che è troppo e lascia andare Abby e Lev. Torna a casa, con Dina che se n'è andata e solo il silenzio ad accoglierla, ricordi accartocciati e sbilenchi colorati fuori dai bordi, come i disegni di JJ. La chitarra che Joel le aveva insegnato a suonare è ancora lì, ma le dita mutilate dallo scontro non le permettono più di abbrancarla come poteva. Ellie ha perso anche questo.

E così, non c'è solo l'analogia nel rapporto di protezione Joel-Ellie ed Abby-Lev, in The Last of Us - Parte II, ma c'è soprattutto il sunto della vendetta come perdita costante, fino a quando non si spezza la spirale. Abby risparmia Ellie e Dina, spinta anche da Lev, e se ne va con lui, dedicandosi a proteggere il giovane. Ellie rinuncia alla vendetta e solo da qui, da questo punto, potrà provare a ricostruire qualcosa.

«Due errori non fanno una cosa giusta», fa notare qualcuno nei commenti alla considerazione di Piscatella. Nemmeno quando sono due forze contrarie come quelle che contrappongono gli errori di Abby e gli errori di Joel.

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